LA FERITA DI ASSISI NEI CUORI

Numerose iniziative per la ricostruzione. Ma manca ancora una politica internazionale di prevenzione.
03 Novembre 1997 | di

Il terremoto che ha funestato lo scorso settembre l'Umbria e le Marche e che ha profondamente segnato le vestigia dei luoghi di san Francesco, ha suscitato profondo cordoglio e immediate iniziative di solidarietà  tra le comunità  italiane all estero. Particolarmente attivi sono stati gli italoamericani, da New York a San Francisco; ma in tutto il mondo, dall'Australia al Belgio, dal Brasile al Sudafrica, sono subito partite raccolte di fondi da destinare agli aiuti alle popolazioni colpite, oltre che alla ricostruzione e al restauro del patrimonio artistico e di fede lesionato dal sisma. Era stato così anche per il terremoto in Friuli e per quello in Irpinia, regioni tra l'altro che hanno visto gran parte della loro popolazione intraprendere la strada dell'emigrazione e che quindi con gli italiani all'estero hanno stretti e logici legami. Tuttavia, mai come in questa occasione, la sciagura sembra aver toccato le corde profonde dell'anima del nostro popolo, in patria e oltre i confini, quasi come se ciascuno avesse sentito dentro di sé Francesco sussurrargli le stesse parole a lui rivolte dal Signore: 'Ricostruisci la mia casa'.

C'è poi un altro aspetto da sottolineare. La mobilitazione del volontariato, sia sul piano dell'attività  concreta che su quello del reperimento di fondi, è una compagna abituale nelle purtroppo non infrequenti tragedie che devastano tante sventurate popolazioni e tante memorie storiche, ma questa vicenda ha costituito un test anche 'politico' per la presenza italiana nel mondo: la sciagura ha infatti fornito un primo banco di prova di operatività  ai Comites, per il cui rinnovo si era votato nel giugno scorso. Tali organi rappresentativi eletti direttamente dagli italiani all'estero, hanno contribuito a dimostrare come per tanti nostri emigrati i legami con la madre patria restino stretti e non basati solo sul proprio interesse, ma su principi di solidarietà  profondi.

Tra i primi a muoversi con questo spirito ci sono stati gli italocaliforniani, che di terremoti hanno purtroppo un'esperienza pressoché quotidiana e che hanno impegnato il consolato di San Francisco ad assumere ogni immediata e opportuna iniziativa. Oltretutto, i danni subiti dalla vestigia francescane ad Assisi hanno costituito anche uno stimolo ad avviare studi di fattibilità  sul recupero dei patrimonio storico e culturale rappresentato dalle missioni francescane in California, lungo il cosiddetto Camino Real, anch'esse deteriorate nel corso degli ultimi quattro secoli da eventi sismici. Iniziative analoghe, comunque, sono venute da diverse altre città  del mondo dove c'è consolidata presenza di comunità  di origine italiana, come Liegi o Adelaide. Anche la 'Caritas antoniana', che con le offerte ricevute dagli abbonati al 'Messaggero di sant'Antonio' ha realizzato grandi opere sociali e assistenziali in tutto il mondo, ha già  inviato un primo contributo per la basilica di San Francesco d'Assisi e per i terremotati dell'Umbria e delle Marche.

All'estero come in Italia, peraltro, fra le considerazioni emerse dopo la prima emozione provocata dal terremoto, uno spazio non sufficientemente approfondito sembrano aver avuto quelle relative alle responsabilità  politiche nella prevenzione o almeno nella minimalizzazione dei danni provocati da catastrofi.

La questione non è certo solo nazionale e non concerne esclusivamente gli eventi naturali. Si tratta, anzi, di uno degli aspetti delle politiche planetarie nel quale più gravi appaiono i ritardi nell'adozione di misure a tutela delle popolazioni colpite. Eppure si è in presenza di una questione immensa: sono centoquarantamila le persone che ogni anno muoiono nel mondo in seguito a una catastrofe, secondo l'ultimo rapporto pubblicato a Ginevra dal Cicr, il Comitato internazionale della Croce Rossa, e che si riferisce a una media ricavata dai dati degli ultimi venticinque anni.

Quasi ventimila sono in media ogni anno i morti nei terremoti e circa sedicimila quelli negli uragani, due tipi di catastrofe le cui conseguenze sarebbero prevedibili o almeno fortemente riducibili con adeguati interventi politici internazionali. Nel 1996 le dodici calamità  naturali più gravi hanno provocato la morte di 13 mila persone. La risposta del rapporto 1997 dei Cicr, intitolato 'Catastrofi nel mondo', è focalizzata soprattutto sull'assistenza alle vittime di queste sciagure che si abbattono periodicamente sul pianeta, ma sollecita, dove possibile, iniziative di prevenzione e soprattutto denuncia che nel 1996 sono stati raccolti nel mondo dal Cicr meno di 250 milioni di dollari, una cifra irrisoria, per soccorrere lo sterminato numero di persone colpite da calamità .

Le Ong, le organizzazioni non governative con in testa proprio la Croce Rossa, hanno preso il sopravvento sui governi per quanto riguarda l'assistenza alle vittime e forniscono globalmente circa il 75 per cento di quanto serve alle popolazioni disastrate. Le 171 società  nazionali di Croce Rossa o di Mezzaluna Rossa, il suo equivalente nei Paesi musulmani, attualmente in attività  nel mondo, possono contare su 122 milioni di membri volontari e su quasi trecentomila dipendenti. Tuttavia, questo pur imponente schieramento di forze appare palesemente insufficiente: secondo una previsione del Cicr le catastrofi potrebbero nei prossimi due-tre anni colpire da 300 a 350 milioni di persone l'anno.

Anche il rapporto del Cicr conferma dunque una verità  amara e che sembra ancora colpevolmente ignorata da chi gestisce il potere politico: non esistono i disastri inevitabili o, almeno, non sono inevitabili le conseguenze delle sciagure sulla popolazione, anche perché sta diventando sempre più difficile distinguere tra quelle naturali e quelle dovute all'intervento dell'uomo, come le inondazioni, la siccità , la desertificazione.

Sono fatti noti, accertati, più volte denunciati. Eppure, mancano fantasia, coraggio, onestà  nell'invertire questa tendenza di cecità  e di ignavia. Quindi, le convenzioni internazionali restano spesso lettera morta, le sentenze della Corte internazionale di giustizia dell'Aja affermazioni di principio prive di conseguenze concrete. Così cresce la certezza dell'impunità  che moltiplica gli arbìtri. E cresce il pericolo per la terra, per questa generazione e per quelle future, per l'intera umanità .

 

Voci d'oltre oceano

 

Adelaide

Abbiamo appreso con dolore che Assisi, luogo natale di san Francesco e di santa Chiara, ha subito danni ingenti a seguito di una serie di scosse sismiche che hanno devastato l'Umbria e le Marche. Oltre a preziose vite umane, tra cui due francescani, è stata lesionata la Basilica superiore di Assisi, sono crollate abitazioni e sono state deteriorate le strutture del Duomo di Urbino, il campanile della chiesa di Foligno...

Ci hanno commosso le scene di paura e di disperazione della gente rimasta senza casa. Condoglianze alle famiglie dei due confratelli che hanno raggiunto il paradiso e abbracci fraterni ai familiari della altre vittime.

Ennio e Giovanna Tessari

 

Vancouver

Penso ad Assisi, cuore della spiritualità  non solo per l'Italia, ma per il mondo intero. A Francesco, patrono d'Italia, di un Paese che appare sfaldarsi, e al messaggio di Cristo: 'Va' e ripara la mia chiesa che sta per crollare'. Penso anche a un recente messaggio del papa: 'Andate, giovani, ai giovani! È giunto il momento di andare da chi non viene, da chi cerca il senso della vita e non lo trova perché nessuno glielo annuncia'.

Preghiamo e affidiamoci alla volontà  di Dio, senza però rinunciare all'esame di coscienza e al conseguente impegno. Che sia un richiamo a uscire dalla chiese di pietra, sia pure ricchissime di opere d'arte? Francesco era stato chiamato a ricostruire la spiritualità , l'essenza della chiesa di Cristo ed era un esteta della natura, oltre che dell'anima dell'uomo.

Anna M. Zampieri Pan

 

Binghamton University, New York

Abbiamo seguito con trepidazione e rammarico le terribili perdite sostenute dall'ordine dei francescani per la morte dei due giovani frati e per i danni provocati alle basiliche e ai monumenti di Assisi...

Sandro Sticca

 

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017