Illusioni made in Italy

Storia, tradizioni, costumi, virtù e difetti di un popolo che sta vivendo il difficile passaggio dall’isolazionismo più vieto alla civiltà moderna. Gheghi e toschi, due gruppi che da sempre si contrappongono.
04 Giugno 1997 | di

Siamo poveri, ma siamo anche il più antico popolo d'Europa', sembra abbia esclamato con una punta di orgoglio una profuga albanese, appena toccato il suolo italiano, durante la prima grande ondata di esodo nel 1991. In effetti, gli albanesi discendono dagli Illiri, una popolazione indo-europea insediata sull'altra costa dell'Adriatico sin da tempi remotissimi, probabilmente anteriori agli stessi greci. E per secoli hanno conservato la propria identità  e i propri costumi rinserrandosi sulle montagne - mentre gli invasori lambivano la lunga striscia della costa - a somiglianza dei nostri sardi. Passavano i conquistatori - romani, bizantini, slavi, turchi - e gli albanesi mantenevano una loro struttura tribale e loro capi sotto la formale sovranità  di un lontano impero che faceva capo a Roma o a Costantinopoli.

La scrittura è arrivata tardi: il primo testo scritto in albanese è un messale del 1555; i primi alfabeti, in caratteri latini, vengono elaborati solo alla fine del secolo scorso. Se cellula base della società  rimangono a lungo i fis, i clan dai cui nomi derivano quelli di molte delle attuali famiglie albanesi, che poi si riuniscono in tribù, la legge è tramandata a voce per secoli e si basa sul kanun (codice) di Lek Dukagin, un compagno dell'eroe nazionale Giorgio Castriota (XV secolo), che lascia varco alla faida familiare.

L'indipendenza viene proclamata solo nel 1912, e riconosciuta dopo la prima guerra mondiale, nel 1920, per subire poi la parentesi dell'occupazione fascista nel 1939.

Anche la storia più recente dell'Albania - e si sa che è la storia a plasmare il carattere dei popoli - è una storia di isolamento. Dal 1944 al 1990, cioè ininterrottamente per quarantasei anni, il tempo di due generazioni, gli albanesi saranno soggetti al più duro, spietato, impenetrabile regime comunista d'Europa che, sotto l'egida di Enver Hohxa, romperà  ogni comunicazione non solo con l'Occidente, ma progressivamente anche con i regimi fratelli di Jugoslavia, Unione sovietica e Cina popolare, per rifugiarsi in una assoluta e assurda intransigenza dogmatica e isolazionista.

Sotto l'egida del marxismo-leninismo-stalinismo, cioè di una ideologia che ricerca apparentemente il progresso materiale, rimangono però intatte molte delle radici feudali montanare, e lo stesso Hoxha assomiglierà  contemporaneamente sia a un despota orientale, che favorisce famiglia e clan, sia a un moderno dittatore dell'epoca dei totalitarismi.

Con la caduta del comunismo, dopo il 1991, l'Albania, e soprattutto gli albanesi, sono precipitati d'un colpo dall'isolamento di secoli al 'brodo di cottura' della società  contemporanea, che non è una 'società  protetta' da paternalismi o da vincoli di parentela, ma un magma di scelte difficili oltre che di possibilità .

L'unico biglietto di introduzione è stata la... televisione italiana, che riuscivano a captare ormai da anni con le loro antenne. È naturale, quindi, che in molte occasioni miti e illusioni abbiano prevalso su scelte consapevoli, che richiedono un processo più lungo di assimilazione e di sperimentazione. Così per l'incipiente economia di mercato, spesso scambiata per la scorciatoia al facile arricchimento, e per la democrazia, dove sono riemersi spirito di clan e autoritarismi.

Anche i solidi costumi ancestrali hanno subìto un rapido sgretolamento, che ha favorito strane contaminazioni. Un esempio per tutti: a lungo in Albania, come nelle altre società  ancestrali, è rimasto in vigore il costume non scritto di 'comprare' la moglie al padre da parte dello sposo, come risarcimento per le spese sostenute dalla famiglia per allevarla. Ebbene, lo sgretolamento e lo snaturamento di questa usanza ha favorito, in talune circostanze, il passaggio a forme di prostituzione, di cui troviamo frequenti riferimenti nelle cronache recenti.

La linea del fiume Shkumbin, che bagna Elbasan e divide il Sud dal Nord dell'Albania, è anche una linea dialettale fra due diversi gruppi: i gheghi al Nord e i toschi al Sud. C'è chi ha voluto speculare su questa differenza, che oltre a essere dialettale ha anche altre caratteristiche storiche: più montanari e pastori i gheghi; più contadini e funzionari dell'impero ottomano i toschi.

Durante il regime comunista i capi sono stati prevalentemente dei toschi, mentre con i democratici di Berisha sono andati al potere molti gheghi, e gheghi erano anche diversi dei responsabili delle finanziarie truffa che hanno fatto esplodere il paese. Ma come in Italia solo un leghista può sostenere in buona fede che la 'linea gotica' sull'appennino tosco-emiliano divida la penisola in due, così anche gli albanesi, nella stragrande maggioranza, respingono, e con ragione, una differenziazione che vada al di là  di certi aspetti del dialetto e del carattere

A Giugno si cambia?

In tutti i paesi ex comunisti dell'Est europeo il passaggio all'economia di mercato sta avvenendo in forme che evocano spesso l'espressione 'capitalismo di rapina'. Non c'è da scandalizzarsi fuori misura, se pensiamo alle origini anche dei nostri capitalismi: già  il filosofo francese Proudhon aveva scritto nell'Ottocento che 'alla base di una grossa fortuna c'è sempre un grosso furto' e gli americani, agli inizi del secolo, definivano i vari Rockefeller, Ford, ecc. - che oggi hanno legato i propri nomi a prestigiose fondazioni benefiche - 'i nostri baroni ladri'. Tuttavia, in Albania possiamo dire che le patologie, cioè le malattie del capitalismo incipiente, hanno trionfato sulla fisiologia, sul funzionamento del sistema.

Se in tutti i paesi dell'Est conosco persone, amici, che hanno perso i loro risparmi affidati a finanziarie disoneste, in Albania il 90 per cento della intera popolazione è stato intrappolato e truffato dalle 'finanziarie a piramide', cosiddette perché distribuivano interessi non sulla base di investimenti ma prendendoli dalla base di sempre nuove sottoscrizioni, finché, esaurito il piedistallo, l'intera costruzione è crollata.

Anche il fenomeno mafia, presente ovunque all'Est con il termine di origine italiana, in Albania appare non solo virulento ma addirittura sfacciato. In quel di Kalarat, a ottanta chilometri da Valona (Vlora), vigoreggiano le piantagioni di marijuana e sembra si stia per sperimentare la coca, trapiantata dalla Colombia.

Si sa, poi, che la mafia è la grande beneficiaria dei trasbordi via mare verso l'Italia degli emigranti clandestini, siano essi albanesi o persone provenienti dall'Asia. Eppure, nonostante tutti questi limiti e distorsioni, nel 1995 e nel 1996 l'economia albanese aveva cominciato a muoversi in avanti.

Petrolio e minerali pregiati, come cromo e nichel: di questo si favoleggiava ai tempi della infausta spedizione fascista in Albania. Anche se le risorse del suolo sono meno abbondanti di quanto allora si immaginasse, l'Albania presenta caratteristiche potenziali di sviluppo: basti pensare all'agricoltura in ripresa negli ultimi anni; al litorale adriatico che potrebbe diventare un lungo nastro di natura e di vacanza; ai lavoratori con un buon livello di qualifica, come in tutti i paesi ex comunisti, anche se si adattano a fare da noi qualsiasi tipo di lavoro. Ma il problema oggi è soprattutto politico: come ridare fiducia agli albanesi stessi, perché il futuro del paese poggia soprattutto sulle loro forze.

A giugno si dovrebbero svolgere nuove elezioni politiche. Le precedenti, vinte nel 1996 dal partito democratico del presidente Sali Berisha, sono all'origine del terremoto sociale odierno, perché erano state manipolate dal potere, già  compromesso con le 'finanziarie a piramide'. Allora la comunità  europea e i politici italiani si erano limitati a blande proteste, anziché esercitare una più lungimirante pressione democratica, che avrebbe potuto scongiurare il tracollo successivo. A giugno i socialisti partono favoriti perché non appaiono più come eredi del precedente regime comunista ma come vittime del più recente regime: il loro leader, Fatos Nano, è uscito di prigione, dove era stato rinchiuso con dubbiose accuse di corruzione. I socialisti, con Nano e con l'attuale premier Bashkim Fino, sono riusciti a presentare un volto nuovo, tecnocratico, moderno.

A fare le spese degli errori della precedente gestione potrebbero essere i democratici e il presidente della repubblica Berisha. Ma c'è anche il rischio che il paese si divida in due: il Sud con i socialisti, il Nord con i democratici e Berisha.

V.O.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017