Illinois, casa delle Associazioni
Collaborazione e confronto, ma anche progetti culturali comuni. La nostra comunità punta sull'aggregazione e l'amicizia per coltivare i valori che si tramandano da generazioni.
17 Aprile 2008
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Chicago
Sono ritornato a Chicago, nello scorso mese di marzo, con il desiderio di re-incontrare i membri dell’Associazione Veneti nel Mondo-Usa a cui aderiscono 190 famiglie italiane o di origine italiana, residenti in più di 24 città del vasto territorio degli Stati Uniti. Quando sono entrato nell’ampia sala di Villa Brunetti, a Franklin Park, a quindici chilometri dal cuore di Chicago, mi attendevano un’ottantina di amici membri della Veneti nel Mondo e della Furlan Family of Chicago. Con loro c’erano Patrick Capriati, consultore della Regione Puglia e presidente della Confederazione dei Pugliesi del Nord America, e un giornalista del periodico italiano Fra Noi, molto conosciuto nello Stato dell’Illinois per le sue rappresentazioni, in testo originale, di tante e significative opere del teatro italiano.
Incontrando questi amici, volevo approfondire il mio legame spirituale e umano come direttore dell’edizione italiana per l’estero del Messaggero di sant’Antonio, il mensile che entra ogni mese in tante case di italiani residenti in Usa, garantendo nello stesso tempo la mia disponibilità a rispondere alle richieste e alle attese degli abbonati alla rivista, e confermando lo spirito di servizio e la vicinanza spirituale dei frati del Santo a quanti appartengono alla Famiglia antoniana.
Il contatto con le associazioni che aggregano gli italiani residenti all’estero – che attuiamo attraverso la rivista con la collaborazione dei nostri redattori e dei giornalisti residenti in tutti i continenti – ha l’obiettivo di offrire un contributo di idee e iniziative che aiutino i loro soci ad approfondire i valori della loro identità; d’incentivare una reciproca collaborazione per rispondere alle specifiche attese degli italiani all’estero; per trovare, infine, nuove motivazioni e uno stile più adeguato per aggregare le nuove generazioni. Un obiettivo questo, quanto mai necessario per dare un futuro all’italianità nelle sue realtà associazionistiche.
L’incontro di Villa Brunetti è iniziato con il saluto augurale di Anna Galvan, che da oltre vent’anni è membro dell’Associazione e da otto anni ne ha assunto la presidenza. Nelle sue parole si percepiva non solo la gioia dell’incontro ma anche la sua soddisfazione per la capacità aggregativa dell’Associazione che più volte all’anno riunisce i soci, ma anche tanti amici italiani appartenenti ad altre associazioni. Dopo di lei, ha preso la parola Luciano Chemello, presidente onorario, che ha sottolineato i valori dello spirito d’amicizia e di collaborazione della Veneti nel Mondo-Usa con altre Associazioni come la Furlan Family of Chicago, un gruppo non numeroso ma con il quale i veneti hanno un rapporto di famiglia. Lo stesso stile di interscambio e di collaborazione esiste con i membri della Piemontesi nel Mondo, di cui ha ricordato l’indimenticabile e attivo presidente Peter Stratta recentemente scomparso. Egli ha, infine, rivolto un ringraziamento particolare anche a Gino Nuccio per i suoi servizi giornalistici e radiofonici, e a Patrick Capriati, presidente della Confederazione Pugliesi del Nord America.
Nel colloquio con Bruno Dal Santo, che nell’Associazione ha il ruolo di Pr, sono state ricordate le tappe storiche del sodalizio, nato ventotto anni fa come Palladiani ma poi, per un sollecito della Regione di provenienza, denominato Veneti nel Mondo-Usa. Egli mi ha espresso l’orgoglio di tutti i soci fondatori per essere stata la prima Associazione ad avere un proprio statuto, partecipando attivamente, nel 1987, alla prima elezione del Coemit di Chicago, istituendo poi, in seno a questo organismo, un gruppo di lavoro interregionale a cui hanno partecipato presidenti e rappresentanti di gruppi di altre regioni italiane desiderose di organizzarsi come Associazione. Altro merito dell’Associazione è quello di organizzare, fin dal 1986, dei viaggi culturali nelle varie regioni italiane, aperti alla partecipazione dei connazionali residenti in Usa. Mi ha ricordato le tante testimonianze di gratitudine espresse dagli amici per aver avuto l’occasione di approfondire la loro conoscenza del patrimonio d’arte italiano e anche le inevitabili avventure legate alla creatività e gioiosità dei gruppi giovanili. Riguardo a loro, anche per l’Associazione Veneti nel Mondo-Usa, l’adesione delle nuove generazioni è la sfida del futuro anche se rimane la speranza di un recupero di nuovi sensi e modalità d’appartenenza, grazie al loro attaccamento alle proprie radici.
«Se la serata fosse stata meno fredda, forse avremmo avuto una maggiore partecipazione – sottolinea ancora Bruno Dal Santo. «E questo lo dico, non per un bisogno d’apparire, ma per il desiderio di valorizzare tutte le occasioni che ci aiutano a coordinare le iniziative delle varie associazioni e a promuovere – insieme – i valori dell’italianità non solo nella città di Chicago ma in tutto l’Illinois. Dobbiamo forse staccarci da uno stile campanilistico locale, della gestione della propria Associazione», ha concluso.
Da tre anni egli ha l’incarico di corrispondente consolare nello Stato dell’Indiana con l’obiettivo d’agevolare anche i giovani cittadini americani che volendo recarsi in Italia anche per scopi di studio, hanno bisogno di un visto. Dato che il viceconsole onorario del territorio ha dato le dimissioni, oggi per ottenere i documenti necessari preferiscono contattare il nostro protagonista che risiede a Dyer, nell’Indiana, venendo anche da altri Stati limitrofi.
Nel mio intervento a conclusione dell’incontro, ho ricordato ai miei amici come nel 2008 a Vicenza, a Padova e nelle più importanti città culturali del mondo, saranno organizzati convegni e mostre per celebrare i 500 anni della nascita di Andrea Palladio, il genio che rivoluzionò l’architettura con realizzazioni che sono divenute modello e ispirazione di tante ville ed edifici costruiti soprattutto in Inghilterra e negli Stati Uniti. «Un’occasione per voi veneti, provenienti da Vicenza, da Padova città natale del Palladio o da altre città italiane per organizzare un incontro culturale: un’iniziativa che può arricchire l’apporto culturale che ha caratterizzato l’attività della Veneti nel Mondo-Usa. La proposta ha trovato subito il consenso di Leilani la giovane figlia di Bruno Dal Santo. «Io mi sento orgogliosa d’aver constatato come in tutti gli amici che hanno partecipato alla serata non c’era solo uno spirito d’unità ma anche di italianità», ha detto. Ed ha concluso con un augurio significativo: «Spero che nel futuro ci siano ancora delle Associazioni, come la nostra che mantengano le radici e valorizzino il nostro patrimonio culturale dando così la possibilità a noi giovani di ricordare e di non dimenticare».
Gino Nuccio, giornalista e commediografo, è venuto negli Stati Uniti negli anni Cinquanta e, seppur diplomato, ha iniziato la sua attività a Chicago come gioielliere. Spinto da una passione coltivata quando ancora abitava a Palermo, oltre al lavoro valorizzò il suo tempo libero per il teatro presentando le opere dei più noti commediografi italiani, da Goldoni a De Filippo. Pur non avendo la fortuna di avere un teatro stabile, oggi la sua passione continua a portarlo, unito alla moglie, nei teatri e nelle scuole della città, facendo conoscere quella che lui chiama «la fiammella d’arte del teatro italiano» ai connazionali provenienti da tutte le regioni, agli oriundi e agli studenti e adulti americani che partecipano per amore della nostra lingua. A Gino esprimiamo le congratulazioni da parte del Messaggero di sant’Antonio.
Sono ritornato a Chicago, nello scorso mese di marzo, con il desiderio di re-incontrare i membri dell’Associazione Veneti nel Mondo-Usa a cui aderiscono 190 famiglie italiane o di origine italiana, residenti in più di 24 città del vasto territorio degli Stati Uniti. Quando sono entrato nell’ampia sala di Villa Brunetti, a Franklin Park, a quindici chilometri dal cuore di Chicago, mi attendevano un’ottantina di amici membri della Veneti nel Mondo e della Furlan Family of Chicago. Con loro c’erano Patrick Capriati, consultore della Regione Puglia e presidente della Confederazione dei Pugliesi del Nord America, e un giornalista del periodico italiano Fra Noi, molto conosciuto nello Stato dell’Illinois per le sue rappresentazioni, in testo originale, di tante e significative opere del teatro italiano.
Incontrando questi amici, volevo approfondire il mio legame spirituale e umano come direttore dell’edizione italiana per l’estero del Messaggero di sant’Antonio, il mensile che entra ogni mese in tante case di italiani residenti in Usa, garantendo nello stesso tempo la mia disponibilità a rispondere alle richieste e alle attese degli abbonati alla rivista, e confermando lo spirito di servizio e la vicinanza spirituale dei frati del Santo a quanti appartengono alla Famiglia antoniana.
Il contatto con le associazioni che aggregano gli italiani residenti all’estero – che attuiamo attraverso la rivista con la collaborazione dei nostri redattori e dei giornalisti residenti in tutti i continenti – ha l’obiettivo di offrire un contributo di idee e iniziative che aiutino i loro soci ad approfondire i valori della loro identità; d’incentivare una reciproca collaborazione per rispondere alle specifiche attese degli italiani all’estero; per trovare, infine, nuove motivazioni e uno stile più adeguato per aggregare le nuove generazioni. Un obiettivo questo, quanto mai necessario per dare un futuro all’italianità nelle sue realtà associazionistiche.
L’incontro di Villa Brunetti è iniziato con il saluto augurale di Anna Galvan, che da oltre vent’anni è membro dell’Associazione e da otto anni ne ha assunto la presidenza. Nelle sue parole si percepiva non solo la gioia dell’incontro ma anche la sua soddisfazione per la capacità aggregativa dell’Associazione che più volte all’anno riunisce i soci, ma anche tanti amici italiani appartenenti ad altre associazioni. Dopo di lei, ha preso la parola Luciano Chemello, presidente onorario, che ha sottolineato i valori dello spirito d’amicizia e di collaborazione della Veneti nel Mondo-Usa con altre Associazioni come la Furlan Family of Chicago, un gruppo non numeroso ma con il quale i veneti hanno un rapporto di famiglia. Lo stesso stile di interscambio e di collaborazione esiste con i membri della Piemontesi nel Mondo, di cui ha ricordato l’indimenticabile e attivo presidente Peter Stratta recentemente scomparso. Egli ha, infine, rivolto un ringraziamento particolare anche a Gino Nuccio per i suoi servizi giornalistici e radiofonici, e a Patrick Capriati, presidente della Confederazione Pugliesi del Nord America.
Nel colloquio con Bruno Dal Santo, che nell’Associazione ha il ruolo di Pr, sono state ricordate le tappe storiche del sodalizio, nato ventotto anni fa come Palladiani ma poi, per un sollecito della Regione di provenienza, denominato Veneti nel Mondo-Usa. Egli mi ha espresso l’orgoglio di tutti i soci fondatori per essere stata la prima Associazione ad avere un proprio statuto, partecipando attivamente, nel 1987, alla prima elezione del Coemit di Chicago, istituendo poi, in seno a questo organismo, un gruppo di lavoro interregionale a cui hanno partecipato presidenti e rappresentanti di gruppi di altre regioni italiane desiderose di organizzarsi come Associazione. Altro merito dell’Associazione è quello di organizzare, fin dal 1986, dei viaggi culturali nelle varie regioni italiane, aperti alla partecipazione dei connazionali residenti in Usa. Mi ha ricordato le tante testimonianze di gratitudine espresse dagli amici per aver avuto l’occasione di approfondire la loro conoscenza del patrimonio d’arte italiano e anche le inevitabili avventure legate alla creatività e gioiosità dei gruppi giovanili. Riguardo a loro, anche per l’Associazione Veneti nel Mondo-Usa, l’adesione delle nuove generazioni è la sfida del futuro anche se rimane la speranza di un recupero di nuovi sensi e modalità d’appartenenza, grazie al loro attaccamento alle proprie radici.
«Se la serata fosse stata meno fredda, forse avremmo avuto una maggiore partecipazione – sottolinea ancora Bruno Dal Santo. «E questo lo dico, non per un bisogno d’apparire, ma per il desiderio di valorizzare tutte le occasioni che ci aiutano a coordinare le iniziative delle varie associazioni e a promuovere – insieme – i valori dell’italianità non solo nella città di Chicago ma in tutto l’Illinois. Dobbiamo forse staccarci da uno stile campanilistico locale, della gestione della propria Associazione», ha concluso.
Da tre anni egli ha l’incarico di corrispondente consolare nello Stato dell’Indiana con l’obiettivo d’agevolare anche i giovani cittadini americani che volendo recarsi in Italia anche per scopi di studio, hanno bisogno di un visto. Dato che il viceconsole onorario del territorio ha dato le dimissioni, oggi per ottenere i documenti necessari preferiscono contattare il nostro protagonista che risiede a Dyer, nell’Indiana, venendo anche da altri Stati limitrofi.
Nel mio intervento a conclusione dell’incontro, ho ricordato ai miei amici come nel 2008 a Vicenza, a Padova e nelle più importanti città culturali del mondo, saranno organizzati convegni e mostre per celebrare i 500 anni della nascita di Andrea Palladio, il genio che rivoluzionò l’architettura con realizzazioni che sono divenute modello e ispirazione di tante ville ed edifici costruiti soprattutto in Inghilterra e negli Stati Uniti. «Un’occasione per voi veneti, provenienti da Vicenza, da Padova città natale del Palladio o da altre città italiane per organizzare un incontro culturale: un’iniziativa che può arricchire l’apporto culturale che ha caratterizzato l’attività della Veneti nel Mondo-Usa. La proposta ha trovato subito il consenso di Leilani la giovane figlia di Bruno Dal Santo. «Io mi sento orgogliosa d’aver constatato come in tutti gli amici che hanno partecipato alla serata non c’era solo uno spirito d’unità ma anche di italianità», ha detto. Ed ha concluso con un augurio significativo: «Spero che nel futuro ci siano ancora delle Associazioni, come la nostra che mantengano le radici e valorizzino il nostro patrimonio culturale dando così la possibilità a noi giovani di ricordare e di non dimenticare».
Gino Nuccio, giornalista e commediografo, è venuto negli Stati Uniti negli anni Cinquanta e, seppur diplomato, ha iniziato la sua attività a Chicago come gioielliere. Spinto da una passione coltivata quando ancora abitava a Palermo, oltre al lavoro valorizzò il suo tempo libero per il teatro presentando le opere dei più noti commediografi italiani, da Goldoni a De Filippo. Pur non avendo la fortuna di avere un teatro stabile, oggi la sua passione continua a portarlo, unito alla moglie, nei teatri e nelle scuole della città, facendo conoscere quella che lui chiama «la fiammella d’arte del teatro italiano» ai connazionali provenienti da tutte le regioni, agli oriundi e agli studenti e adulti americani che partecipano per amore della nostra lingua. A Gino esprimiamo le congratulazioni da parte del Messaggero di sant’Antonio.
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017