La fragile e forte Teresa di Lisieux

Solo la consapevolezza di essere amati dal Padre rende possibile essere e realizzare quello che uno è.
02 Ottobre 2003 | di

Il mese di ottobre inizia con la festa di santa Teresa del Bambino Gesù. La piccola carmelitana è diventata dottore della Chiesa, perché ebbe l'audacia di andare controcorrente rispetto alla mentalità  impregnata di giansenismo del suo tempo, rivelando al mondo un Dio di tenerezza più che di giustizia, di misericordia più che di condanna, di prossimità  più che di gloriosa altezza. Forse oggi, ancora, è più che mai necessaria la piccola dottrina di Teresa; tuttavia perché sia accessibile al nostro tempo, è necessario rispolverarla e leggerla alla luce delle motivazioni profonde.
Qual è stato il suo percorso? Orfana di madre a quattro anni, era stata una bambina estremamente sensibile e fragile. Tuttavia fu circondata di un affetto raro. Imparò dalle sorelle e dal padre a essere degna di essere amata. È un dato che spesso, anche nelle famiglie più unite, manca nell'educazione. Tutti, più o meno, approdiamo all'età  adulta con tanti timori, titubanze o pretese che mascherano un'insicurezza di fondo. Questa situazione è dovuta alla mancanza d'amore reale, alla quasi impossibilità , cioè, di amare, conseguenza del peccato. Senza di me, non potete fare nulla aveva avvertito il Signore, meno che mai amare.

Il sentimento materno è certo una realtà , ma non basta per infondere al bambino la sicurezza della propria dignità , che proviene non dalle qualità  personali bensì dall'essere figlio di Dio. Troppo spesso, il piccolo e poi l'adolescente pensano di aver perso l'affetto dei genitori quando hanno commesso qualche marachella o, addirittura, quando le loro scelte non sono in linea con quelle attese dalla famiglia.
Anche se fossi colpevole dei più grandi peccati, mi butterei nelle braccia del Padre e non temerei, perché la sua tenerezza è più grande delle mie colpe, affermava Teresa, scandalizzando così le consorelle. Aveva meno forte che in altri quell'insicurezza, che chiamerei lacuna nell'essere e che, invece, chi ha sentito di meritare l'amore, si porta dietro per tutta la vita, finché non scopre l'amore indefettibile di Dio, la cui relazione con l'essere umano nulla può rompere.
Nonostante questa fondamentale certezza, Teresa era rimasta fragile di fronte al minimo rimprovero. Sul letto di morte, a sua sorella che le chiedeva che cosa dire alle piccole anime scoraggiate di fronte ai loro sforzi inutili per diventare virtuose, rispose: Dite loro di fare come me, di porre un atto energico e tutto il resto seguirà . Alludeva all'ultimo Natale trascorso in famiglia, prima di entrare in Carmelo, a quindici anni.

Tornando dalla messa di mezzanotte, sentì suo padre brontolare perché aveva ancora messo le sue scarpe davanti al camino - è una tradizione francese per ricevere regali - e, contrariamente alla sua abitudine di piangere alla minima contrarietà , trattenne le sue lacrime. In quella notte, Teresa percepì, nella sua radicale debolezza, la sua imprescindibile solitudine. Suo padre, tanto amato, ormai non la capiva più. L'aveva mai capita? Il cosiddetto spirito d'infanzia non è l'infantilismo che, troppo facilmente, si è letto nei suoi scritti. Sembra invece essere il passaggio necessariamente doloroso della presa di coscienza dell'insicurezza di ogni essere umano, che non si è sentito accolto nella sua diversità  e unicità , alla fiducia incondizionata nella tenera paternità  divina.
Di solito, per tutta la vita, fino alla vecchiaia, tutti aspettano dagli altri una conferma del proprio valore. La ricerca dell'anima gemella, gli innamoramenti, le amicizie, sono, il più delle volte, un'illusione che spinge a immaginare di avere incontrato finalmente l'amore incondizionato. indispensabile per vivere. Solo la consapevolezza di essere amati dal Padre infonde il diritto di essere e realizzare la persona che uno è.


 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017