Il tuo cuore e una capanna

Non soltanto una coppia non è barricata dentro uno scafandro, ma, grazie a Dio, non è mai sola.
12 Giugno 1998 | di

'Eravamo felici noi due. Tranquilli nel nostro nido. Senza recare fastidi a nessuno. E poi ecco entrare nella nostra vita i genitori di lei. Pace spezzata!'. Evidentemente, qui irrompe la 'calamità ' dei suoceri.

'Eravamo in pace, concordi, sereni. I fine settimana erano un paradiso. Poi è arrivato quell'angioletto di mio figlio, e il paradiso si è perduto'. Si tratta del disturbo dei figli.

'Noi due ci bastavamo. Lui era tutto per me e io tutto per lui. Nulla mancava alla nostra felicità . Poi è arrivata un'eredità , con essa il fisco e altri pretendenti all'eredità , e non ci siamo più bastati da soli'. È la noia degli altri, che, quando meno ce se l'aspetta, dilagano nella vita di coppia.

 

Una volta era di moda l'adagio 'nessun uomo è un'isola'. Ma lo slogan è estensibile. 'Nessuna coppia è un'isola'.

Vien da sorridere quando l'innamorato proclama: 'Tu sola mi basti!'. Una volta si metteva in bocca agli asceti e ai santi (quante cose si fanno dire ai santi!) la frase: 'Dio solo mi basta!'. E ci si dimentica che Dio stesso non si basta: infatti è tre persone e, per aggiunta, crea il mondo e si fa uomo per frequentare gli uomini.

Essere coppia è un evento sociale.

Evento sociale naturalmente e ovviamente. Non si è costretti a fabbricare ex nuovo la dimensione sociale di una coppia. Uomo e donna si uniscono e, pur senza avvedersene, creano un nuovo fatto che riguarda tutti: il mobiliere e l'agente delle tasse, il pizzicagnolo e il prete, il medico e l'ufficio anagrafe.

Anche le coppie clandestine sono un evento sociale. Almeno per il fatto che quell'uomo e quella donna si sottraggono dall'essere disponibili ad altri uomini e ad altre donne.

 

Pur essendo un evento sociale, non tutte le coppie hanno coscienza di essere inserite nell'intelaiatura di tutta la società . Fanno parte di un ampio disegno, ma non vi collaborano attivamente, perché non lo conoscono.

Semplicemente sono trascinate dentro la società , che le ingorga e le conduce dove vuole.

Si ode parlare di 'coppia aperta'. Ciascuno a questa frase, ambigua e polivalente, attribuisce il significato che più gli comoda. Negli anni '68, ormai passati all'archeologia, il significato più corrente - e corrivo - era la noncuranza dell'obbligo della fedeltà : ciascun membro della coppia si prendeva la licenza di accoppiarsi ad altri. Non si trattava di coppia aperta, ma coppia sciolta, almeno provvisoriamente. Infatti, non era la coppia, che in quanto tale, aderiva a un'altra coppia, bensì un membro che da solo si recava altrove.

La 'coppia aperta' è la coppia che nel suo insieme si apre.

 

Si apre perché prende consapevolezza di non essere un assoluto, una parentesi monodica, chiusa in uno scafandro. I due assieme si accorgono di essere parte del mondo.

Si apre quando, guardandosi attorno, individua ciò che altri si attendono da essa e che cosa essa si attende dagli altri, per specificare i punti di contatto e le forme di comunicazione.

Si apre quando comincia a vedere che il mondo abbisogna di essa coppia, per camminare più sereno e più spedito.

Si apre quando aumenta nei figli.

Aprendosi si arricchisce.

I piccoli e ristretti stimoli che una persona singola riesce a inviare a un altra, i doni personali reciproci, spesso non si attivano, perché la coppia nemmeno dubita di esserne dotata.

Nei raduni tra coppie di sposi, spesso la coppia, mentre ascolta le esperienze di un altra coppia, esce con l'esclamazione: 'Anche noi possiamo fare altrettanto!'.

 

Ma esiste una diversa apertura, larga all'infinito: la coppia scopre di far parte del progetto di Dio.

Infatti, la coppia non è solamente un fatto personale o un affare tra due, e neppure una mera funzione sociale, è anche e soprattutto un alleato di Dio nell'attuazione del suo stesso amore infinito su questa terra. Come Gesù, nella sua missione, è la manifestazione e la presenza del Padre nel mondo, altrettanto, nella sua funzione specifica, la coppia è manifestazione e presenza della Trinità  tra noi.

Due che si uniscono e si amano non sono indifferenti a Dio, che è amore. La coppia che si unisce suscita la tenerezza di Dio. Oltre la tenerezza, il Padre cede alla coppia parte del suo stesso compito: amare, creare, educare.

La coppia non è frutto spontaneo e casuale, emergente da incontri fortuiti. Addirittura la coppia non ha la giustificazione di esserci in se stessa. Dio giustifica la nostra esistenza, e Dio giustifica l'esistenza della coppia. Lui la progetta, perché sia luogo della sua compiacenza, fucina del suo beneficare.

L'attrattiva fondamentale, che alletta una persona e la risospinge verso l'altra è un'attrattiva umana in dotazione perenne. È 'natura', ossia espressione di una primordiale intenzione di Dio.

A questo punto si affaccia una domanda risolutiva: è possibile che una coppia sia tanto matura da diventare indissolubile, senza che Dio stesso non crei e non garantisca questa indissolubilità ? È possibile, in altre parole, una coppia indissolubile senza una qualche fede?

 

Non soltanto una coppia non è barricata dentro uno scafandro, ma, grazie a Dio, non è mai sola.

'Nessuno ci ha aiutato. Alla morte di mio figlio, conoscenti e amici erano tutto promesse e offerte di aiuto. Una settimana dopo restavano fedeli solo tre persone, una delle quali aveva subito una disgrazia simile alla nostra e approfittava delle visite che ci faceva per ritornare sulla sua disgrazia. Adesso siamo soli noi due; una figlia sposata è lontana; il figlio che abita con noi è preso dai suoi studi e dai suoi interessi, e quando gli accenniamo al fratello morto, ci chiude la bocca, perché non vuol udire parlare di tristezze'.

Chiedo: 'Qualche volta pregate?'.

'Perché pregare, se Dio ci ha trattati in questo modo? No, siamo soli'.

Eppure non è sempre così.

Mi dicevano due coniugi, incontrati per caso in sacrestia: 'Veniamo ad ascoltare la messa tutti i giorni. È un sentirci in compagnia del Padre e di nostra figlia, scomparsa un anno fa. Con Dio tutto è sopportabile, perché siamo sicuri che lui vede e ha visto tutto. E noi gli siamo amici'.

Il marito, nel dirmi quest'ultima frase, abbozzò un sorriso e strizzò l'occhio. Si sapevano familiari di Dio, e non coppia abbandonata a chissà  quale destino.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017