Io sono la via

Dio che cammina accanto al suo popolo è garanzia di una presenza che aiuta il credente a superare ogni difficoltà per raggiungere l'obiettivo della sua vita.
21 Giugno 2006 | di

Scrivo questa riflessione nei giorni in cui la Basilica del Santo di Padova, in occasione della Tredicina e della Festa del 13 giugno è méta di innumerevoli pellegrinaggi. Un fenomeno che poi si protrae per i mesi estivi rendendo il santuario antoniano uno dei fenomeni più rilevanti della devozione popolare.
Il pellegrinaggio, come cammino di fede, continua ad essere una delle esperienze che testimoniano di più i valori della dimensione spirituale della vita. Sono valori che ritroviamo nelle antiche civiltà e religioni, dove luoghi e santuari accoglievano quanti desideravano conoscere, attraverso gli oracoli, il proprio futuro o chiedere l’intervento divino per la guarigione da malattie. Ma è soprattutto nella vita dei patriarchi e dei profeti del popolo d’Israele che emergono i significati e le identità del pellegrinaggio, come risposta a una chiamata. Nelle prime pagine della Genesi, Dio appare ad Abramo invitandolo a un cammino di fede: «Io sono Dio onnipotente: cammina davanti a me e sii integro» Gn 17,1. E Abramo obbedì, sicuro che il Signore era accanto a lui. In un altro passo della Bibbia, l’assicurazione della presenza di Dio è estesa a tutto il popolo eletto: «Camminerò in mezzo a voi, sarò vostro Dio e voi sarete il mio popolo» Lv 26,12; e agli esiliati a Babilonia, Jahvé indica la via più immediata per il loro ritorno a Gerusalemme, promettendo di accompagnarli.
Canta il salmista: «Il Signore fa sicuri i passi dell’uomo e segue con amore il suo cammino. Se cade, non rimane a terra, perché il Signore lo tiene per mano» Ps 91. Nella Bibbia troviamo anche l’annuncio che camminare insieme a un fratello, è segno di solidarietà e di comunione con lui. Il Siracide invita a camminare insieme agli afflitti (Sir 7,34); e Gesù, nel discorso della Montagna, insegna: «Se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due».
Nel cenacolo, poche ore prima della sua passione e morte, il Signore annuncia ai discepoli: «Io sono la via». È un’autorivelazione quanto mai significativa. Chi si affida a lui, raggiunge con lui il Padre. È in questo spirito che le prime comunità cristiane si sentivano un popolo in cammino, preceduto da Colui che l’aveva percorso indicandone la méta. I primi pellegrinaggi e le liturgie eucaristiche venivano celebrati accanto alle tombe dei martiri e confessori della fede. Successivamente, sull’esempio dei monaci itineranti del primo medioevo – che espressero il significato della fede come promessa di un mondo futuro verso il quale erano in cammino – dalle comunità cristiane dei Paesi d’Europa e dell’Asia, i pellegrini raggiungevano i centri della cristianità: i luoghi della Terra Santa, e poi le tombe degli Apostoli a Roma e a Santiago de Compostela, a testimonianza che la vita è un continuo cammino verso l’eterna dimora, la «celeste Gerusalemme».
Il successivo rifiorire delle grandi cattedrali e dei più venerati santuari dedicati alla Vergine Maria e ai Santi, incentivò in tutta la cristianità altre méte di pellegrinaggi che venivano compiuti con la volontà di un rinnovamento spirituale e con il desiderio di vivere, nel contesto del santuario, esperienze forti di fede. Ancora oggi il motivo fondamentale d’ogni cammino è l’incontro con Dio, e i momenti privilegiati sono l’ascolto della sua Parola, la partecipazione ai sacramenti della riconciliazione e dell’eucaristia, con spazi di silenzio e di riflessione individuale. La dimensione spirituale del pellegrino rimane legata anche ai problemi della vita, alle situazioni di malattia e di sofferenza. E la richiesta d’aiuto per particolari difficoltà, per la propria guarigione e per quella dei familiari è una delle istanze più frequenti testimoniate dalle lettere, dagli appelli, dalle foto e da altri segni di supplica che il pellegrino depone nei luoghi più significativi del santuario o accanto alla tomba del Santo patrono.
Colpisce il fatto che siano soprattutto i giovani a intraprendere oggi i pellegrinaggi: li troviamo nelle Giornate mondiali della gioventù, negli incontri con Benedetto XVI, nei «cammini verso Santiago» e altri santuari della cristianità. Sono giovani in ricerca, affascinati da una tradizione secolare e dalle esperienze profonde di quanti hanno compiuto quella stessa esperienza. Anche l’ultimo pellegrinaggio compiuto da centinaia di giovani, partiti a notte inoltrata da Camposampiero per raggiungere dopo 25 chilometri a piedi la Basilica del Santo, è stato una commovente manifestazione di fede. Una testimonianza che ci insegna che dobbiamo scoprirci come persone in cammino, bisognosi di purificazione e d’illuminazione.              

 

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017