India: il sorriso ritrovato
L`avevamo intitolato «Principessine tristi» ed era uno dei tre progetti di solidarietà proposti dalla Caritas antoniana nel giugno 2000. L`iniziativa riguardava le bambine di strada di Chennai, capitale dello Stato di Tamil Nadu, la parte più povera, a sudest dell`India. Obiettivo: costruire per loro un centro di accoglienza per il recupero e la formazione. Costo previsto: 200 mila euro (400 milioni di lire).
Le avevamo chiamate «principessine tristi» per quell`ombra di tristezza impressa sugli occhi neri e profondi di queste figlie della miseria e della discriminazione.
Nella tradizione indiana, infatti, la figlia femmina vale di meno di un maschio: non è importante educarla, né curarla. La diffusione dell`alcolismo tra i padri è causa, poi, di violenze e abusi sessuali.
Spesso analfabete e senza prospettive, le bambine crescono nelle disistima e nell`incoscienza di sé. Non di rado devono accettare matrimoni imposti in tenera età .
Una volta scappate di casa o abbandonate, la discriminazione le perseguita. Arrivate in città , con il sogno di una vita migliore, finiscono in brutti giri.
L`associazione «Marialaya» delle suore salesiane si occupa di loro dal 1990: è l`unica istituzione a farlo. Suore locali e donne volontarie si alternano in 48 punti strategici della città di Chennai, detti «centri di contatto». Le volontarie avvicinano le ragazze, cercano di impartire sul posto quella che loro chiamano «l`educazione informale», lezione di igiene e stima di sé, corsi di artigianato, nozioni di lettura e scrittura e informazione sui propri diritti.
Più di 2 mila bambine e ragazze si rivolgono costantemente ai centri di contatto.
Per chi ha bisogno di un riparo, l`associazione ha istituito una casa di accoglienza aperta: le ragazzine entrano ed escono liberamente, ma almeno hanno un punto di riferimento saldo.
Il nuovo progetto
Il nuovo progetto prevedeva una seconda casa per il recupero e la formazione delle ragazze uscite dalla strada. La richiesta era arrivata alla Caritas antoniana da suor Nirmala, direttrice del centro «Marialaya». «Vi chiediamo con molta umiltà ` scriveva la religiosa ` di aiutarci a mettere in piedi un centro per educare e far crescere secondo i propri talenti queste ragazze».
Le suore avevano già a disposizione il terreno nella città di Chennai: 2400 metri quadrati. Tutte le risorse erano andate a confluire nell`acquisto dell`area da edificare. Mancava ora la somma per poter realizzare il grande sogno: un luogo dove poter accogliere queste bambine e ragazze sfortunate, e ridare loro dignità e preparazione per affrontare il futuro.
«La parola passa a voi» avevamo scritto a conclusione della presentazione del progetto. E voi, puntualmente, avete risposto con sorprendente generosità . «Grazie infinite per il vostro interessamento per le povere donne indiane ` scrive suor Nirmala `. Abbiamo posto il vostro ricordo vicino alla cappella così che tutti quelli che vi entrano, penseranno a voi. La vostra generosità sarà sempre ricordata dalle sorelle e dalle giovani ospiti di questo nostro centro».
La struttura, che ospiterà più di 200 giovani in difficoltà , è stata inaugurata lo scorso 18 settembre, alla presenza del vescovo diocesano, monsignor Joseph Anthony Irudayraj, di autorità civili e di tante bambine e ragazze che saranno ospiti del centro.
L`edificio si sviluppa su quattro piani e comprende: dormitori, infermeria, refettorio, cucine, alloggio per le suore e cappella. E ancora: una sala multiuso, aule per la formazione e le attività ricreative.
L`attività del centro sta crescendo rapidamente. «Attualmente ` informa suor Nirmala ` stiamo aiutando più di 1000 donne, suddivise in 40 gruppi, che seguiranno il nostro programma di sviluppo».