La cultura dell’incontro

25 enti hanno aderito al convegno organizzato dal Sodalizio Abruzzese-Molisano, dal Circolo Culturale Sardo Eleonora d’Arborea e dal Messaggero di sant’Antonio.
05 Novembre 2002 | di

Una delle caratteristiche dell";attività  delle associazioni è quella di essere espressione della loro terra d";origine. Nelle regioni e nelle città  in cui operano, esse divengono protagoniste d";un processo d";integrazione, trasformando il territorio in una casa comune all";interno della quale persone di diverse provenienze imparano a convivere e a relazionarsi. Su questa tematica, il Sodalizio Abruzzese-Molisano di Padova, il Circolo culturale sardo Eleonora d";Arborea di Padova e il Messaggero di sant";Antonio-edizione italiana per l";estero, hanno organizzato lo scorso 28 settembre un convegno a cui hanno aderito 25 associazioni. Le relazioni del convegno sui temi: Intercultura e mondializzazione: come salvaguardare l";identità  locale e nazionale; e L";esperienza migratoria come modello d";intercultura, sono state esposte dal sociologo Sabino Acquaviva e dal segretario generale del Cgie, Franco Narducci. Sono seguiti gli interventi degli assessori della Regione del Veneto Antonio De Poli e Raffaele Zanon; del dirigente della Direzione Affari della Presidenza, Ufficio Emigrazione, della Regione Abruzzo Marcello Verderosa; del dirigente del settore Veneti nel mondo della Regione del Veneto, Egidio Pistore. Ricca d";apporti anche la tavola rotonda, coordinata dal vicedirettore del quotidiano Il Gazzettino, Edoardo Pittalis, con la partecipazione di Gianvittorio Masala, coordinatore FASI del Nord Est; di Adriano Ciccotosto, presidente onorario del Sodalizio Abruzzese di Padova; Serafina Mascia, presidente del Circolo Culturale Sardo Eleonora d";Arborea; di Anita Curreli, rappresentante del Movimento giovanile dei Circoli Sardi nel mondo, e di Gianni Tosini, esperto di problemi migratori e della Terza età .

Il convegno si è focalizzato sul ruolo delle associazioni di fronte alla sfida dell";integrazione e della mondializzazione. «In un mondo che sta rapidamente cambiando con risultati incerti e che suscitano perplessità  "; ha detto Armando Traini, presidente del Sodalizio Abruzzese-Molisano di Padova, introducendo il convegno "; non è banale fare ricorso alle radici che da sempre caratterizzano l";identità  dei popoli. La molteplicità  dei contatti fra diversi individui con differenti identità  etniche e culturali invoca in modo pressante un";interazione e un";integrazione». Di fronte alle sfide della globalizzazione, come salvaguardare le caratteristiche locali e nazionali delle comunità  che vengono a contatto fra loro? Come seguire gli effetti delle esperienze che i flussi migratori hanno generato? In tale contesto, quale ruolo hanno le famiglie nate in loco e quali sono gli influssi prodotti e ricevuti? Sono interrogativi che Traini ha rivolto ai convegnisti e che hanno trovato puntuale risposta nei vari interventi.

Il professor Sabino Acquaviva si è soffermato su alcuni fattori che stanno a monte del tema del convegno: l";incontro e lo scontro tra la cultura tecnico-scientifica emergente e la cultura tradizionale; la crisi demografica dell";Occidente e il fenomeno dell";immigrazione; la crisi del sacro e la persistente esperienza religiosa: fenomeni che vanno rapportati al nuovo modo d";essere religiosi; un fatto profondo che sopravvive alla secolarizzazione. In questo scenario di mutamenti culturali, demografici e sociali s";innesta un";altra grande rivoluzione: la nascita dell";Europa, formata da 400 milioni d";abitanti, ma che si differenzia dagli Stati Uniti d";America "; dove le etnie sono quasi totalmente integrate al prezzo della perdita della loro specificità  "; per la ricchezza delle culture territoriali. In questo contesto, nasce una maniera nuova di gestire il potere, l";informazione, l";istruzione e la scuola. Acquaviva ha individuato alcuni obiettivi: aiutare le identità  regionali a crescere affinché divengano laboratori di cultura regionale; far rinascere la loro lingua, le loro tradizioni, garantendo il senso di appartenenza all";Italia e all";Europa.

Dopo la relazione di Franco Narducci che ha concentrato la propria attenzione sul vissuto delle comunità  italiane all";estero, in particolare di quella svizzera, l";assessore Antonio De Poli ha voluto dare una risposta alle motivazioni della presenza nel Veneto delle associazioni provenienti da altre regioni: «quando ci si trova in territori diversi dalla terra d";origine, si cercano forme d";aggregazione che consentano di vivere ancora dentro mura domestiche». È un processo d";integrazione nella nuova società  che cresce quando in seno alle famiglie si trovano persone d";origine diversa, protagonisti di rapporti interculturali. Oggi gli spostamenti avvenuti nell";ambito delle regioni italiane sono divenuti migrazioni da uno Stato all";altro. «La Regione del Veneto sta facendo grandi passi in avanti per la valorizzazione dell";associazionismo».

Anche per l";assessore Raffaele Zanon, i temi del convegno hanno uno stretto rapporto con la politica regionale e nazionale: «Siamo di fronte a fenomeni epocali, a situazioni diverse da quelle che sono maturate nelle migrazioni che hanno caratterizzato la storia delle nostre regioni, i cui figli vivono oggi nei territori e nelle città  di tutta la penisola». Le associazioni hanno per queste persone il ruolo di coltivare l";identità  e favorire l";interscambio di culture diverse. Zanon si è soffermato anche sull";Europa: «Sarà  l";Europa, non dei mercati ma delle culture, delle differenziazioni ma anche delle cattedrali, dove con la riscoperta della nostra identità  troveremo la strada per superare i processi d";integrazione, le differenze tra diversi credi e culture». L";assessore ha infine illustrato il progetto della Confederazione dei giovani veneti nel mondo: un";iniziativa ponte che intende promuovere una raccolta di fondi, di viveri e di medicinali da inviare agli anziani più poveri residenti in Argentina.

Agli interventi di De Poli e Zanon, si è collegato anche Marcello Verderosa che si è soffermato sulla situazione delle 132 associazioni abruzzesi nel mondo (e di altre 14 residenti in Italia), registrate nell";albo regionale: «Anche se il budget è ristretto, la Regione ha cercato di promuovere rapporti e collaborazioni con le sue associazioni: un legame che si estende a un milione e 300 mila abruzzesi, pari agli attuali abitanti della regione d";origine». Per le associazioni all";estero, nello spirito della normativa del 1995, la Regione si propone di dare una risposta organica con interventi specifici ordinari e straordinari. Le associazioni più attive sono quelle residenti in Canada mentre si sta registrando una scarsità  d";iniziative e di partecipazione dei giovani negli altri Paesi del mondo. Positiva invece la recente campagna lanciata dal presidente della Regione, Giovanni Pace, per un fondo di solidarietà  a favore dei corregionali in Argentina.

Gli interventi della tavola rotonda che aveva come tema i problemi e le prospettive dell";associazionismo di fronte al cambiamento generazionale, ha offerto un insieme di riflessioni ed esperienze di vita. Se Gianvittorio Masala si è soffermato sul ruolo delle Confederazioni sarde e sulle modalità  di legame dei sardi con la cultura della loro terra d";origine, Adriano Ciccotosto, presidente onorario del Sodalizio Abruzzese-Molisano di Padova, ha posto l";attenzione sulle dinamiche che le famiglie emigrate vivono oggi al loro interno, portando esempi d";integrazione ma non d";assimilazione. Vivace e attuale l";intervento di Serafina Mascia, presidente del Circolo Culturale Sardo. Oltre a riaffermare il ruolo positivo delle associazioni, con il loro patrimonio storico, culturale e di esperienze nella storia migratoria italiana, ha messo in evidenza i problemi d";integrazione che le donne e le famiglie originarie d";altre regioni devono affrontare. «È infatti nell";ambito della famiglia che la cultura, l";integrazione, ma anche i problemi del lavoro, dell";infanzia, degli adulti e degli anziani vengono vissuti e riproposti all";esterno», ha affermato. «Superati i problemi assistenziali e dell";integrazione, credo che le nostre famiglie, di seconda o terza generazione, abbiano concretamente educato al ";non razzismo";, al superamento, cioè, di ogni conflittualità . I matrimoni misti sono segno di un intreccio tra la cultura del Paese ospitante e quelle d";altri Paesi del mondo. Viviamo quindi in una società  interculturale in cui è superata la paura del diverso; con cittadini che, pur conservando la loro identità , sono europei o cittadini del mondo. E la sfida che le nostre associazioni devono affrontare è di non farsi dimenticare: creando la loro storia, valorizzando le esperienze e condividendole con gli altri anche attraverso i moderni mezzi d";informazione». Dopo il brillante intervento di Anita Curreli, coordinatrice delle giovani generazioni sarde che vivono in regioni e Paesi diversi, ha preso la parola Gianni Tosini, intervenendo sul ruolo delle associazioni nella Terza età . Ripercorrendo la storia dell";associazionismo italiano all";estero, ha messo in evidenza come le associazioni abbiano sempre costituito una risposta ai bisogni d";aggregazione e di specifici servizi a favore degli italiani anziani all";estero.

Nel dibattito si sono distinti, per contenuti e incisività  gli interventi di Gianni De Candia, direttore de Il Messaggero Sardo, di Roberto Masier del Centro di Ecologia Umana dell";Università  di Padova, di Oscar Cattapan a nome del Gruppo Giovani della Trevisani nel mondo, e di Aldo Lorigiola, presidente dell";Anea, l";Associazione nazionale emigrati ed ex emigrati in Australia e nelle Americhe. In definitiva, il convegno è stato un momento di forte aggregazione, in cui le associazioni presenti, e quanti hanno dato la loro adesione, hanno espresso la volontà  di mettersi in rete per divenire sempre più dei laboratori d";idee, con la ricchezza delle loro identità  e cercando di ritrovare, al fondo della loro storia e delle loro tradizioni, radici e valori che promuovano una cultura dell";incontro.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017