Italofoni da evangelizzare

Come cambia il ruolo delle Missioni cattoliche all’estero? Il Convegno dei missionari italiani nel mondo lancia le sfide del pluralismo e della tolleranza.
18 Febbraio 2005 | di

Ci sono eventi che ci coinvolgono perché fanno parte delle finalità  del nostro impegno editoriale. Mi riferisco al Convegno dei missionari italiani in emigrazione, organizzato dal Ministero per gli Italiani nel Mondo, dalla Fondazione Migrantes e con la collaborazione dei Padri Scalabriniani. Un convegno in cui, dopo gli interventi del Ministro Mirko Tremaglia, dei maggiori rappresentanti della Conferenza episcopale italiana, della Cemi e della Migrantes, sono poste in evidenza soprattutto le testimonianze di sacerdoti, religiosi e laici: figure ponte che aiutano gli italiani all";estero a vivere la loro fede, protagonisti di una pastorale e di servizi formativi gestiti in interazione con le comunità  dei Paesi d";accoglienza. In un mondo, però, che sta divenendo sempre più «villaggio globale» in cui la mobilità  è uno dei fenomeni emergenti, è ancora attuale rivolgere una specifica attenzione alle Missioni e alle parrocchie dove i servizi liturgici e gli impegni pastorali sono rivolti anche in lingua italiana?
La nostra emigrazione è ancora una realtà  viva. Infatti, anche se l";Italia è divenuta terra d";immigrazione, ogni anno 60 mila connazionali lasciano la casa natale e si trasferiscono soprattutto nei Paesi europei, ma anche in quelli d";Oltreoceano, per trovare lavoro, e 70 mila giovani, in gran parte qualificati, lasciano le regioni meridionali della penisola per raggiungere il Nord Italia e i Paesi all";estero in cerca di esperienze professionali o di stage che offrano loro una più sicura prospettiva occupazionale. Se a questi connazionali che ripongono ancora la loro speranza nell";esodo dalla propria terra, e ai giovani che espatriano con motivazioni e progetti diversi, aggiungiamo i 4 milioni d";italiani con passaporto, e i 50 milioni di oriundi già  inseriti nei Paesi d";accoglienza, le Missioni cattoliche italiane risultano ancora come necessari punti di riferimento. Oltre ad essere «espressione di un grande impegno pastorale, sono luoghi d";aggregazione, d";ascolto, di catechesi, di confronto spirituale, e i missionari che vi lavorano sono testimoni di comunione e di collaborazione con i preti locali nelle iniziative condivise. Segni di speranza, dunque, nella ricerca di risposte per le nuove sfide», ha affermato monsignor Lino Belotti, presidente del Cemi, al recente Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana.
Quali possono essere, allora, le sfide che maggiormente interpellano responsabili e protagonisti dell";attuale pastorale migratoria? Oggi emerge la consapevolezza che spetta sia alle chiese di partenza come a quelle d";accoglienza garantire la presenza di sacerdoti, religiose e laici nelle Missioni o nelle parrocchie che forniscono una cura pastorale ai migranti. Non tanto per rispondere "; come nella prima fase dell";epopea migratoria italiana "; a emergenze sociali, ma per offrire ai connazionali e ai loro discendenti, oltre i servizi liturgici in lingua italiana, anche occasioni di riflessione e incontri comunitari per crescere nella conoscenza dei contenuti della nostra fede; per sostenere i valori morali e culturali della loro identità ; ponendosi al loro fianco qualora fosse necessario difendere i loro diritti di cittadini e di credenti. Con questo spirito, le Missioni e le parrocchie, con servizio liturgico in italiano e in altre lingue, diventano comunità  vive e aperte, dove si fa un cammino di fede, e dove le varie tappe dell";anno liturgico, e quelle legate ai ritmi della vita, si vivono senza escludere quanti sono originari d";altri Paesi, nel rispetto della loro identità  culturale. Sono chiamate ad essere modelli profetici di una chiesa locale a servizio dell";uomo, dove il dono della fede cristiana è condiviso e testimoniato da persone e famiglie di razza, lingua e cultura diversa; comunità  a servizio di quanti, partiti dai loro piccoli paesi che costituivano il loro mondo, sono approdati in un universo che sta divenendo villaggio globale.
Noi ci auguriamo che gli stimoli e le testimonianze del convegno maturino prospettive e scelte pastorali corrispondenti alle istanze delle nostre comunità  all";estero. I missionari invecchiano e per assicurare la continuità  della presenza di sacerdoti, di religiosi e religiose in città  europee e di altri continenti in cui la presenza degli italiani è ancora rilevante, c";è bisogno di nuove forze. Spetta forse alle chiese italiane e a quelle locali, formare unità  pastorali, e alle Congregazioni religiose delle équipes di consacrati con conoscenza di più lingue, capaci di offrire un servizio pastorale a gruppi etnici d";origine e cultura diversa. Un impegno e una vocazione che deve allargarsi anche al mondo dei laici cristiani, chiamati a porsi a fianco dei missionari italiani all";estero per affrontare le sfide della nuova evangelizzazione in una società  in continua trasformazione.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017