La festa del Santo a Sutton

Alla periferia di Londra, il sogno di Vincenzo ed Enza Auletta è divenuto realtà: una processione con una statua realizzata da artigiani di Bolzano a cui partecipano migliaia di devoti. Anche anglicani e non cristiani.
23 Giugno 2008 | di

Londra
La devozione antoniana nel mondo è un fenomeno in continua espansione, specie nelle comunità italiane che venerano il Santo di Padova per la sua protezione degli emigrati. Nella sola Inghilterra, la statua di sant’Antonio è quasi sempre presente nelle principali processioni e, nel sud di Londra, una chiesa cattolica l’ha posta accanto all’altare, rivolta verso i fedeli.
La particolarità di questa statua è che è stata appositamente commissionata dagli italiani del luogo e, ogni anno, in concomitanza con la festa di sant’Antonio, viene portata nella processione a lui dedicata, attraverso le strade della città inglese. Sutton, che si trova a sud-ovest della capitale britannica, è un ridente quartiere multietnico la cui popolazione italiana conta oltre un migliaio di anime, ancora molto legate alle tradizioni. Lontani dalla frenesia del cuore finanziario della città, qui i nostri connazionali si sono integrati nel sostrato sociale inglese, spesso lavorando nelle tipiche attività della ristorazione che hanno connotato il ceppo principale dell’emigrazione risalente agli anni Cinquanta e Sessanta e che, nel 1972, diedero vita al Circolo Culturale di Sutton: un’Associazione che organizza manifestazioni, eventi e feste senza trascurare i più piccoli, a cui trasmette le tradizioni, e gli indigenti, soprattutto anziani. Fu una coppia di coniugi emigrati agli inizi degli anni Sessanta, Vincenzo ed Enza Auletta, che nel 1991 decise di esprimere la propria gratitudine a sant’Antonio dedicandogli una processione che avrebbe coinvolto gli italiani di Sutton e degli altri quartieri limitrofi: Croydon, Wimbledon ed Epson.
«In realtà – esordisce Vincenzo – fu Enza la principale promotrice dell’evento. Quando espresse questo desiderio, alcuni membri del Circolo Culturale di Sutton formarono una Commissione di Sant’Antonio che iniziò a lavorare per organizzare la prima processione nel giugno del 1992. Enza fece in tempo a vedere il suo sogno realizzato ma, purtroppo, morì improvvisamente poco dopo, a soli 47 anni, lasciando un ricordo indelebile non solo tra i suoi familiari ma anche tra tutti coloro che la conobbero».
Vincenzo ricorda che, grazie alla generosità della comunità italiana che rispose con slancio all’appello, in poco tempo si riuscì a raccogliere la somma per la statua che fu commissionata ad alcuni artigiani di Bolzano. Il curato della chiesa di Nostra Signora del Rosario (Our Lady of the Rosary), per decisione dell’arcivescovo locale, trovò la collocazione per la statua nella sua chiesa mentre gli Scalabriniani si offrirono per officiare la messa e per guidare la processione.
La comunità di Sutton si arricchì, contemporaneamente alla processione, anche di una messa che da due appuntamenti annuali, a Natale e a Pasqua, è divenuta mensile, ed è recitata in italiano dai padri Scalabriniani, anche grazie al consolidamento dei rapporti tra questi ultimi e la Commissione di Sant’Antonio. Vincenzo, un ingegnere che lavora per il sistema sanitario nazionale, e che dedica la maggior parte del proprio tempo libero alle numerose iniziative della sua comunità, ha particolarmente a cuore la processione e, come capita spesso in questi casi, ci conferma che non solo si riesce sempre a raccogliere la somma sufficiente per coprire tutte le spese (tra cui una donazione agli Scalabriniani e una alla polizia per la vigilanza), ma anche che non è mai piovuto nel giorno prestabilito, rendendo particolarmente piacevole il percorso di circa 45 minuti attraverso le strade di Sutton e la festa successiva. «La maggior parte dei fondi viene raccolta grazie a un pranzo per tutti i 21 membri della Commissione e per i loro amici e parenti – specifica Auletta –. Ogni dettaglio viene studiato minuziosamente: dalla Croce che apre la processione alla statua di sant’Antonio, ai bambini che tengono un giglio in mano – molti di loro vestiti di bianco se hanno ricevuto la Comunione da poco –, alle donne che raccolgono la folla entro due nastri bianchi, peraltro richiesti dalla polizia per ragioni di sicurezza».
«Bisogna ricordare – aggiunge Salvatore Mancuso, segretario della Commissione – che gli anglicani non hanno le processioni come i cattolici, e quindi non è sempre facile trovare la collaborazione della polizia per la chiusura delle strade al traffico, tant’è che non riusciamo quasi mai a far coincidere la processione con la festa del Santo, il 13 giugno. Nei primi anni gli inglesi che ci vedevano sfilare, ci guardavano con una certa diffidenza. Ora molti di loro si uniscono a noi insieme anche ad alcuni pastori protestanti».
Le autorità locali sono sempre presenti, a partire dal sindaco di Sutton, così come molti connazionali provenienti dal resto della capitale. Vincenzo spiega anche che «la statua di sant’Antonio, a luglio, partecipa alla processione della Madonna del Carmine presso la chiesa di San Pietro, al centro di Londra». La processione di Sutton, che quest’anno è caduta il 15 di giugno, conta diverse centinaia di partecipanti che concludono la giornata con una festa e un buffet offerto dai membri della Commissione. «La grande manifestazione di fede e di affetto verso sant’Antonio – prosegue Auletta – ci spinge a migliorarci di anno in anno, per esempio coinvolgendo i giovani, dovendo considerare l’inevitabile ricambio generazionale». Auletta e gli altri membri della Commissione che si riuniscono periodicamente per l’organizzazione della processione, hanno molti progetti per il futuro, tra cui il restauro della statua e l’intenzione di promuovere un viaggio a Padova per visitare la Basilica del Santo. Il sogno di Enza, quindi, si rinnova ogni anno e offre a tante persone la possibilità di esprimere concretamente la propria devozione a sant’Antonio.
Ma cosa colpisce di più del Santo? Salvatore Mancuso risponde deciso: «Sant’Antonio è un mito che non è rimasto scalfito né dal passare del tempo né dalla secolarizzazione in atto negli ultimi decenni. Inoltre, il suo fascino ha contagiato anche molti non cristiani che in lui vedono un confidente che lenisce le sofferenze, un compagno di viaggio, un amico dei bambini. Il suo messaggio è universale ed è per questo che gli sono stati dedicati altari, chiese, cappelle, scuole. Senza contare che molti italiani, soprattutto quelli arrivati qui in epoche passate, si rivolgevano a lui per i più disparati motivi, tra cui, quello di favorire i matrimoni».
Una simpatia popolare che, affiancata al suo profilo di eminente teologo francescano, alle sue doti di grande predicatore, ne fanno un santo attuale, vicino al cuore degli emigrati, e degli italiani di Sutton che gli dedicano una processione, divenuta, nel corso degli anni, il fiore all’occhiello della comunità di questa zona.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017