La festa di sant’Antonio

La ricorrenza della morte del Santo ripropone alla cristianità e non solo, il fenomeno della sua presenza viva e operosa in Italia e nel mondo.
04 Giugno 2001 | di

Riflettere sulla devozione antoniana significa riflettere su una delle verità  più care ai cristiani: quella della Comunione dei Santi, posti da Dio come modelli e amici, segni della presenza dell";amore di Dio nella vita del credente. «Testimone evangelico di minorità , di povertà , d";umiltà  e nascondimento "; tutta la sua vita è una fuga dal successo che sembra lo inseguisse suo malgrado ";, Antonio ha ispirato grandi artisti e ha a suo nome il maggior numero di chiese, cappelle e altari nel mondo, secondo in questo solo alla Madonna», scrive padre Giacomo Panteghini, teologo e studioso della religiosità  popolare, in una pubblicazione da lui curata. (cf. Evangelizzare e lasciarsi evangelizzare dalla pietà  popolare, Edizioni Messaggero Padova, 1996, pag. 152).

Sant";Antonio non è un santo relegato in un";epoca lontana. Testimone e predicatore instancabile del Vangelo, egli ha ancora molto da dire ai nostri giorni. Ne sono segno gli innumerevoli pellegrini che accorrono ogni anno alla sua Tomba da ogni Paese del mondo; ne sono testimonianza le numerose suppliche e le tantissime lettere inviate alle redazioni del «Messaggero di sant";Antonio», molte delle quali esprimono gratitudine e profonda riconoscenza al Santo di Padova per gli interventi di aiuto fisico e spirituale ricevuti in situazioni difficili della vita.

 

Il volto del taumaturgo

Padre Panteghini, soffermandosi su quest";interrogativo, nota che «l";Antonio della storia, quello che traspare dalle prime biografie e dai Sermoni, si lascia individuare secondo un profilo ben caratterizzato: l";uomo inquieto e generoso, il francescano umile e dotto, il missionario instancabile, il predicatore popolare ammirato, il pacificatore richiesto, il santo proclamato dalla gente ancor prima che dall";intervento record di Roma». Infatti, Gregorio IX lo ha proclamato santo il 30 maggio 1232, a soli 11 mesi dalla sua morte. La liturgia, la predicazione, l";arte, la pietà  popolare hanno idealizzato la figura storica del nostro Santo. Ne hanno sfumato il profilo storico, ma hanno messo in risalto dei tratti essenziali quali l";unione con Cristo e la sua vicinanza al fratello bisognoso. «L";Antonio predicato, celebrato, pregato, è pur sempre quell";Antonio che, come nella sua vita terrena, è lì per tutti, che pensa a tutti, che a tutti offre Gesù che si fa pane e conforto. La stessa leggenda non ha fatto che dilatare la storia, sull";onda di un";ammirazione che ha riempito per i secoli a venire le storie di persone e di famiglie, di villaggi e di città , accomunando grandi e piccoli, potenti e derelitti» cf. pag.153.

Sono trascorsi 770 anni dalla morte di sant";Antonio, ma la devozione a questo prediletto discepolo di Francesco d";Assisi non è mai venuta meno. Pio XII nel 1946 lo ha proclamato dottore del Vangelo, ma per la massa dei suoi devoti egli è considerato soprattutto l";amico di Dio e dei poveri: «un Antonio visto secondo lo Spirito e non secondo la carne. L";Antonio celeste, sempre vivo, con la fonte della vita, Gesù Bambino, in braccio, e il pane della misericordia in mano. Un Antonio che continua dal cielo quell";opera di evangelizzazione e di carità  che ha caratterizzato la sua vicenda terrena», cf. pag. 153.

Parlando della devozione antoniana, non possiamo dimenticare certi limiti della pietà  popolare che tende a costruirsi soggettivamente la figura del santo patrono, con povertà  di contenuti dottrinali e comportamenti a volte alienanti. Tante manifestazioni di folklore religioso bloccano la spinta alla trascendenza, e in questo ambito è sempre attuale il monito di Paolo VI sul dovere di «evangelizzare» la pietà  popolare. C";è sempre il rischio di costruirsi delle mediazioni sostitutive al Cristo, unico mediatore della salvezza: un atteggiamento che impoverisce il nostro rapporto con Dio, restringendo la vita di fede e la pratica religiosa alla sola domanda di grazie, al rapporto tra il «bisogno» e l";«esaudimento», con facili cadute nel fenomeno del miracolismo. Sono limiti d";atteggiamenti di pietà  popolare che però nulla tolgono ai tanti valori che la devozione popolare ancora esprime e testimonia. Paolo VI, infatti, oltre al monito di «evangelizzare la pietà  popolare» aggiunge significativamente che da essa dobbiamo anche «lasciarci evangelizzare». Siamo cioè invitati ad abbandonare interpretazioni ideologiche e scientifiche, ponendoci invece in un atteggiamento d";attenzione verso esperienze religiose che esprimono dei vissuti di fede, testimoniano le presenze dei «semi del Verbo» gravitanti attorno al Verbo incarnato «ricapitolatore dell";intero progetto di Dio sulla creazione e sulla storia».

 

I valori della religiosità  popolare

La Chiesa, che il Vaticano II definisce: «popolo di Dio in comunione», ha recuperato le dimensioni del vissuto di fede, e ci offre la vera prospettiva per cogliere i valori della religiosità  popolare e quindi anche della devozione antoniana.

Il primo di questi valori, seguendo la ricerca di padre Panteghini (cf. pag.158), è la valorizzazione della corporeità . Coloro che vengono in pellegrinaggio a Padova esprimono questo valore con il porre la mano sulla tomba di sant";Antonio, con la preghiera accanto alla sua statua in occasione soprattutto della Tredicina e della festa del 13 giugno; ma anche attraverso l";invio di una «supplica» o di una lettera, nelle quali raccomandano alle preghiere dei frati i loro parenti ammalati; oppure portano a casa una medaglia o un oggetto come ricordo del pellegrinaggio. Il secondo aspetto positivo esprime la valorizzazione dell";affettività , mortificata dallo spiritualismo e dall";angelismo dell";antropologia tradizionale. Chi riceve le telefonate dei nostri associati o chi li avvicina all";Ufficio accoglienza, che si trova nel Chiostro della Magnolia, può testimoniare come i valori dell";affetto e della riconoscenza siano l";espressione dominante di tanti racconti di situazioni umane; di tante sofferenze, anche travagliate, che hanno trovato un conforto attraverso la presenza dell";amore misericordioso di Dio, grazie all";intercessione di sant";Antonio. PGR «Per Grazia Ricevuta», sono le lettere incise nella maggior parte degli ex-voto deposti all";altare del Santo, come testimonianza di profonda gratitudine. Si entra qui nell";ambito del mistero della vita umana e spirituale di tante persone, alle quali ci si deve avvicinare nel rispetto della loro esperienza e dei segni del loro rapporto con il soprannaturale.

Il terzo aspetto è la valorizzazione della festosità  «mortificata dalla mistica del lavoro e dell";efficienza», scrive Panteghini. È un valore che si vive nella festa del 13 giugno a Padova, ma anche nelle celebrazioni antoniane organizzate dai santuari e dalle tante chiese dedicate al nostro Santo in occasione della sua festa. Sarebbe troppo lungo soffermarsi su quest";aspetto umano e sociale della religiosità  popolare, sul valore culturale e aggregativo che le feste del santo patrono hanno avuto per tanti paesi, sparsi nelle regioni della nostra penisola e per tante comunità  italiane all";estero. Sono sorti ovunque dei comitati e delle associazioni antoniane per preparare il programma dei festeggiamenti, per invitare, nelle occasioni più belle, i frati della basilica e del «Messaggero di sant";Antonio» alla predicazione della Tredicina o almeno di un Triduo in preparazione alla festa, che si conclude quasi sempre con una solenne processione lungo le vie della città . La fede, vissuta come «festa», si unisce alla socialità  e alla cultura di un popolo e trova significato anche nelle manifestazioni religiose legate alle sue più antiche tradizioni.

 

Gratuità  e spontaneità 

Accanto alla festosità , c";è il valore della gratuità , dell";apertura all";altro, della spontaneità . Le feste e la devozione popolare antoniana sono da sempre legate all";icona del Santo che offre il pane al bisognoso. Il «Pane di sant";Antonio» è segno di solidarietà  e di condivisione con il povero. Al «Messaggero di sant";Antonio», noi frati stiamo vivendo, in questo senso, un";esperienza quanto mai significativa. Proprio nel mese di giugno, infatti, proponiamo, fin dal 1988, ai nostri associati di partecipare alla realizzazione di alcuni progetti in Paesi in grave stato di bisogno o di emergenza. Di anno in anno la risposta da parte dei nostri lettori è stata generosa: hanno cioè voluto caratterizzare la loro devozione al Santo, nel giorno della sua festa, con un gesto di solidarietà  per costruire poliambulatori, scuole, case di accoglienza o altro in occasione di gravi emergenze e situazioni di povertà  in territori indicati dai vescovi, da confratelli religiosi, suore missionarie o associazioni di volontariato. La Caritas antoniana, che cura la realizzazione dei progetti a nome dei frati del «Messaggero», è certamente una delle più attuali espressioni della presenza di sant";Antonio, come amico dei bisognosi.

C";è, infine, un altro segno positivo della devozione antoniana: il «senso del mistero» così mortificato oggi dalla società  moderna, bloccata da una cultura secolarizzata e incapace di vedere e pensare a ciò che non sia profitto o interesse materiale. Invece «è caratteristico della religiosità  popolare e del suo linguaggio e vissuto simbolico la capacità  di leggere la realtà  in trasparenza cogliendo direttamente il sacro nelle sue rappresentazioni e nei suoi segni: le immagini, le reliquie, i santuari; vivendo corporalmente l";azione dello Spirito, sentendo costantemente e attivamente presente il trascendente: il bisogno cioè, di sentire, vedere, toccare, portare con sé. Questo fatto "; sperimentabile quotidianamente nel contatto con i devoti di sant";Antonio "; è talvolta interpretato sbrigativamente come atteggiamento magico, infantile, superstizioso, ma non sarebbe opportuno vedervi, oltre che una protesta contro il dualismo spiritualista, l";esigenza di un vissuto integrale?» cf. pag.159.

La religiosità  popolare antoniana, come devozione a un santo fratello, maestro e amico ha ancora un insegnamento attuale da offrire all";uomo contemporaneo. I suoi valori tipici sono cammini che portano a Dio, possono aiutarlo a riscoprire la presenza del Verbo incarnato, Cristo Gesù, tra noi. Una religiosità  che rivivremo nella prossima festa di sant";Antonio, a Padova o nei più lontani Paesi del mondo, come momento particolare in cui manifesteremo ancora una volta la nostra gratitudine a Dio per il dono della fede e per il prezioso patrimonio d";umanità  e di cultura che la devozione antoniana conserva ed esprime nella storia.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017