Islanda. Voce italiana a Reykjavik

20 Marzo 2015 | di

Poco più di 320 mila abitanti e un grande amore per la natura e la cultura. È questa la terra che circa 300 italiani hanno scelto per trasformare in realtà i propri sogni professionali. L’Islanda è il Paese europeo meno popolato e nel contempo ha il più grande numero di vulcani attivi del Vecchio Continente. Molti degli italiani arrivati nell’isola hanno però scoperto con sorpresa che il clima non è poi così tremendo (grazie alla corrente del Golfo) e hanno deciso di rimanere per sempre. Tra gli ultimi arrivati nella terra di Thule vi è anche l’insegnante Michele Broccia, lettore Mae (ministero Affari esteri) con contratto di nove anni, arrivato nell’agosto 2011 con moglie e due figli.

«Quel che mi ha spinto a venire fin qui è, da una parte, il grande desiderio di uscire dalla mia Sardegna e di esplorare altre realtà e, dall’altra, la possibilità di vivere una nuova esperienza professionale dopo più di vent’anni di insegnamento nelle scuole superiori. Sono partito senza il posto sicuro: la nomina definitiva è arrivata quando mi ero già trasferito con la famiglia. Nei primi mesi ho trovato l’appartamento e la scuola internazionale per far proseguire gli studi ai miei figli. Ho pensato che sia stato il destino a farmi venire in un isola che, nonostante le lunghe stagioni di buio e luce, è a dimensione umana». Michele Broccia a Reykjavik ha trovato molte somiglianze con la sua terra natale. «Il primo impatto – dice – con gli italiani è stato ottimo. Gli italiani all’estero si cercano, si incontrano, creano una rete di riferimento. L’associazione italiana d’Islanda su internet ha sempre fornito tutte le informazioni di cui i nuovi arrivati, o potenziali tali, hanno avuto bisogno. Nel mio caso, però, ho avuto un grande sostegno dai colleghi, italiani e non, dell’Università d’Islanda o dal console onorario italiano. Vivendo qui si scopre la nostra identità che in Italia diamo per scontata».

Pur ritenendosi un emigrato a tempo determinato e con l’incarico di diffondere la lingua e la cultura italiana, Michele Broccia è soddisfatto di come il mondo che lo circonda apprezzi il suo  modo di essere italiano. «Il mio progetto personale è far sì che la mia identità, con tutte le sue sfumature, si manifesti in modo naturale, che fluisca verso chi mi circonda in modo più intenso, perché il nostro modo di esistere piace ed è apprezzato. Dovremmo imparare a valorizzare di più la nostra cultura in tutte le sue sfaccettature: lingua, stile di vita, enogastronomia, lirica, letteratura e moda. Potremmo così diventare un modello cult, con grandi risvolti, anche economici per il nostro Paese. A tale scopo, basterebbe incentivare le occasioni di incontro e conoscenza. Per quanto riguarda me, questa esperienza è stata utile per capire meglio cosa significa essere italiano».

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017