Italia, una civiltà inesauribile

«I britannici ammirano molti aspetti dell'Italia. Da quando c'è la libera circolazione tra gli Stati europei, milioni di turisti inglesi hanno visitato Toscana, Marche, Umbria e molte città del nord».
12 Novembre 2008 | di

Londra
Non c’è forse compito più facile che trovare degli italofili tra gli inglesi. Anche se in passato, i due Paesi hanno spesso avuto profondi disaccordi fino al drammatico epilogo della Seconda Guerra mondiale, i rapporti informali tra i due popoli sono sempre stati di grande rispetto e ammirazione tanto che, proprio mentre i due eserciti si armavano l’uno contro l’altro, si formava un’amicizia che oggi ha compiuto più di sessant’anni. La BIS, British Italian Society, nacque nel 1945 dalla fusione di due precedenti Associazioni: la Friends of Italy, fondata nel 1941 per volontà di un gruppo di intellettuali britannici e italiani che, sull’esempio dell’Associazione creata da Mazzini a Londra, nel 1851, voleva riscoprire la cultura italiana nonostante il conflitto politico e militare e il Movimento Libera Italia, nato in seno a un gruppo di esuli italiani. I due gruppi si fusero nella British Italian Society che, ininterrottamente, da quei giorni bui ad oggi, si è posta la finalità di «incrementare la conoscenza in Gran Bretagna della storia, delle istituzioni e dello stile di vita dell’Italia oltre che del suo contributo alla civilizzazione, nonché della lingua italiana, e promuovere la tradizionale amicizia tra i due Paesi». Charles de Chassiron, ex diplomatico britannico e uno dei presidenti (chairman) della BIS, ci spiega che gli eventi organizzati dal gruppo privilegiano la cultura del nostro Paese e che l’Associazione è a-politica.
De Chassiron, le cui origini risalgono a un nobile francese esiliato al seguito di Napoleone III in Inghilterra, ha servito come consigliere dell’Ambasciata britannica a Roma alla fine degli anni Ottanta e, quasi un decennio dopo, è stato console generale a Milano. L’Italia la conosce bene e nella sua importante carica presso la BIS si prodiga affinché tramite conferenze, incontri sociali, concerti, visite guidate a mostre, cene e balli, si mantenga vivo l’interesse artistico e culturale tra i due Paesi, anche avvalendosi della stretta collaborazione con l’Istituto di Cultura Italiano di Londra, già dai tempi della sua apertura nel 1950, nonché di altre associazioni culturali, e del patrocinio dell’ambasciatore italiano. «Non disponiamo di molti fondi – continua il presidente –, e quindi, oltre alla tariffa annuale pagata dai nostri seicento soci, e al ricavato della vendita dei biglietti delle varie attività, ogni due anni organizziamo un evento per la raccolta di denaro necessario a fronteggiare le spese, tra cui quella di una segretaria (gli altri sono tutti volontari, ndr). Quest’anno, a febbraio, l’ambasciatore Giancarlo Aragona ci ha invitato nella splendida sede dell’Ambasciata d’Italia per una serata dedicata al Carnevale di Venezia, a cui hanno aderito oltre duecentocinquanta persone». L’entusiasmo, non solo di De Chassiron ma di tutti gli altri membri del Comitato, è evidente nella quantità di tempo dedicato alle attività della BIS e alla qualità degli eventi organizzati. «Tra i nostri soci ci sono molti italiani – aggiunge l’ex diplomatico – interessati a una prospettiva britannica della cultura italiana e, usando l’inglese come veicolo di comunicazione, ci apriamo a un pubblico sempre più vasto.
Inoltre, cerchiamo di organizzare degli eventi in altre città, oltre a Londra, dove si trova la nostra sede, soprattutto laddove, come a Edimburgo, c’è una consistente presenza di italiani». La BIS, in quanto Onlus, ha anche generosamente offerto il proprio contributo quando Firenze fu colpita dall’alluvione del 1966 e più tardi il Friuli e l’Irpinia devastati dal terremoto. «Oggi il nostro intervento va a favore di cause, fortunatamente non “catastrofiche” – continua de Chassiron –. In particolare, ogni anno, destiniamo una somma all’Atlantic College di Duino, un campus di studenti provenienti da ogni parte del mondo, e al Rooke Memorial Prize che dispensa due borse di studio per studenti d’italiano dei college e delle università britanniche». Il Regno Unito non ha mai molto privilegiato lo studio di lingue e letterature straniere e, per colmare questo deficit culturale, la BIS, insieme ad altre associazioni, si adopera per il mantenimento e la diffusione dell’italiano nelle scuole britanniche sensibilizzando i suoi soci e le istituzioni anche tramite la Rivista: un bi-mensile ricco di articoli culturali e di “Italian style”. Nel corso della sua esistenza, la BIS, si è domandata se, con l’aumentare delle relazioni di collaborazione tra i nostri Paesi, di diffusione della cultura italiana e del turismo verso l’Italia, ci fosse la necessità di far sopravvivere questo gruppo. La risposta fu data dall’ambasciatore Manilo Brosio, nel 1954, ed è ancora attuale: «La British-Italian Society è stata estremamente utile quando i nostri rapporti non sono stati ottimi. Un piccolo gruppo di persone britanniche e italiane che rifiutavano di condividere tra di loro uno spirito di vendetta, odio e disprezzo, e misero le loro speranze nei giorni migliori che sarebbero venuti». E anche ai giorni nostri è questo lo spirito che domina i soci e i simpatizzanti della BIS.
Charles De Chassiron ricorda che anche in tempi più recenti, all’epoca della stesura del Trattato di Maastricht a cui lui stesso collaborò, Londra e Roma non riuscivano a trovare molti punti d’accordo. Anche in quel periodo, la BIS continuò, al di là dei contrasti politici e dei raffreddamenti diplomatici, a diffondere la cultura italiana, da quella gloriosa del nostro Rinascimento a quella più moderna che, talvolta, oggi come allora, avrebbe fatto più fatica ad affacciarsi a un panorama internazionale. A tale proposito, oltre all’annuale Leconfield Lecture, dedicata al primo presidente della società, e che privilegia un tema di particolare importanza, prima del ricevimento di Natale si tiene una conferenza su di un aspetto della cultura italiana meno noto: quest’anno sarà dedicato alla grande comunità ebraica di Parma. La BIS si propone di continuare ad estendere le proprie iniziative anche nel 2009.
L’attuale clima di crisi economica non spaventa il presidente De Chassiron. La cultura italiana è un pozzo senza fondo a cui poter attingere, e la richiesta da parte del pubblico è in crescita: si potrebbe aggiungere che nella hit parade della già ricchissima agenda culturale britannica, in particolare londinese, essa detiene uno dei primati in classifica. «Forse – conclude Charles De Chassiron – l’unica cosa che non vi invidio è il traffico di alcune città». Traffico a parte, per De Chassiron e per i soci della British Italian Society, quando si tratta di cultura, un bel 10 e lode non ce lo toglie nessuno.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017