La culla dell’umanesimo

«L’Italia è vicina al Brasile più di quanto si possa immaginare: nella letteratura e nella musica, ma anche nei nomi delle vie, delle città, dei ristoranti».
06 Novembre 2001 | di

Alessandro Vianello, un giovane italobrasiliano molto impegnato nella comunità  di Nova Friburgo, è in contatto con il Messaggero di sant";Antonio da quando frequentava in Italia il liceo e i corsi universitari. Recentemente ha partecipato a uno stage all";Università  di Perugia, ed è stata un";occasione per conoscere le motivazioni del suo ritorno in Brasile, le difficoltà  incontrate e la sua attività .

«Sono tornato in Brasile all";improvviso e senza progetti - racconta Vianello - a causa della morte di mio padre, anche se dopo la laurea ci sarei comunque ritornato. Non sapevo cosa m";aspettava né cosa avrei fatto dato che mancavo da più di dieci anni: se trovare un lavoro o continuare gli studi universitari che avevo interrotto, sapendo che nella mia città , Nova Friburgo, non c";era la possibilità  di continuarli. Ero però felice d";essere tornato a vivere con mio fratello Angelo, dal quale ero rimasto lontano per troppi anni. La voglia di rivederlo era grande».

Msa. Dopo la lunga permanenza in Italia, ci sono state difficoltà  per il tuo reinserimento in Brasile?

Vianello. Mi sentivo un po"; italiano e mi chiedevo se sarei riuscito ad abituarmi al modo di vita brasiliano; se avrei avuto la possibilità  di tenere vivi i contatti con l";Italia, abitudini, modi di fare e di pensare che ormai facevano parte di me. Dubbi che si sono sciolti quando, rientrato in Brasile, mi è stata offerta la possibilità  d";insegnare l";italiano presso il «Circolo Italiani Uniti di Nova Friburgo». Era proprio quello di cui avevo bisogno: un";opportunità  piovutami dal cielo per mantenere vivi la lingua, la cultura e i ricordi dell";Italia. Soprattutto avevo la possibilità  di donare anche ai miei concittadini i valori che m";erano stati trasmessi in Italia. Avrei inoltre portato avanti l";opera cominciata più di cent";anni fa dai primi italiani, in prevalenza veneti, che avevano aperto a Nova Friburgo una scuola italiana bilingue, dove oltre alle materie obbligatorie delle scuole statali di pari grado, si insegnava storia e lingua italiana. Con la seconda guerra mondiale questa scuola fu chiusa, ma gli insegnanti, in particolare la professoressa Maria Pia Povoleri, avevano continuato a mantenere alta la cultura italiana insegnando ai bambini presso il Circolo, e negli anni Sessanta anche presso la Società  Dante Alighieri. Quest";attività  è continuata poi con mio padre e attraverso altri insegnanti, come Anna Micchetti e Livia Mastrangelo.

Che legami ha Nova Friburgo con l";Italia?

La sua storia è strettamente legata all";Italia e agli emigrati italiani. Abbiamo avuto anche alcuni sindaci di origine italiana. Quando ho incominciato a insegnare l";italiano presso il Circolo, la prima cosa che mi ha impressionato è stato l";interesse che questi corsi hanno suscitato tra i friburguensi, anche se una buona parte degli alunni non ha nessun legame con l";Italia. Perché allora questo interesse e questo fascino? - mi chiedevo. In Brasile c";è sempre stata una certa tradizione dei corsi di lingua. Molto spesso, i bambini e i ragazzi si iscrivono a corsi d";inglese, spagnolo, francese, e negli ultimi anni c";è stata una crescente richiesta di corsi d";italiano. Credo che la spiegazione sia da ricercarsi nel fatto che gli italiani hanno contribuito molto a formare l";anima brasiliana, a costruire la sua cultura. Nel mosaico di varie culture, com";è quella brasiliana, un buona parte dei tasselli è italiana.

Qual è il contributo che l";Italia può dare al Brasile?

L";Italia è portatrice di valori umanistici di vitale importanza per una società  in formazione come quella brasiliana: una nazione ancora giovane che sta muovendo i primi passi nel difficile cammino della sua crescita politica e sociale. So che è un luogo comune ripetere quanto sta succedendo anche qui in Brasile, dove c";è una grande polemica per l";invasione della lingua e di certi «valori» della società  nordamericana. Spesso si parla di globalizzazione, ma si dovrebbe parlare piuttosto dell";alienazione culturale dei Paesi economicamente e militarmente più deboli, causata da quelli più ricchi. Eppure la cultura brasiliana è forte e viva; in tutto il Paese si moltiplicano le occasioni in cui si rivendica la propria identità  culturale e l";autonomia dalle nazioni dominanti.

Si può salvare l";identità  del popolo brasiliano?

Purtroppo sarà  possibile solo per una parte della popolazione, perché i più, spesso senza altri modelli di riferimento, assorbono passivamente, accettando tutto quello che arriva in maniera acritica. L";educazione in Brasile non è una priorità  nelle decisioni dei governi, malgrado il problema ritorni durante il periodo delle elezioni, con discorsi solo demagogici. Noi siamo convinti che l";educazione può risolvere tante emergenze del Paese: e qui si inserisce l";Italia, portatrice di un";alternativa.

In che modo?

Molto spesso ho visto che le persone s";interessano dell";Italia proprio perché costituisce un";alternativa a modelli alienanti e spersonalizzati. L";Italia ha un";anima, è portatrice di valori umanistici e non tecnici. Viviamo in un mondo dominato dalla tecnologia e un riflesso di tutto questo sono gli anglicismi, le tante parole inglesi entrate a far parte del nostro vocabolario. La tecnica è diventata misura di tutte le cose, e al centro del mondo non c";è più l";uomo, ma il personal computer, le realtà  virtuali dalle quali tante volte cerchiamo una risposta alle domande esistenziali, alle nostre angosce e alle tante depressioni moderne. L";Italia non è immune a questo processo, ma in Brasile essa rappresenta un";opzione validissima per chi non vuole accettare passivamente la perdita dei valori umanistici.

Hanno risonanza le iniziative del Circolo italiano?

Le nostre proposte di corsi di lingua, cultura, e feste che hanno l";Italia come argomento principale, trovano una risposta molto positiva tra la comunità  di Nova Friburgo. Si moltiplicano i casi di giovani che si rivolgono al Circolo perché vogliono scoprire da dove sono venuti i propri nonni, vogliono notizie sulla regione d";origine dei loro padri. Una buona parte di questi sogna un viaggio in Italia e anche di ottenere la doppia cittadinanza. Noi cerchiamo di trasmettere un";immagine realistica dell";Italia, non certo la terra della pizza e della mafia dei vecchi stereotipi. Questa, credo, è una delle preoccupazioni più importanti delle associazioni italiane in Brasile: lottare contro la visione minimalista dell";Italia, identificata soltanto come il Paese di bengodi, dei maccheroni e della tarantella... anche se i maccheroni mi piacciono e nel Circolo stiamo formando un gruppo d";amatori della tarantella. Tra le cose più importanti dell";Italia, che cerco di trasmettere ai miei concittadini, c";è il rispetto verso l";uomo e la gioia di vivere, aspetti che troviamo anche in Brasile e che servono sicuramente ad avvicinare ancora di più i due Paesi. I miei corsi d";italiano diventano dei viaggi nella musica, nella storia, nella vita quotidiana dell";Italia. Mi piace la filosofia delle cose semplici: accompagnare gli alunni nel viaggio dei ricordi, delle mie esperienze, arricchendoli con il mio personale sguardo sull";Italia: personalissimo, ma non per questo meno ampio, meno pieno di particolari e di sorprese. È un modo per rispondere alla tendenza universale di disprezzare le piccole cose della vita; un atteggiamento contro chi vuole trasformare la nostra vita come quella di certe star: un modello di vita già  pronto che possiamo comprare, usa e getta, magari con un bel «finale». I valori umanitari che troviamo nella cultura e nella tradizione italiana, ci insegnano che la vita la costruiamo noi, giorno dopo giorno, nelle piccole cose del quotidiano, con i contatti umani che riusciamo a stabilire nell";arco della nostra esistenza: amando la vita e rispettando come san Francesco la natura, gli animali, l";ambiente.

Nel Circolo c";è attenzione verso i giovani?

Anche per affrontare la crescente richiesta d";italianità , il nostro Circolo si è rinnovato aprendosi alle nuove generazioni ma rispettando le tradizioni e la memoria degli italiani che l";hanno fondato cent";anni fa. È passato così sotto la direzione di giovani di talento come Ronaldo Vanzillotta, Luiz Carlos Carnevale, Elisa Orlando, ma non è mai mancato l";apporto notevole e vitale delle generazioni più anziane, portatrici di quei valori e tradizioni che molti italo-brasiliani non hanno potuto personalmente conoscere.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017