La devozione di Barcellona al Santo

Testimonianza di Francesca Romeo.

Gent.mo padre Fabio Scarsato, pace e bene.

Sono la dott.ssa Francesca Romeo, giornalista pubblicista, collaboro con la «Gazzetta del Sud», laureata in Filosofia, studiosa dei Vangeli Apocrifi sui quali ho tenuto lezioni all'Università Terza Età (focus: dimostrarne la sola ed unica valenza storico-filosofica), seguo il cammino per entrare nella grande famiglia OFS. Le scrivo mossa esclusivamente dal pregio di far conoscere la profonda e antica fede in sant'Antonio che ruota intorno all'omonimo santuario della mia città, Barcellona P.G.(ME). Di seguito troverà il mio articolo, nella speranza che possa trovare spazio sul vostro prezioso periodico cartaceo «Messaggero di sant’Antonio» (che seguo da oltre un decennio: in occasione del quindicennale ho con gradita sorpresa e gioia ricevuto da voi l'attestato di fedeltà alla famiglia antoniana), oppure nella sua versione online.

Nel ringraziarla per il tempo che gentilmente mi ha dedicato, le porgo il cordiale saluto francescano di Pace e Bene.

 

Sant'Antonio: la devozione di Barcellona al Santo dei Miracoli

di Francesca Romeo

 

Le prime luci sonnacchiose del mattino rimbalzano scintillanti sull'antico campanile, scivolando sulla facciata del santuario dedicato a «sant'Antonino», così come il Santo padovano è familiarmente chiamato qui dai devoti. Una devozione che affonda le sue radici nel lontano 1613 (sebbene alcuni studiosi retrodatino al 1400), quando un gruppo di frati francescani, come riportato da una cronaca manoscritta custodita presso la Curia generale dell'ordine a Roma, chiesero e ottennero da Castroreale la concessione di sessanta palmi di terra «per ivi potervi innalzare una chiesolina», vista la grande devozione al Santo padovano ivi presente. Devozione che il trascorrere del tempo non ha intaccato e si mantiene intatta di generazione in generazione (in molti, infatti, portano ancora oggi il nome del Santo). Un denso arcobaleno di colori scivola dalle splendide vetrate istoriate realizzate da fra Alberto Farina, illuminando il volto dei fedeli, che qui da sempre giungono in un composto e devoto pellegrinaggio che si rinnova quotidianamente fino al 13 giugno. Tra tremule fiammelle dorate e affreschi odorosi del respiro dei secoli, la settecentesca statua in legno policromo del Santo sembra quasi sorridere a quanti con devozione si affidano alla sua intercessione. Le note dell'organo vibrano nella chiesa mentre il coro leva all'unisono al cielo i versi della miracolosa Tredicina, quest'anno predicata dai frati del santuario e da fra Cristian Vegna della Provincia del SS. Nome di Gesù di Sicilia. Una tradizione che si ripete ogni anno e che spinge i devoti attraverso le braccia del Santo al cuore di Dio, facendo proprio quel «Per Antonium ad Jesum» pronunziato da papa Pio XI nel 930.

Anche quest'anno, nonostante le restrizioni dell'emergenza covid-19, si vivranno momenti liturgici di straordinaria bellezza, come la preghiera di liberazione, presieduta da fra Tonino Bono; la benedizione delle famiglie con fra Salvatore Callari, responsabile provinciale della pastorale familiare; la benedizione e distribuzione dei pani; la benedizione dei bambini; il Transito di sant'Antonio; la messa nella solennità del Santo presieduta dal vescovo Giovanni Accolla. Mancherà, purtroppo, per il secondo anno consecutivo, la suggestiva processione del Santo che, per il suo lungo cammino di oltre cinque ore, è la più lunga, oltre che densamente partecipata, della città barcellonese. Uno spettacolo di grande spiritualità in cui la Vara, spinta a turno dai fedeli, molti dei quali indossano l'abito votivo, attraversa ogni strada e vicolo del popoloso quartiere, finemente addobbato a festa con arazzi e pregiati corredi antichi esposti sui balconi illuminati. Ad ogni passo il Santo è accolto con fuochi d'artificio, applausi, lanci di petali e ghirlande. In molti fermano il passaggio per omaggiare il caro Antonio ed affidargli, con occhi gonfi di pianto ed emozione, i propri malati e le persone care. Un'esperienza toccante che ci auguriamo possa essere nuovamente rivissuta e che sarà sicuramente un nuovo inizio.

Alla bellezza spirituale si aggiunge anche il prezioso florilegio artistico che qui si custodisce. Dal secentesco bassorilievo marmoreo sul portalino dell'ingresso laterale, raffigurante il Santo con in braccio il Bambino Gesù, al Crocifisso cinquecentesco posto sull'altare maggiore. E ancora la stupenda statua della Vergine Immacolata (1719), scuola Gaginiana, di una bellezza comparabile all'arte greca e con una tale perfezione dei tratti, accompagnata alla postura pudica, rievoca l'arte del '600. Gli affreschi: Sant'Agata, Santa Lucia e Sant'Apollonia, sito all'ingresso; i miracoli antoniani del Giovane risuscitato e della Predicazione ai pesci (1714). I dipinti settecenteschi dei miracoli del Santo della Mula" e del Piede amputato; San Diego d'Alcalà, olio su tela di Pietro Cannata realizzato nel 1650 e inserito in una straordinaria cornice intagliata raffigurante per quadretti la vita del Santo. Il chiostro si presenta in una cornice di superbe colonne monolitiche in pietra arenaria, con alle pareti resti di affreschi di pregevole fattura. Infine citiamo il gruppo omogeneo di terracotte di fabbricazione barcellonese, databile al XIII secolo, rinvenuto durante i lavori di ristrutturazione del tetto del chiostro. È possibile, sebbene non vi siano testimonianze, che, data la vicinanza di Barcellona con Milazzo, sulle cui spiagge frate Antonio naufragò, il Santo abbia visitato il luogo. Testimoniata è, invece, attraverso diverse fotografie conservate nell'archivio del convento, la visita del beato Gabriele Maria Allegra avvenuta nel 1973.

Data di aggiornamento: 07 Giugno 2021