Ippolito Caffi: pittore, patriota e reporter

L'artista bellunese in scena a Belluno e a Roma: fu un personaggio sorprendente, un figlio dell'Ottocento, pittore, sincero patriota e reporter ardito. Morì nella battaglia di Lissa, nel 1866.
19 Ottobre 2005 | di

Il pittore bellunese Ippolito Caffi rivelò un talento eccezionale maturato nel corso di una vita davvero avventurosa. Basti dire che egli, con i colori e il pennello, documentò come un moderno reporter di guerra gli avvenimenti del Risorgimento italiano e partecipò a innumerevoli viaggi che lo condussero fino al lontano Oriente. La sua fine fu tragica, come quella dell'altro Ippolito, il Nievo: scomparve in mare affondando con la sua nave, la «Re d'Italia» , durante la battaglia di Lissa. Era il 20 luglio del 1866 e si combatteva per riportare il Veneto all'Italia. Caffi si era imbarcato per documentare a suo modo l'evento bellico.
Ma quello non fu che l'epilogo di una vita da patriota, essendo egli già  stato arrestato, condannato all'esilio, incarcerato, liberato, arrestato nuovamente...
Per lui era importante esserci dove accadevano gli eventi. Curioso e grande sperimentatore, volò con un pallone aerostatico, visitò il Cairo, la Libia, Gerusalemme, volle conoscere e registrare nei quadri tutto ciò che allora si poteva conoscere.
La sua è una pittura attenta ai dettagli e alla realtà , non lontano dalla nuova arte della fotografia che in quegli anni stava prendendo piede. Ma in pittura Caffi guardò avanti: è vero che si inserisce nel solco dei vedutisti, sulla tradizione del Canaletto, ma rinnovò il vedutismo. Il pittore bellunese registrò gli eventi atmosferici e fu geniale nella riproduzione della luce, cosa che farà  di lui un anticipatore dell'impressionismo.
Fu straordinario nel cogliere tutti gli effetti luminosi e, non a caso, questa grande mostra a lui dedicata si intitola «Caffi. Luci del mediterraneo» (dal 1° ottobre 2005 al 22 gennaio 2006 a Palazzo Crepadona, a Belluno, e dal 15 febbraio 2006 al 2 maggio 2006 a Palazzo Braschi, a Roma). La sua grande curiosità  per ogni effetto luminoso lo fece andare di buon mattino alle Fondamenta Nuove a Venezia a dipingere dal vero l'eclissi di sole dell'8 luglio 1842, lo spinse ad assistere e a riportare sulla tela il Bombardamento notturno di Porto Marghera del 25 maggio 1849, a ritrarre i Fuochi d'artificio su Castel Sant'Angelo, i Fuochi di Bengala al Colosseo ...
Ippolito nacque a Belluno nel 1809, nella stessa casa in cui vide la luce anche un altro bellunese illustre, Aristide Gabelli, che si occupò di cose economiche e pedagogiche. Lo avviarono all'arte della pittura, nonostante l'opposizione della famiglia, Antonio Federici e Antonio Tessari, quindi frequentò l'Accademia a Venezia. Nel 1832 andò a Roma pagandosi il viaggio con la vendita di una Via Crucis per la chiesa di Caerano San Marco, nel trevigiano. Nella capitale, di cui avvertiva il grande fascino, fu discepolo del maestro Pietro Paoletti.
A Roma la pittura di Caffi acquisì una dimensione europea. Dipinse dal vero paesaggi, tramonti sui colli, nebbie, monumenti antichi e moderni. Eseguì affreschi, scrisse un volume sulla prospettiva e, nel 1837, tornò a Venezia. Nel 1843 un lungo viaggio lo portò a Napoli, a Malta, Atene, Costantinopoli. Soggiornò tre mesi in Egitto, spingendosi poi fino a Gerusalemme. Ritrasse la moschea di Damasco e quella di Omar (quadro straordinario) edificata sulla spianata del Tempio di Gerusalemme e le tombe dei Re. Il lungo viaggio in Oriente influenzò le successive decorazioni di case venete: suggestioni esotiche sono evidenti a palazzo Spineda, a Treviso, in villa Miari, a Cugnach (Belluno), a casa Selvadego, a Venezia.

La sua vita e la storia d'Italia
Scorrere le tappe della sua vita avvincente di uomo e artista è come avere in mano una storia illustrata d'Italia. Nel 1848 Caffi si trovava a Roma quando il Lombardo Veneto insorgeva contro gli austriaci. Avutane notizia, lasciò Roma per la sua terra natia. Raggiunse Venezia, poi militò nelle fila dei crociati bellunesi, fu catturato e imprigionato. Quando riuscì a ritornare nella città  della Serenissima, sposò Virginia Missana della quale si era innamorato molti anni prima senza poterla sposare per l'opposizione della famiglia.
A Venezia esercitò il duplice ruolo di artista-reporter e di combattente prendendo parte e illustrando i combattimenti per la difesa della Serenissima. Poi, dato che gli austriaci non gli volevano un gran bene, fu costretto ad andare in esilio insieme alla sua Virginia. Riuscì a raggiungere Livorno e lì ottenne il visto per imbarcarsi in una nave diretta a Genova.
Caffi viaggiò sempre moltissimo: Torino, Nizza, Ginevra, Granata, Londra. Nel 1855 incontrò, a Parigi, Daniele Manin, esule da Venezia. Nel 1859 tornò a Venezia dove riprese a dipingere eseguendo moltissimi schizzi durante il Carnevale. Ma il clima politico era molto pesante: le spie erano dovunque e Caffi riuscì a ritrarne alcune, ma la libertà  di espressione vacillava, alcuni Caffè venivano chiusi e lo stesso pittore finì nuovamente in carcere. Liberato, raggiunse Milano e, con Virginia, Napoli, dove assistette alla trionfale entrata in città  di Garibaldi e del re Vittorio Emanuele II. Lo si vede in un quadro: L'ingresso di Re Vittorio Emanuele II in Napoli il 7 novembre 1860 , dove sventola la bandiera italiana in un bellissimo cielo.
Nel 1866 scoppiò la Terza Guerra d'indipendenza; Caffi decise di imbarcarsi su di una nave da guerra italiana e seguire le sorti della flotta nella nuova campagna contro l'Austria. La flotta era comandata dall'ammiraglio Persico. Inadempienze ed errori nella strategia militare furono fatali. L'ammiraglio Persico lo invitò a raggiungerlo sulla nave «Re d'Italia», da dove Caffi annotò con i suoi veloci schizzi gli episodi salienti della battaglia, ma durante l'ultimo giorno di combattimento, il 20 luglio del 1866, la nave venne affondata.

I suoi quadri: magie di luce
In Piazza San Pietro: benedizione di Pio IX sono le folle, i dettagli, la luce del cielo a colpire l'osservatore. Siamo in un anno cruciale: il 1948, e nel quadro si immortala un momento di festa, di grandi speranze. La luce e le folle sono i protagonisti di moltissimi quadri di Caffi: si vedano, ad esempio, Il Carnevale di Via del Corso, che ritrae una Roma notturna o Il Redentore con una Venezia festante sotto un cielo puntinato di bagliori e magie o, ancora, la bellissima Venezia: Sera di Carnevale, anche questo un notturno conservato ai musei civici veneziani. I fuochi d'artificio sono stupefacenti nella Girandola a Castel Sant'Angelo , che è come una fontana che zampilla luci.
La luce diurna, invece, è protagonista nella Veduta di Roma dal Pincio, nella Veduta di Milano (una città  agreste sulla quale svettano le guglie del Duomo), nella fantastica Nebbia su Roma : veduta presa dal Pincio, con le brume autunnali che sono tipiche del Nord.
Ma è tutta la luce del Mediterraneo con il suo fascino struggente a riempire tele come Costantinopoli: Veduta di Santa Sofia con i suoi minareti e ancora La lanterna del molo di Napoli o La Colonna di Traiano in un'atmosfera limpida, quasi irreale.
Bellissimo il mare, le case e le montagne di una Genova ancora poco urbanizzata (Veduta del Porto di Genova) e straordinaria la luna che si infrange sulle nuvole in un cielo plumbeo che avvolge piazza San Marco in La Piazzetta: Venezia notturno o ancora il nero del Colosseo che si staglia su un cielo blu e rosa di fuochi d'artificio.
Quando, nel 1847, Caffi con l'aeronauta francese Francesco Arban volò su un pallone aerostatico partendo dal parco di Villa Borghese, dipinse l'Ascensione in mongolfiera nella campagna romana : tutto cielo della sera, tutto colore e luce, una luce che dà  emozioni. Siamo sulla strada che porterà  all'impressionismo.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017