Internet, priorità e valori

I nuovi media sono privi del calore dell’incontro e dell’esperienza personale ma sono utili a superare virtualmente tempi e distanze.
02 Marzo 2003 | di

Il ruolo dei mass media per gli italiani all'estero secondo un'operatrice della stampa italiana in Canada: Anna Maria Zampieri Pan, nostra collaboratrice, esperta di comunicazione e già  direttore del settimanale canadese L'Eco d'Italia.

Msa. Quali sono le risorse e le iniziative dei mass media locali a sostegno dell'identità  e per la diffusione della lingua e della cultura italiane?

Zampieri Pan. Mi riferisco alla realtà  di Vancouver, metropoli cui appartiene la più numerosa comunità  italiana dell";ovest canadese. Il settimanale L'Eco d'Italia "; diffuso nell'intera British Columbia "; ne è stato per 46 anni la voce e il pungolo: ha informato sulle vicende italiane e italocanadesi quando non esistevano né radio né televisione né Internet, ha contribuito a tenere vive lingua e cultura, ha ospitato dibattiti, ha promosso iniziative di solidarietà . Oltre 15 anni fa "; precursore soprattutto per documentazione e indicazioni ricavatene "; avevamo organizzato un convegno di studio sul «Ruolo di un giornale etnico nella società  d'accoglienza» e «Il giornale etnico per la conservazione e la diffusione della lingua del Paese d'origine». Ne ho ampiamente riferito in passato.

Tentativi di dare vita ad altre pubblicazioni (anche bilingui) ci sono stati, ma sono presto falliti. Scomparsa la rivista Canada Mirror/Italia allo specchio. Va e viene irregolarmente il foglio L'altra campana. L'Eco d'Italia sta entrando nel suo 47°anno di vita ma forse non festeggerà  (peccato!) le nozze d'argento essendo stata minimizzata la storica testata, di recente incorporata nel rinato Marco Polo, periodico 25 anni fa strumentale alla realizzazione del Centro italiano. Marco Polo/L'Eco esce settimanalmente con 16 pagine in italiano e 4 in inglese. In 48 pagine l'edizione speciale di Natale, dedicata ad illustrare usi, costumi e tradizioni delle festività  nelle regioni italiane.

Per quanto riguarda la radio, sono cessate le trasmissioni quotidiane curate per due decenni da Vito Bruno, rimasto produttore di Telitalia (mezz'ora al giorno di notiziario Rai, un'ora la settimana di servizi comunitari, spezzoni serali di sport dall'Italia). Un breve programma radiofonico domenicale, Radio MarcoPolo, viene ora curato da Rino Vultaggio. Rai International arriva solamente a coloro che acquistano antenne e abbonamenti (abusivi). Sia il mezzo radiofonico che televisivo andrebbero potenziati, dal momento che sono meglio comprensibili da parte dei più anziani e fors'anche dagli oriundi. In conclusione: i mass media locali continuano a lottare per sostenere l'identità  e diffondere lingua e cultura, ma dovrebbero essere maggiormente aiutati nell'individuare risorse da impegnare allo scopo.

Qual è l'identikit dei fruitori dei mezzi di comunicazione di lingua italiana nei programmi d'informazione e d'intrattenimento?

Si tratta di un pubblico anziano che diventa sempre più anziano. Si pensi che il settimanale italiano è nato 46 anni fa su iniziativa dei trentenni di allora; molti vecchi affezionati lettori ­sono scomparsi e pochi se ne sono aggiunti nel tempo; e di questi pochi la parte più consistente è costituita dai rari immigrati degli anni Ottanta e da più recenti giovani professionisti (che peraltro leggono la stampa nazionale e inter­nazionale anche in Internet). Dovrei concludere esprimendo pessimismo sul futuro della stampa locale di lingua italiana. Vedo invece ancora spazio per pubblicazioni bilingui molto curate, con argomenti di interesse specifico per gli italiani nel mondo e le loro diverse e multiformi problematiche, e che accolgono il fondamentale contributo di conoscenza e di esperienza dei giornalisti italiani nel mondo. Un esempio sta nel Messaggero di sant'Antonio che, pur vincendo alcune diffidenze psicologiche, sta riscuotendo interesse in nuove leve di lettori, anche non cattolici praticanti, per i suoi equilibrati contenuti formativi e ­informativi.

Quali contenuti vanno privilegiati relativamente alla diffusione della nostra identità ?

L'identità  è qualcosa che uno sente o non sente, ha o non ha. È scontata per chi vive in un contesto omogeneo, è più complessa per quanti vivono in realtà  multiculturali, è più provata "; e perciò preziosa "; per chi fa parte di gruppi di minoranza (come per noi italiani, nonostante l'Italia sia annoverata tra le grandi potenze economiche mondiali). Per noi l'identità  non è statica, è in continua evoluzione e maturazione. Di conseguenza è una scelta personale "; più che frutto di stimoli esterni "; mantenere, approfondire, nutrire, accrescere e manifestare l'identità  d'origine. Senza inutili e dannosi integralismi, ma in armonia con il contesto socio-culturale in cui si vive e lavora. C'è chi è orgoglioso della propria identità  d'origine e chi invece la nasconde. Ma nessuno può costringere nessuno; creare le occasioni per far riflettere e per richiamare a immagini e valori, questo sì si può e si deve fare, con tatto, rispetto, misura, e soprattutto con approfondita conoscenza delle realtà  civili in cui noi operiamo (realtà  storiche e contingenti). Purtroppo tali realtà  sono conosciute in Italia solo superficialmente (spesso solo burocraticamente), per cui ufficialmente ci si vanta di cifre e di successi immaginari, si hanno differenti punti di vista e s'imboccano soluzioni impossibili.

Le occasioni per diffondere il senso d'identità  passano per l'individuo, la famiglia, il gruppo affine, la comunità  più vasta. I contenuti per diffonderla? Storici e culturali (sempre meno definibili nel contesto globale in velocissima mutazione) ma soprattutto umani e cristiani (questi sì ecumenici cioè universali). Secondari, devianti e frantumanti i richiami politici o i patti esclusivamente economici, checché sostengano i seguaci dei troppi partiti italiani e gli esponenti del mondo degli affari.

Nuovi media. Il ruolo di internet come agorà  virtuale tra le nuove generazioni: luci e ombre.

Premesso che l'uso di Internet non è generalizzato, anche se si sta progressivamente allargando, e che l'analfabetismo telematico "; che non riguarda certo le giovani generazioni "; impedisce a molti l'esplorazione in rete, debbo confessare di essere un'utente entusiasta di questo nuovo mezzo di comunicazione e di lavoro. Internet è il mondo a portata di mano. Internet è comunicazione immediata e allargata. È conoscenza e velocità . Naturalmente occorre essere preparati: anche Internet è una scelta personale, e come tale richiede scelte di priorità  e di valori. È un mezzo e non un fine. Questo occorre far capire ai ragazzi e a quanti lo usano o lo userebbero male.

I notiziari telematici rivolti soprattutto ai giovani hanno un grosso ruolo educativo oltre che informativo: non necessariamente predicando la morale (non è loro compito) ma «essendo» morali, cioè onesti e veritieri. Le regole e i contenuti dell'informazione telematica non sono diversi dalle regole e dai contenuti degli altri mezzi di comunicazione. Cambia la tecnica, i mezzi espressivi si fanno più essenziali, ma non cambia la responsabilità  di chi fa giornalismo, cioè informazione, non cambia la responsabilità  di chi esprime opinioni sapendo di poter influenzare i lettori.

L'opportunità  offerta da Internet di collegare tra loro giovani e meno giovani d'origine italiana attraverso i continenti è un fatto meraviglioso, una forma di globalizzazione «democratica», perché non imposta, completamente spontanea e personale: è un'espressione di base entrata in circolazione grazie alla multiforme italianità  presente ovunque nel mondo.           

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017