Ivana Bombardieri. La radio, porta dei sentimenti

Non basta l’informazione in tempo reale. Occorre coltivare l’identità degli italofoni attraverso cultura e tradizioni, dice l’anchorwoman di CFMB, l’emittente italiana di Montréal.
17 Gennaio 2005 | di

MONTREAL
È una giornata di freddo intenso. Dal cielo cade a singhiozzi la neve. I -20 gradi di temperatura di questo inverno canadese ci obbligano a rimanere tappati in casa e ci impediscono di veder cadere dal cielo una di quelle belle nevicate a fiocchi pieni e intensi che ci rallegrano il cuore e fanno la gioia dei bambini. Ci ritroviamo accanto al focolare con Ivana Bombardieri, molto conosciuta dai radio ascoltatori della radio italiana di Montréal, CFMB, immersi in un fitto e interessante discorso sull";arte della comunicazione e sulle capacità  di conquistare con la parola il grande pubblico. Nel nostro caso si tratta di un pubblico composto in maggioranza da italo-canadesi delle ultime generazioni che, nonostante la lontananza dall";Italia, parlano ancora la lingua di Dante.
Occorre dire che viviamo in un";epoca in cui gli ultimi ritrovati della tecnologia, ci hanno messo a disposizione numerosi e sofisticati strumenti per comunicare tra noi come radio, televisione, internet, e-mail, giornali, telefoni, ecc.
La rivoluzione dei computer e di tutti i mezzi di comunicazione hanno portato ad un ridimensionamento delle capacità  delle persone che, per professione, parlano davanti ad un microfono. Non basta saper parlare e avere una bella voce, ma occorre possedere una considerevole dose di cultura, aperta a tutte le circostanze per diventare credibili, efficaci e accettabili.
Ivana Bombardieri ha tutte queste qualità . È un";addetta ai lavori che da oltre 30 anni opera nel mondo della comunicazione. Ancora sulla breccia, ricca di una grande esperienza maturata come presentatrice di programmi teatrali, radiofonici e televisivi, tra cui quelli della CFCF 12, Channel 9, CFMT 47, Ch14 e il più che trentennale sodalizio quale brillante conduttrice di programmi radiofonici con la CFMB.
Per questo suo costante e instancabile impegno in seno alla comunità  italiana in Canada, recentemente le è stata conferita la Croce di Cavaliere della Repubblica Italiana dal presidente della Repubblica, Ciampi, con la seguente motivazione: «Per le sue attività  e il generoso impegno a favore del mantenimento dei legami sociali, culturali ed economici con l";Italia».
La Riccia. Oggi qual è il modo più efficace per comunicare con la comunità  italiana?
Bombardieri
. Parlare dei loro problemi e delle loro conquiste. Ad esempio: il diritto al voto per corrispondenza e la riapertura delle pratiche per la doppia cittadinanze sono problemi di grande attualità  di cui spesso dobbiamo parlare. Nella nostra comunità  c";è sete di cultura. Ormai i tempi dell";emigrante che arrivava in Canada in cerca di fortuna sono finiti. La maggioranza degli italiani, dopo il primo periodo di grandi sacrifici, si sono sistemati bene e camminano di pari passo col benessere, come d";altronde lo sono gli altri canadesi. E il benessere li ha portati a conquistare diversi importanti traguardi. Adesso guardano all";Italia come fonte di un";inesauribile ricchezza culturale di cui vanno fieri. Tempo fa, nel corso di una nostra linea aperta ai microfoni di CFMB, abbiamo fatto un sondaggio ponendo ai nostri radioascoltatori la domanda: «Se poteste tornare indietro nel tempo, che cosa fareste di diverso da quello che avete fatto fino ad ora?» E la risposta, al 95%, è stata: «Tornerei a scuola per conseguire un diploma o una laurea». E non avendo potuto andare a scuola ai tempi che furono, hanno fatto altri sacrifici spingendo figli e figlie a frequentare tutti i gradi del nostro sistema scolastico fino all";università . Oggi la nostra comunità  conta una nutrita classe di professionisti, ben inseriti nel tessuto socio-economico del Canada, alcuni dei quali occupano anche posti di grande responsabilità  e di prestigio.
C";è una maniera, attraverso le comunicazioni, per appagare questa sete di cultura?
Noi facciamo del nostro meglio per dare al nostro pubblico programmi che più si addicono al livello culturale della maggioranza. Noi diamo loro tutto quello che presumiamo possano essere capaci di comprendere. E diciamo grazie anche a Rai International che attraverso la radio ci fornisce programmi molto apprezzati. Ma la nostra comunità  ha anche risorse in proprio che si mantengono entro certi livelli culturali. Ci sono alcuni gruppi teatrali che fanno molto bene, e i loro spettacoli sono molto seguiti. E poiché anche il canto fa parte del nostro bagaglio culturale, occorre menzionare «Superfantastico»: un concorso canoro organizzato dalla CFMB per scoprire nuovi talenti, e che raccoglie i favori del grande pubblico. Sembra ormai certa anche la venuta dei programmi televisivi di Rai International che, senza dubbio, farà  del bene a tutti.
Come comunicatrice in lingua italiana e testimone di molti importanti eventi, può fare un bilancio di tutto quello che si è fatto, e di quello che c";è ancora da fare, per mantenere e far progredire la nostra lingua in Canada?
Il bilancio è senza dubbio positivo se si parte dal fatto che 45 anni fa c";era qualche voce sporadica che si faceva sentire sulle onde radio. Nel `€˜62 è arrivata la CFMB ed allora c";è stato un balzo in avanti perché si trasmetteva in lingua italiana "; anche se per sole 20 ore settimanali ";. Poi, col passare degli anni, la situazione è cambiata radicalmente, e dalle 20 ore si è passati alle 72 ore attuali. Oggi mi sento di dire che la radio italiana ha costituito, e costituisce ancora, lo specchio fedele di una collettività  come la nostra. Senza togliere nulla ai vari giornali che fanno la loro parte. L";innegabile progresso socio-economico della comunità , e l";inevitabile accrescersi delle esigenze non può che dare frutti positivi. La generazione di oggi "; voglio dire la nostra generazione, la mia, quella dei miei genitori "; parla italiano. Dovrei dire parla «ancora» italiano per due motivi: per amore e per vocazione. Parliamo italiano per amore di un passato che vive in noi e che porta con sé tutti i colori e i profumi della memoria emotiva. Da comunicatori, da pedagoghi, da genitori parliamo italiano per vocazione. Cioè per quel dovere naturale e istintivo che si ha nel trasmettere la vita, un gesto, un";abitudine, un";eredità . Rimane aperto il problema dei giovani. Hanno a disposizione delle scuole valide: i corsi del sabato del PICAI, i corsi PELO, i corsi nelle Scuole Superiori, e quelli nei CEGEP e nelle quattro università  di Montréal. Però, quando s";incontrano parlano inglese o francese, e tirano fuori l";italiano solo in casi sporadici. E in questo caso dimostrano di essere lontani da noi. Occorre quindi che tutti gli organi comunitari si diano da fare per sensibilizzare i nostri giovani. L";italiano è molto più di un";eredità  culturale. Non è un soprammobile, né un trofeo da mostrare nelle ricorrenze. La lingua italiana è la linfa vitale dell";identità  di ogni italiano.
Quand";è che una notizia diventa un fatto culturale?
Quando si presta ad essere inquadrata in un approfondimento che coinvolge uno dei tanti valori che accompagnano l";uomo, e quando chi la presenta sa scegliere il tema in cui essa può essere elaborata.
Quali sono i temi trattati nei tuoi programmi che hanno riscosso più successo tra i radio-ascoltatori?
Tantissimi. Ma i più importanti sono la medicina, le pensioni, l";assistenza sociale, la scuola. I temi della medicina riguardano la nostra salute e dunque un po"; tutti. In campo sociale c";è da parecchi anni la cosiddetta Maratona di Natale organizzata dalla CFMB che mette a disposizione, gratuitamente, alcune ore di trasmissione, in collaborazione con tutte le parrocchie italiane di Montréal per raccogliere fondi da distribuire ai più poveri. E sono molti gli italiani che si recano nei centri di raccolta a portare il loro obolo.
Nel corso degli anni, ai suoi microfoni sono passati moltissimi personaggi celebri: da Giulio Andreotti a Domenico Modugno, da Pierre Cardin a Toto Cutugno, a Celentano e tanti altri. Chi le è piaciuto di più per la sua sincerità ?
È difficile dirlo perché io sono convinta che quando una persona deve parlare di se stesso davanti ad un microfono, soprattutto un Vip, si guarda bene dal dire cose spiacevoli. Allora io apprezzo quelle persone, non importa quale sia il loro ruolo nella società , capaci di esprimere con sincerità  gli importanti valori che edificano l";uomo.
Che cosa rappresenta per lei la radio?
Io penso che la voce, più che l";immagine, sia il mezzo più diretto ed efficace per aprire le porte dei sentimenti. A volte una parola, anche se viene da lontano, può ridarti coraggio, e quella carica vitale impregnata di umanità  di cui si ha bisogno in alcune circostanze della vita. Coloro che ci ascoltano ci considerano degli amici che tengono loro compagnia, e questo ci basta per essere gratificati dal lavoro che facciamo.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017