La Certosa di Firenze

09 Ottobre 1998 | di
       
  

Alla periferia del capoluogo toscano, nel sobborgo del Galluzzo, sorge il monastero voluto da Niccolò Acciaioli nel Trecento. Ai certosini sono subentrati i cistercensi che pregano e... distillano ottimi liquori.

Città  delle 'mille chiese', Firenze ospita sulla collina del Galluzzo anche una certosa: un monastero di struggente bellezza, circondato da ulivi, situato sulla sommità  del Monte Acuto, detto 'Monte Santo', voluto nel 1341 da Niccolò Acciaioli - appartenente a una delle famiglie di banchieri più ricche di Firenze - e dal 1958 di proprietà  dei monaci Cistercensi della Congregazione di Casamari che, grazie alla propria regola monastica, hanno potuto rendere la struttura più accessibile al mondo esterno e agli amanti della cultura e dell'arte.

Il testamento di Niccolò

I primi documenti in cui Niccolò Acciaioli espresse la volontà  di fondare un monastero che volle dedicare a San Lorenzo Martire, risalgono al 1338, quando stilò il suo primo testamento, prima di una spedizione militare al seguito di Caterina di Valois-Taranto.

Nell'atto testamentario fece esplicito riferimento all'ordine certosino, atteggiamento strettamente connesso ai suoi rapporti con la corte angioina. Gli Angioini, infatti, furono grandi protettori dell'ordine certosino in Italia, e ne favorirono lo sviluppo grazie a cospicui finanziamenti per la costruzione di varie certose nel loro regno. Seguendo il loro esempio, Niccolò Acciaioli (Gran Siniscalco del Regno e Viceré di Puglia) decise di fondare una certosa nella sua Firenze. Alla fine del 1341, Niccolò andò a Firenze per una missione diplomatica affidatagli da re Roberto d'Angiò e in quell'occasione stilò la carta di donazione delle terre su cui doveva sorgere il monastero, e l'entità  delle rendite necessarie per la costruzione del complesso e per il sostentamento dei monaci.

Nel documento furono esposti i caratteri essenziali del complesso architettonico: la tipica descrizione del monastero certosino che doveva accogliere dodici monaci, un priore e un piccolo gruppo di conversi.

Poiché la nuova Certosa era molto vicina a Firenze, le terre assegnate non furono molto estese, ma tali comunque da garantire la sopravvivenza della comunità . E questa particolare posizione, anomala e originale rispetto alle altre certose costruite fìno ad allora, è rimasta come tratto distintivo di questa certosa rispetto a tutte le altre esistenti in Italia.

La superficie limitata costrinse la comunità  a costruire la chiesa e i locali limitrofi sulla roccia del colle, mentre la maggior parte delle strutture della Certosa furono realizzate grazie all'edificazione di massicci e imponenti muri di contenimento e bastioni che circondano tutto il complesso.

Il Rinascimento portò alla Certosa quegli interventi che contribuirono a darle l'aspetto attuale. Grazie a una serie di priori illuminati e molto legati ai circoli umanisti dell'epoca, la Certosa poté arricchirsi di notevoli opere d'arte e acquistare quella maestosità  e quell'aspetto armonioso che ancora oggi la rendono così particolare.

Il patrimonio pittorico e decorativo, una volta ricchissimo, si è oggi ridotto a causa di ripetuti saccheggi e trafugamenti. In particolare, con la soppressione degli ordini monastici in epoca napoleonica, il cenobio fu spogliato di circa cinquecento opere d'arte, solo in parte recuperate. Dal 1866 lo Stato italiano entrò in possesso della Certosa. Nel 1958 i monaci certosini lasciarono il monastero e da allora la Certosa è abitata da monaci Cistercensi della Congregazione di Casamari.

 

La lezione pittorica
del Pontormo

Il primo edificio che si incontra arrivando alla Certosa è il Palazzo Acciaioli (detto 'degli Studi'), in pietra viva, voluto da Niccolò Acciaioli per accogliervi i giovani fiorentini da avviare agli studi delle arti liberali.

Al primo piano vi è un grande salone con una bellissima Pinacoteca: fra i dipinti conservati spiccano i cinque lunettoni in affresco di Jacopo Carrucci, detto 'il Pontormo' (Empoli 1494 - Firenze 1556). Si tratta del Ciclo della Passione composto dall'b 'Orazione nell'Orto', dal 'Cristo davanti a Pilato', dalla 'Salita al calvario' e dalla 'Deposizione e resurrezione'.

Il ciclo del Pontormo alla Certosa è di grande importanza per la storia dell'arte perché coincide con la diffusione delle idee della Riforma e delle dottrine di Erasmo, che determina l'affermarsi nel primo manierismo di certe suggestioni antiretoriche, antinformali e anticlassiche. Negli affreschi della Certosa, infatti, le forme si alterano, si ampliano e si scarnificano. Gli occhi incavati delle figure assumono espressioni attonite e spaventate, dando alle scene rappresentate una forte tensione.

Uscendo dalla Pinacoteca si arriva al vasto piazzale antistante la chiesa di San Lorenzo, con una facciata in pietra serena. Il campanile è ottocentesco. L'interno della chiesa è diviso in due parti, di cui la prima serve oggi come vestibolo. Nelle cappelle sotterranee si trova la cappella di Sant'Andrea, a croce greca con volte a crociera. Nel mezzo della cappella, il sepolcro del cardinale Agnolo II Acciaioli, ritenuto di Donatello, ma probabile opera di Francesco da Sangallo (sec. XVI). Molto bello il monastero vero e proprio che inizia con il colloquio  - così chiamato perché i certosini erano soliti riunirsi lì per la ricreazione settimanale - dove si trova un Gesù con la croce, terracotta invetriata di Andrea della Robbia. Ancora maioliche del della Robbia nel chiostro grande, puro ambiente rinascimentale. Il chiostrino medio è del Cinquecento mentre quello piccolo (detto 'dei fratelli conversi') è in stile brunelleschiano.

 

Povertà , preghiera
e lavoro manuale

I Padri Cistercensi della Certosa del Galluzzo, impegnati oggi - come già  lo furono i fondatori del movimento nato nel 1098 a Citeaux - a vivere una vita di povertà , uniformità  di vita, solitudine, lavoro manuale, semplicità  e devozione a Maria, aspettano il Giubileo del 2000 con grande serenità .

'La nostra Certosa è rimasta fuori dai finanziamenti previsti dal governo italiano per le strutture di accoglienza dei pellegrini del giubileo. Quindi, accoglieremo i fedeli con quello che abbiamo - dice padre Goffredo Viti - . La Certosa del Galluzzo costituisce però uno dei principali punti di aggregazione per la spiritualità  della chiesa fìorentina. Pertanto, in occasione del giubileo offriremo ai fedeli quello che abbiamo sempre cercato di dare: momenti di riflessione e di meditazione personale e comunitaria per preparaci assieme a varcare la fatidica soglia del Terzo millennio'.

             
DA SAPERE
     
           
  • La visita guidata alla Certosa di Firenze è possibile tutti i giorni (tranne i lunedì non festivi) dalle ore 9 alle 11-30 e dalle ore 15 alle 17-30 in periodo estivo (fino alle 17 in periodo invernale).
           
  • Orario delle sante messe festive: alle ore 10 e alle ore 11.
           
  • Nella prima domenica di ogni mese e nelle festività , la Santa Messa delle ore 11 è in canto gregoriano.
           
  • C'è la possibilità  di parcheggiare l'auto per chi vuole raggiungere la Certosa con mezzi propri. Chi preferisce i mezzi pubblici può prendere l'autobus n. 37 con capolinea in piazza S. Maria Novella a Firenze.
           
  • I monaci della Certosa distillano e vendono nella locale Farmacia liquori e profumi.
           
  • Per maggiori informazioni: Monaci Cistercensi, Certosa di Firenze - 50124 Firenze. Tel. 055-2049226 Fax 055-2048617.

 

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017