Italia. Il siciliano di Kabul

21 Aprile 2016 | di
Prima di sbarcare nelle coste italiane, ha attraversato a piedi il Pakistan, l’Iran, la Turchia. Cinque giorni in mare, due giorni senza acqua e cibo, in mezzo alla tempesta. Fino a quando la barca tocca la terra della Calabria. Mohamed Sha-poor Safary lascia il suo Paese, l’Afgha-nistan, nel 2002.
 
Era comandante di un esercito, un lavoro che ha sentito come una missione, dopo che il padre, militare in carriera, è stato ucciso dai mujaheddin. Ha combattuto contro i talebani per restituire al suo popolo la libertà. Una famiglia numerosa e felice la sua: quattro fratelli e tre sorelle, che vivevano insieme a nonni e zii in un’atmosfera di festa e di serenità a Kabul. Poi la decisione di abbandonare l’Afghanistan, nel momento in cui le parole «speranza» e «pace» hanno perso ogni significato. Una famiglia che si spezza alla ricerca di una sopravvivenza migliore. Shapoor trascorre i primi anni in Calabria facendo qualsiasi lavoro: dal contadino, al pastore, al negoziante d’alimentari, al cuoco in diversi ristoranti. Si sente a casa, accolto dai calabresi, ma soprattutto si sente al sicuro. Gira in lungo e in largo l’Italia per trovare un lavoro stabile, prima di approdare a Palermo nel 2012.
 
 «Quando sono arrivato in Italia il mio obiettivo non era quello di fare i soldi e di tornare al mio paese ma quello di restare per costruirmi un futuro qui, lavorando sodo. Sono stato a Crotone, Venezia, Roma, Milano senza riu-scire a trovare un lavoro sicuro. Poi un giorno ho preso la mappa e ho guardato la Sicilia. E cosí ho deciso di venire qui». Oggi Shapoor lavora come cuoco al Moltivolti, uno spazio multifunzionale e multiculturale che è un coworking (spazio di lavoro condiviso) affiancato da un ristorante, bar e caffetteria, fondato da giovani di sei nazionalità. Un esempio di come in Sicilia, nel cuore storico di Palermo, vicino al mercato di Ballarò, si può fare integrazione attraverso il cibo e la condivisione di esperienze. In cucina si incontrano culture, sapori e odori da tutto il mondo. E Shapoor porta tra i fornelli il suo Afghanistan e le sue spezie. Il profumo della curcuma, il coriandolo, il riso con la carne, i ravioli ripieni di manzo e ceci. Un creativo non solo in cucina, con piatti anche siciliani, greci, tunisini, ma anche nell’arte di realizzare oggetti artigianali. «Della Sicilia mi piace lo stile di vita, l’ospitalità della gente, il calore umano. Mi sento a casa qui, in famiglia. I ragazzi di Moltivolti mi hanno dato una grande possibilità per ricostruirmi una nuova vita. Anche se ho avuto l’opportunità di andare all’estero, ho preferito rimanere nel caldo del Mediterraneo».
 
Nel futuro di Mohamed Shapoor, che oggi ha 45 anni, c’è il desiderio di avere una famiglia tutta sua. Ama la Sicilia, ormai la sua seconda casa, ma nel suo cuore è rimasta la Calabria, la prima terra dov’è sbarcato. E, soprattutto, vorrebbe riabbracciare presto la mamma e i suoi fratelli.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017