Il Risorto speranza del mondo

Dal 16 al 20 ottobre i rappresentanti della Chiesa italiana (vescovi e delegati) si incontreranno a Verona per tracciare il bilancio di un cammino iniziato undici anni fa a Palermo e per progettare il futuro.
22 Agosto 2006 | di

Dopo una lunga e intensa preparazione, a undici anni dall’ultimo incontro di Palermo, i cattolici italiani sono chiamati a tracciare un bilancio del cammino percorso e a progettare linee di testimonianza e impegno per quello successivo. L’appuntamento è a Verona, dove, dal 16 al 20 ottobre prossimi, sarà celebrato il IV Convegno ecclesiale nazionale che il giorno 19 vedrà la presenza di Benedetto XVI. Già il logo – un Cristo stilizzato, le cui braccia aperte formano archi che ricordano quelli dell’Arena – richiama il tema dell’assise: «Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo». Intorno a questo aspetto centrale – testimoniare la speranza – ruoteranno i lavori, così come è avvenuto nelle riflessioni che hanno accompagnato tutta la fase preparatoria nelle varie diocesi.
Sarà un momento importante perché, come ha spiegato il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano e presidente del Comitato preparatorio, «nella Chiesa tutti devono poter parlare, gerarchia e laicato». Soprattutto per il laicato l’appuntamento di Verona appare importante, perché intende realizzare «un rilancio della presenza e dell’azione dei cristiani laici», i quali «hanno il diritto-dovere di intervenire» in ogni settore della vita civile, politica ed ecclesiale.
Ai fedeli viene dunque chiesto di testimoniare, con uno stile credibile di vita, Cristo risorto come novità capace di rispondere alle attese e alle speranze più profonde degli uomini d’oggi. Per questo, ha rilevato il cardinale Tettamanzi, «il Convegno vuole porre al centro dell’attenzione delle comunità cristiane la virtù teologale della speranza. Si è, infatti, consapevoli che la speranza oggi non è cosa facile. Il suo progressivo ridimensionamento ha offuscato, se non addirittura fatto scomparire, nella nostra cultura l’orizzonte escatologico, cioè l’idea che la storia abbia una direzione, che sia incamminata verso una pienezza che va al di là di essa».
I precedenti incontri della Chiesa italiana non sono stati soltanto nuovi capitoli nella storia del cattolicesimo, ma hanno portato un forte slancio nella vita della comunità ecclesiale e nella società civile. Così la scelta di puntare sui temi della speranza e della testimonianza alla luce del Cristo risorto, appare come logica conseguenza del cammino iniziato a Roma nel 1976 con il primo Convegno ecclesiale nazionale sul tema «Evangelizzazione e promozione umana», e proseguito, poi, con gli appuntamenti di Loreto nel 1985 («Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini»), e di Palermo nel 1995 («Il Vangelo della carità per una nuova società in Italia»).
«I tre Convegni già celebrati – ha rilevato monsignor Franco Giulio Brambilla, della Facoltà teologica di Milano – sembrano fare da contrappunto al programma pastorale della Chiesa italiana su evangelizzazione, fede e carità. Mancava all’appello il tema della “speranza”, che sarà al centro dell’interesse del Convegno di Verona». Nella Chiesa italiana di questo inizio di millennio – aggiunge monsignor Brambilla –, la pastorale «ha acquistato anche la coscienza della necessità di una “svolta missionaria”» e «si è maturata una più chiara coscienza evangelizzatrice», ovvero «la presa d’atto della distanza della fede cristiana, con i suoi linguaggi e le sue istituzioni, dalle forme della vita moderna». Evangelizzare, dunque, non significa solo «aggiornare» il Vangelo alla vita attuale, ma soprattutto «ritrovare il senso del Vangelo come lievito delle forme della vita umana».
La scelta del tema del Convegno di Verona «ha individuato – secondo monsignor Brambilla – una felice sintesi tra il tema della speranza e la considerazione del laico come testimone. Il punto di fusione è avvenuto attorno al fulcro della speranza cristiana, che trova la sua figura personale in Gesù risorto».
Ciò appare chiaro nella Traccia di riflessione che ha guidato la preparazione all’incontro di Verona. Essa si sviluppa attorno a quattro momenti che articolano il tema del Convegno: il primo porta nel cuore pulsante della testimonianza, alla sorgente viva e inesauribile della speranza: l’incontro con il Risorto; il secondo mette a fuoco il fondamento, la radice del testimone cristiano; il terzo narra la testimonianza del cristiano nella comunità ecclesiale e nel mondo, mostrando come concretamente la speranza si fa vita; il quarto prospetta l’esercizio della testimonianza come discernimento e ricerca di presenza significativa dei cristiani laici per mettere a fuoco le situazioni oggi più rilevanti nella vita delle persone.
Cinque ambiti che attendono risposte
Nella Traccia di riflessione si indicano anche i cinque ambiti sui quali si incentreranno i lavori del Convegno: vita affettiva; lavoro e festa; fragilità; tradizione; cittadinanza. Sono altrettanti momenti decisivi e difficili della vita, che attendono dall’esperienza cristiana nuove e valide risposte. E sarà interessante vedere che cosa di preciso emergerà dai dibattiti.
Comunque, la Traccia dà delle indicazioni circa il fine da raggiungere. Per quanto riguarda la «vita affettiva», ad esempio, si sollecita una maggiore apertura alla ricchezza della relazione, alla costruttività della generazione e del legame tra le generazioni. Nell’ambito del «lavoro» e della «festa», si intende riaffermare che nel lavoro l’uomo esprime la sua capacità di produzione e di organizzazione sociale, mentre nella festa si vuole riscoprire il senso del mondo e della storia. La riflessione sulla «fragilità umana», poi, deve far crescere uno stile di vita che sia consapevole della propria debolezza che si incontra e si confronta con altre debolezze, ma anche riscoprire il profondo significato, il valore e la dignità della fragilità e della vulnerabilità umane.
Nell’ambito delle «tradizioni» si vuole, invece, evidenziare l’impegno a recuperare ciò che costituisce il patrimonio vitale e culturale della società, tenendo presente che sono in gioco l’educazione e la formazione intellettuale e morale delle giovani generazioni e dei cittadini tutti, i quali, però, hanno nella famiglia il luogo originario e insostituibile di riferimento e di apprendimento.
L’ultimo ambito riguarda la «cittadinanza», nella quale si esprime la dimensione dell’appartenenza civile e sociale degli uomini. Questa richiede un’attenzione nuova sia per quanto riguarda il ruolo della società civile nei suoi rapporti con lo Stato (tenendo presenti i principi di sussidiarietà e di solidarietà), sia in riferimento ai grandi problemi del mondo, soprattutto quelli della fame, delle povertà, della giustizia economica, dell’emigrazione, della pace e dell’ambiente.


Una coscienza ecclesiale nuova

Si tratta di un percorso che chiede, come si vede, di evitare il rischio della frammentazione, puntando sulla «pastorale integrata», una forma moderna di evangelizzazione che invita a guardare alla persona e alla comunità nel loro insieme; esige un’attenzione particolare al territorio e alla dimensione civile dell’impegno, e soprattutto è aperta all’azione dei laici.
In questi anni, infatti, è maturata una coscienza ecclesiale diversa. Soprattutto l’ultimo decennio non è passato invano. Il progetto culturale, sul quale molto hanno puntato i vescovi italiani, seppur con qualche affanno e qualche ritardo, è diventato nel tempo un’esperienza nella quale il territorio (cioè diocesi e parrocchie) si è finalmente coinvolto.
Nella sostanza, come spiega Ernesto Diaco, membro della Giunta del Comitato preparatorio del Convegno, «si è passati da un atteggiamento inizialmente un po’ distaccato a un’assunzione di responsabilità, nella consapevolezza che, dall’incontro della cultura con la fede, nasce l’autentico realismo. Il Vangelo sceglie sempre di stare sulle strade della città, e di camminare con i passi della gente». «Verona 2006 – egli aggiunge – si propone come verifica di dieci anni di questo percorso e come occasione per fare della speranza il filo rosso che unisce, nell’esistenza di ogni persona, la vita affettiva, la festa, il lavoro, la fragilità, la comunicazione, la cittadinanza. Ricondurre a unità i frammenti è, da sempre, uno dei compiti culturali ed educativi più difficili e più belli».

 

Il pellegrinaggio verso il Convegno

Il Convegno sarà anche il culmine di un grande pellegrinaggio effettuato dalle Chiese che sono in Italia. Un cammino (fatto di incontri nazionali e momenti di riflessione a livello locale) durante il quale la comunità ecclesiale ha intercettato tutti i problemi della vita quotidiana. Una delle novità, rispetto al passato, è stato il percorso preparatorio itinerante, pensato per far emergere le proposte locali e coinvolgere il territorio. Si è tradotto in momenti importanti di sensibilizzazione, organizzati dal Servizio nazionale della Cei per il progetto culturale, insieme con realtà significative, ecclesiali e non, di tutta la Penisola.
Significativamente l’apertura è avvenuta a Palermo, in novembre, con tre giorni di incontri, promossi dalla Facoltà Teologica di Sicilia sul tema: «Ricorda, racconta, cammina». Poi, nella prima domenica di Avvento, un gesto simbolico, e cioè la consegna della Prima lettera di Pietro, il testo-guida del Convegno, ha dato il via al percorso. «Solo l’amore fa vivere» è stato invece il titolo del secondo appuntamento, che si è svolto a Terni in febbraio.
Il tema della «fragilità umana» ha interessato il terzo incontro, tenutosi a Novara dal 24 marzo al 7 aprile 2006, promosso dal gruppo diocesano per il progetto culturale. Ad Arezzo e a Rimini, si sono infine svolti gli ultimi due incontri sul tema della «cittadinanza», in maggio, e su «lavoro e festa», in giugno.
Questi sono stati alcuni momenti di particolare sensibilizzazione, mentre l’approfondimento sistematico della Traccia di riflessione è stato affidato alle Chiese locali e alle varie realtà ecclesiali.
Dalle Chiese locali è giunto anche il contributo più importante per uno dei momenti di maggior rilevo del Convegno: la tradizione dei Santi, in particolare delle persone proposte dalle diocesi italiane (vedi il «Messaggero di sant’Antonio» di luglio-agosto) come «testimoni» significativi del Novecento.
La scelta di Verona come luogo del Convegno non è poi stata casuale. La città scaligera è storicamente territorio di fede vissuta, di attenzione ai poveri, di missionarietà, di iniziative importanti sul piano educativo. Basti pensare a don Giovanni Calabria o a Daniele Comboni...
Anche le associazioni e i movimenti sono stati coinvolti nel Convegno. La Consulta nazionale delle aggregazioni laicali ha individuato cinque gruppi di studio, composti dai rappresentanti delle singole realtà.
Tutto è pronto, dunque, per celebrare questo decennale appuntamento importantissimo per la vita della Chiesa italiana. Un evento verso il quale cresce l’attesa, sia del mondo ecclesiale che «laico». «Con esso – ha detto papa Benedetto XVI, rivolgendosi alla LVI Assemblea generale dei vescovi italiani – sarà possibile fare il punto sul cammino percorso negli ultimi anni e soprattutto guardare in avanti, per affrontare insieme il compito fondamentale di mantenere sempre viva la grande tradizione cristiana che è la principale ricchezza dell’Italia». 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017