La civiltà dell’incontro

Moda, cucina, cinema e arte per promuovere l’italianità. Con un occhio al business. Ricordata l’opera di Mazzini. Grande attesa per le celebrazioni di Buzzati e Visconti.
17 Maggio 2005 | di

STRASBURGO
Carmela Callea dirige, dal febbraio 2004, l";Istituto Italiano di Cultura di Strasburgo, in Francia. La sua carriera è iniziata come insegnante di lingua francese al liceo. Dopo aver vinto un concorso del Ministero degli Esteri, ha insegnato l";italiano presso l";Università  di Costanza, in Romania: sette anni di lettorato e, nel contempo, una proficua collaborazione con l";Istituto Italiano di Cultura per la promozione della lingua e della cultura italiana a Costanza e in tutta la Romania. Ha trascorso due anni in Ungheria, prima di vincere il concorso per addetto agli Affari Culturali presso il Ministero degli Esteri. Dopo due anni d";attività  presso la Direzione generale per la promozione e la cooperazione culturale del Ministero,  è approdata all";Istituto Italiano di Cultura di Strasburgo.
Bettero. La decisione del presidente della Commissione europea, il portoghese Barroso, di non ammettere più l";italiano tra le lingue ufficiali nel corso delle conferenze stampa, ha destato molto scalpore. Di quanta considerazione gode davvero la lingua italiana, e quanto conta a Strasburgo, cuore politico dell";Europa?
Callea. A Strasburgo la lingua italiana è molto amata perché è legata ad una cultura stimata e riconosciuta a livello internazionale. Anche se l";interesse linguistico non è preponderante come in altre città  della Francia dove hanno sede gli altri Istituti Italiani di Cultura, sicuramente per la cultura italiana c";è uno spiccato interesse. La lingua italiana è la manifestazione di una delle culture più radicate d";Europa.
Cos";ha fatto finora l";Istituto Italiano di Cultura Italiano di Strasburgo?
Questo Istituto gode di un grande prestigio a Strasburgo grazie al lavoro dei miei predecessori. Ho trovato un ambiente molto aperto e ricettivo di fronte ad iniziative culturali in ogni campo: dalla musica al cinema. Abbiamo ospitato il regista Pupi Avati per una retrospettiva a lui dedicata. Abbiamo organizzato la «Quinzaine del nuovo cinema italiano»; delle mostre prestigiose, e anche la Settimana della lingua italiana che il Ministero degli Affari Esteri organizza in tutti i 96 Istituti Italiani di Cultura nel mondo.
Quali altre iniziative avete in programma?
Strasburgo è una città  molto particolare essendo sede delle istituzioni europee. Perciò richiede un";attenzione speciale per le relazioni internazionali. I progetti che sto realizzando vertono sulla sinergia non solo con le istituzioni locali, ma anche con quelle straniere presenti in loco. Va detto che a Strasburgo l";unico Istituto culturale è quello italiano. C";è una sezione del Goethe Institut ma dipende dal Goethe Institut di Nancy.
Tra le varie sinergie, una molto importante è quella avviata dal mio predecessore: con il Consolato svizzero, il Consolato austriaco e il Goethe Institut organizziamo una manifestazione dedicata ad una tematica particolare. Lo scorso anno è stata dedicata all";esilio, quest";anno la dedicheremo al cinema europeo. Cercheremo di capire perché il cinema europeo non ha la stessa diffusione e lo stesso successo di altre cinematografie.
A tal proposito, aggiungo che quest";anno abbiamo l";onore e il privilegio di avere il patrocinio dell";Ente David di Donatello per le due Settimane dedicate al Cinema italiano, caratterizzate dalla proiezione di dieci film: sette di nuovi registi italiani, e tre dedicati alla memoria di Nino Manfredi. L";anno scorso abbiamo tributato una rassegna a Federico Fellini. È chiaro che quando si propone Fellini "; o come quando abbiamo proposto Vittorio De Sica "; il cinema registra il tutto esaurito. Però, accanto a questi autori che hanno fatto l";onore e il vanto dell";Italia, bisogna promuovere anche i giovani.
Cosa significa fare cultura attraverso un Istituto come questo: puntare sull";arte, sulla musica, sul made in Italy?
Direi puntare su tutto, e in particolare sul Sistema Italia. L";Unione Europea è soprattutto un";unione culturale. E il veicolo della cultura e dell";amicizia è alla base di un dialogo interculturale dinamico e aperto. L";Istituto Italiano di Cultura non deve chiudersi nel proprio guscio. Occorre organizzare manifestazioni capaci di trovare punti di contatto con altre istituzioni, soprattutto attraverso l";incontro di culture differenti, e l";accettazione della diversità  culturale.
L";anno scorso abbiamo organizzato una manifestazione importante, molto apprezzata qui a Strasburgo: la mostra di una collezione di abiti della Fondazione Sartirana Arte di Pavia che partiva dagli anni Cinquanta, con le sorelle Fontana, fino ad arrivare ad un modello del 2000 di Valentino. Tra questi capi ce n";erano alcuni, come per esempio quelli di Missoni, che ricordavano i colori dell";Africa. Con il console generale del Marocco, presente a Strasburgo, abbiamo deciso di fare un";esposizione insieme, esibendo nelle stesse sale abiti di stilisti italiani accanto ad abiti tipici del Marocco. E le inaugurazioni sono state fatte nello stesso giorno. Io stessa ho indossato un abito tipico del Marocco in segno d";amicizia e d";accoglienza dei nostri amici marocchini. Certo, i legami con il Marocco e con i Paesi del Nord Africa sono storici, e fanno data fin dai tempi dell";Impero romano. Ma quello che ci lega e ci accomuna sono la mediterraneità  e la gioia di vivere.
Tuttavia, la cultura è anche un vettore per l";affermazione dell";Italia in quanto sistema economico-produttivo per l";affermazione delle nuove leve italiane, sia nel campo del design, della moda o della cucina. Nel 2004, Anno internazionale del riso, abbiamo organizzato due mostre dedicate alle risiere della Lomellina. E poi abbiamo tenuto un corso di gastronomia sul riso. Promuovere la cucina italiana significa promuovere la cultura italiana, e quindi le diverse culture regionali.
Gli Istituti Italiani di Cultura nel mondo riescono ad operare in rete, realizzando iniziative comuni che poi provvedono a far circuitare?
Sì. Alcune volte ci riusciamo. Altre, invece, la promozione della cultura italiana deve tener conto dell";ambiente in cui l";Istituto opera. Noi abbiamo delle direttive, delle tematiche, come per esempio, la Settimana della lingua italiana, che vengono coordinate da Roma, dal Ministero degli Affari Esteri. Quest";anno, per esempio, abbiamo un bicentenario importantissimo: quello della nascita di Giuseppe Mazzini. È stato costituito un Comitato nazionale che collabora con il Ministero degli Esteri affinché presso tutti gli Istituti Italiani di Cultura possa essere celebrato questo avvenimento. Noi abbiamo già  effettuato la celebrazione il 23 e 24 febbraio scorsi. Due docenti sono venuti qui: il professor Lauro Rossi che ha tenuto una conferenza sul ruolo di Mazzini come iniziatore della democrazia europea, e il professor Giuseppe Monsagrati, professore di Storia del Risorgimento all";Università  La Sapienza di Roma. La manifestazione si è tenuta all";Università  Robert Schuman. È stato un momento di grande amicizia e d";incontro tra studiosi diversi.
Poi abbiamo dedicato due giornate alla Chirurgia Plastica ricostruttiva. Sono stati nostri ospiti due specialisti italiani: il professor Michele Masellis di Palermo, direttore della International Association for Humanitarian Medicine Brock Chisholm, e la dottoressa Maria Carrara che hanno tenuto un seminario sulla medicina ricostruttiva, cioè su come recuperare coloro i quali hanno subito incidenti con la perdita degli arti. E di conseguenza sulla medicina umanitaria che interviene a favore delle vittime di conflitti armati, soprattutto i bambini.
Io credo che l";Istituto Italiano di Cultura debba fare da calamita per favorire tali incontri perché questi sono problemi di scottante attualità .
Per il 2006 si preannuncia una serie di celebrazioni dedicate a Dino Buzzati. L";Istituto cosa farà ?
Nell";ambito della Settimana della lingua italiana ricorderemo Dino Buzzati che in Francia è molto amato come, del resto, anche Leonardo Sciascia. Qui è molto apprezzato anche il regista Luchino Visconti: per lui ricorre il centenario dalla nascita, e stiamo preparando una grande manifestazione. Vorremmo proiettare il film Il Gattopardo alla presenza di Alain Delon e Claudia Cardinale.
La presenza degli italiani in Francia è storicamente molto forte. Che tipo di rapporto avete con la nostra comunità ?
L";Alsazia e la Lorena sono molto particolari. Gli italiani arrivarono qui per lavorare nelle miniere. E la popolazione ha ottimi rapporti con la comunità  italiana per la quale l";Istituto Italiano di Cultura deve essere un punto di riferimento. In questo momento sono attivi, qui in Istituto, i corsi di lingua italiana, in appalto al Coasit, tenuti da insegnanti madrelingua. Le iscrizioni non sono molte, circa 150 all";anno. Ci sono invece molti iscritti ai corsi di gastronomia. Va detto che deve essere rimesso in funzione il Comitato di collaborazione culturale, previsto dalla Legge 401 del 1990, e contiamo di invitare un rappresentante della comunità  italiana a far parte di questo Comitato.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017