LA CULTURA DELLA POLITICA

Musica, letteratura e arti visive. In attesa della riapertura della sua biblioteca, l’Istituto di Parigi, guidato dallo storico Pietro Corsi, deve fare i conti con idee ambiziose e magri bilanci.
05 Settembre 1997 | di

Parigi

A voler dimostrare come quasi mai l'incontro tra politici e cultura sia destinato a svolgersi sotto il segno della comprensione reciproca, l'Istituto italiano di Cultura di Parigi potrebbe essere usato quasi come un'allegoria. Fondato poco meno di cinquant'anni fa, l'Istituto ha sede, dal 1962, presso l'Hotel Galliffet: un prestigioso palazzo settecentesco acquisito dallo stato italiano all'inizio del secolo, e completamente restaurato quattro anni fa.

All'inizio dell'Ottocento il palazzo era l'abitazione di Talleyrand, all'epoca ministro degli Esteri di Napoleone prima di diventarlo anche del restaurato - sul trono - Luigi XVIII. Proprio qui, durante una festa, a Bonaparte venne presentata Madame de Stael, all'epoca una delle più celebrate scrittrici di Francia e 'anima' di uno dei principali salotti parigini che tanta parte avevano avuto nelle vicende dell'Illuminismo e della rivoluzione. Nelle sue memorie, la scrittrice ricorda di aver chiesto all'illustre interlocutore quale donna giudicasse più interessante e più utile allo sviluppo della Francia. Meno diplomatico del padrone di casa, passato alla storia per essere in grado di servire tutti senza essere fedele a nessuno, Bonaparte rispose seccatamente: 'Quella che ha più figli!'.

Il precedente di Napoleone e Madame de Stael non sembra di quelli che incoraggiano ad essere ottimisti sui rapporti tra cultura e potere. Eppure, in un mondo sempre più interdipendente, la promozione culturale appare un compito irrinunciabile della politica. Ciò vale per ciascun Paese ma, a maggior ragione, per l'Italia, titolare di un patrimonio ineguagliabile di arte, musica e letteratura: libri per promuovere la letteratura italiana nel mondo, mostre per presentare artisti del passato e contemporanei, ma anche corsi di lingua, scambi culturali e scientifici. Il ruolo degli istituti italiani di cultura all'estero è di un'importanza fondamentale e insostituibile; un ruolo che stride con la modestia dei mezzi destinati loro dallo stato; una modestia che persiste, nonostante le speranze suscitate sette anni fa dalla legge di riforma (la 401 del 22 dicembre 1990).

I limiti di bilancio non sempre bastano a superare la fantasia o i contributi privati, e coinvolgono sia le realtà  che operano in quei Paesi non raggiunti da 'grandi eventi', sia gli istituti storicamente più qualificati e dalla tradizione più consolidata, come, ad esempio, quelli di New York, Londra, Mosca e Parigi, la cui direzione, in virtù della legge del 1990, viene affidata a personalità  di chiara fama.

Quarantottenne, sposato, una figlia, l'attuale direttore dell'Istituto italiano di cultura di Parigi, è lo storico Pietro Corsi che, prima di assumere, nel febbraio scorso, l'attuale incarico, ha insegnato a Oxford e ad Harvard, ed è dal 1991 direttore dell'edizione italiana della 'Rivista dei libri', 'The New York Review of Books', uno dei più importanti 'magazine' letterari del mondo. Il fatto di avere per direttore uno storico, non impedisce all'Istituto di rivolgere una particolare attenzione alla realtà  contemporanea e alle esigenze della modernità .

L'Istituto, oltre che nell'allestimento di una importante mostra al Louvre sui musei della Campania, si è impegnato quest'anno nel festival di musica contemporanea a Parigi, che ha visto la partecipazione di 25 giovani musicisti italiani su un totale di 33 presenze. In attesa che riapra la biblioteca dell'Istituto - chiusa per consentire l'informatizzazione del catalogo dei 35 mila volumi - è stata dedicata a un autore moderno, Italo Calvino, una sessione di studio svolta dall'Istituto nell'Università  di Caen, in Normandia, dove c'è un attivo dipartimento di italiano. E sempre in tema di contemporaneità , un grosso successo ha ottenuto in primavera, a Parigi, una mostra su come i disegnatori italiani raccontano la Francia e quelli francesi l'Italia.

Il successo di queste iniziative non cancella, comunque, le preoccupazioni circa l'insufficienza delle attività  per così dire 'istituzionali'. In particolare, a Parigi come altrove, le borse di studio per giovani che vogliano acquisire una conoscenza approfondita del nostro Paese sono limitatissime. 'Le richieste che dobbiamo respingere sono di gran lunga più numerose di quelle che possiamo accogliere' dice Mariella Rebecchini, uno dei nostri funzionari dell'Istituto parigino. Né il futuro si presenta più roseo: la nota introduttiva al bilancio per il 1997 del ministero degli Esteri italiano, affermava chiaramente che 'dal 1995 al 1996 le risorse destinate agli interventi di promozione culturale, da realizzare attraverso gli istituti di cultura sono scese da 18 a 14 miliardi'; la cifra va divisa per i circa novanta istituti distribuiti in 53 Paesi: si tratta insomma di fondi irrisori. E per gli anni a venire, è stato già  chiaramente fissato il limite massimo di aumento dell'uno per cento annuo.

Così la ricerca di fonti di autofinanziamento rischia di diventare la prima preoccupazione degli istituti italiani di cultura, con la conseguenza di distogliere energie dalle attività  creative e progettuali. In ultima analisi, si entrerebbe in un circolo vizioso dannoso per l'Italia, un Paese per il quale, oltretutto, le attività  culturali non rappresentano spese improduttive e di semplice prestigio, ma veri e propri investimenti a sostegno di due fondamentali voci di bilancio: commercio e turismo.

 

GUIDA ALLE DIMORE STORICHE E AI GIARDINI D'ITALIA

La Pasticceria Mazzara di Palermo dove Giuseppe Tomasi di Lampedusa scrisse le pagine del suo romanzo Il Gattopardo. La Taverna dell'Albergaccio di Sant'Andrea in Percussina, dove Niccolò Machiavelli si consolava giocando a carte negli anni dell'esilio da Firenze. Le sale del Caffè Florian di Venezia, dove Giacomo Casanova seduceva le sue dame. Sono alcuni dei 160 tra alberghi, bar, caffè e pasticcerie proposti insieme a 1200 edifici pubblici e privati, castelli e parchi, nella Guida alle dimore storiche e ai giardini d'Italia, (Lire 28.000; oppure 28 dollari Usa) la cui edizione in inglese, dal titolo Historic Houses & Gardens, è stata presentata recentemente all'Istituto italiano di cultura di New York.

La guida, pubblicata da Giorgio Mondadori con la collaborazione dell'Associazione Dimore Storiche Italiane e con il Fondo per l'Ambiente Italiano - si può ordinare all'editore inviando un fax al numero 0039-2-89125873, oppure un e-mail a: giomon@gmondadorimilano.com è destinata a un turismo particolare: a stranieri ma anche a italiani che abbiano il tempo e la curiosità  di ripercorrere, fuori dagli itinerari affollati e consueti del turismo di massa, le orme dei loro predecessori. Siamo introdotti, così a sorprese straordinarie, ma che costituivano il pane quotidiano di viaggiatori come Goethe, Montesquieu o, per restare negli Stati Uniti, Thomas Jefferson. La guida si affianca ad altre interessanti iniziative editoriali della Giorgio Mondadori: Musei d'Italia; Ristoranti, trattorie e cose buone; infine, la Guida agli orti e ai giardini botanici.

La presentazione a New York è stata guidata da Giorgiana Corsini che ha tracciato per il pubblico statunitense un itinerario ispirato ai monumenti catalogati nella guida. Tra l'altro, vi sono segnalate le oltre milleduecento dimore storiche italiane aperte al pubblico: 'Tesori spesso non segnalati dalle guide ufficiali', come ha commentato Gioacchino Lanza Tomasi, direttore dell'Istituto newyorchese.

Va segnalato, infine, che il 7 ottobre prossimo, proprio presso l'Istituto italiano di cultura di New York, si terrà  una giornata di studio sul tema: Le relazioni culturali tra Italia e Stati Uniti. I lavori saranno coordinati da Gay Talese e introdotti da Gioacchino Lanza Tomasi.

 

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017