Italianità, comunicare per crescere
«La comunicazione è oggi uno dei bisogni emergenti della comunità italiana all";estero. Comunicazione come rapporto, interscambio di esperienze, di idee, di proposte. L";altra Italia, la sua lunga storia di lavoro, di sacrifici, di conquiste e di originali apporti culturali, per noi residenti in Patria, è un mondo da scoprire, da valorizzare». È il messaggio che ho voluto rilasciare nella manifestazione dello scorso 3 settembre, ricevendo nella Terrazza del Vittoriano il «Premio per gli Italiani nel Mondo». Un messaggio maturato dai continui contatti con le comunità italiane all";estero, dirigendo uno dei tanti canali di comunicazione che in Italia e nel mondo sono a servizio di milioni di connazionali e di oriundi residenti nei cinque continenti. La domanda di comunicazione e di reciproci rapporti è dunque centrale. Se non sapremo rispondere a quest";attesa non c";è speranza che la nostra lingua e cultura, nonché i rapporti istituzionali, politici, economici e commerciali possano attecchire e garantire un futuro certo all";italianità nel mondo.
Per gli italiani residenti all";estero, la comunicazione ha garantito la trasmissione del loro patrimonio culturale ai loro figli e al Paese ospitante, ma è stata anche stimolo e aiuto per il mantenimento delle loro identità . Riguardo poi alle nuove generazioni, grazie ai moderni mass-media, la comunicazione si è fatta più vivace e propositiva a tutti i livelli, tanto che oggi si può parlare di «radici ritrovate». I nuovi rapporti che hanno incentivato viaggi culturali e soprattutto stage presso università o centri di produzione italiani, hanno fatto maturare in loro il desiderio non solo di riscoprire i valori della loro identità , ma anche di approfondire lo studio della lingua e della cultura dei padri. «Se l";epopea migratoria ha comportato in passato situazioni di disagio e di sofferenza "; sottolinea il sociologo Ulderico Bernardi "; oggi essa è espressione di emancipazione, di sfide, di curiosità del mondo, di nuovi orizzonti di vita».
Tra i risultati positivi e le nuove prospettive del rapporto tra l";Italia e le comunità italiane all";estero, poniamo l";istituzione della Circoscrizione estero che con le prossime votazioni politiche sarà formata da 18 parlamentari; il voto in loco; la prossima approvazione al Senato del disegno di legge per la riforma dei Comites e l";attesa riforma del Cgie; la riapertura dei termini della legge sulla doppia cittadinanza per gli ex cittadini italiani all";estero e i discendenti; l";aggiornamento dell";Aire e la riforma dei Patronati. Resta ancora aperto il capitolo degli interventi scolastici per i cittadini italiani all";estero e la riforma della legge 153 del 1971. Il riconoscimento del diritto del voto in loco e l";approvazione della Circoscrizione estero, hanno richiamato il mondo politico e istituzionale italiano a rivolgere maggiore attenzione ai problemi e alle attese dell";«altra Italia»: i due risultati costituiscono una svolta storica, il passaggio ad una concezione globale dell";Italia, fatta di cittadini che stanno entro i suoi confini e all";estero, con il diritto-dovere di partecipare alla vita sociale e politica italiana.
Ma qual è il ruolo delle istituzioni e dei media in questo processo storico? Se in passato non è calato un velo di totale oblio sul nostro fenomeno migratorio e sui rapporti tra le «due Italie», un grande merito deve essere attribuito all";impegno del Cgie, dei Comites, delle associazioni ma anche dei media nati dall";esigenza primaria di fare informazione all";interno delle singole comunità italiane all";estero. Spesso i giornali e le molte radio etniche, attive nei cinque continenti, sono legati all";iniziativa di enti privati, all";intraprendenza di movimenti e associazioni italiane, senza adeguati finanziamenti da parte dello Stato italiano: un motivo, questo, per ribadire il loro valore, dato che il compito del rapporto tra le due Italie doveva essere di pertinenza innanzitutto delle istituzioni statali. Essi sono stati e continuano ad essere strumenti d";informazione per i circa tre milioni di connazionali con passaporto, che ora assumeranno un ruolo politico, con i loro diretti rappresentanti nel Parlamento italiano; ma sono e continueranno ad essere strumenti d";informazione anche per altri milioni di oriundi, privi di cittadinanza italiana ma legati ad una cultura e ad un patrimonio storico di caratura mondiale. «La diaspora italiana non è soltanto una risorsa economica disponibile "; scriveva Luigi D";Errico sul Corriere degli Italiani di Zurigo "; quanto piuttosto un potenziale d";aggregazione e di sviluppo per il futuro, una ricchezza per il Paese ospitante e, in certi casi, un vero e proprio mondo in italiano». L";altra Italia è infatti un contenitore di valori, idee, culture ed esperienze, rappresentato da milioni di persone, dai loro molteplici interessi e dalle attività delle loro associazioni: un vero «mondo italiano» che in ogni continente fa rivivere le caratteristiche e la creatività legate alla nostra identità .