La libertà dal potere

Rinunciare per vincere: è questa la lezione di san Pietro Celestino che abdicò al soglio papale quando si accorse che in quel momento storico era la scelta migliore per servire la Chiesa. Una lezione per noi, per i politici e per le nostre Chiese.
24 Febbraio 2010 | di

Con voi desidero condividere, amici carissimi, la gioia di avere in diocesi, nel prossimo mese di aprile, l’insigne reliquia di san Pietro Celestino – il Papa che abdicò al soglio pontificio – il cui corpo riposa a Santa Maria di Collemaggio, a L’Aquila. Per un’intuizione felice, proprio perché ferita dal terremoto, la Chiesa de L’Aquila ha pensato di donare a tutte le diocesi dell’Abruzzo e del Molise questa condivisione di grazia. Mese dopo mese, la reliquia del corpo del santo sta infatti sostando nelle varie chiese e cattedrali delle due regioni, fino al termine dell’Anno celestiniano, il prossimo 28 agosto.

Prima di tutto, mi piace trasmettervi l’ottica con cui noi guardiamo a questo santo (1209-1296), staccandoci dalla lettura miope che molti fanno di lui, interpretando in modo riduttivo il famoso versetto di Dante che lo vedrebbe vile, per «il gran rifiuto». Anzi, il titolo che abbiamo pensato per il messaggio ai giovani ne rovescia le prospettive: «Il coraggio di rinunciare al potere».


Coraggio, perché nella vita Dio ci chiede delle scelte coraggiose. E Pietro Celestino ha sempre scelto in obbedienza: sia quando la Chiesa gli ha chiesto, superando la sua naturale riservatezza, di essere guidata da lui, sia quando egli ha colto, nell’evolversi delle cose, che era necessaria al suo posto una persona diversa, con maggior vigore ed esperienza giuridica. E così, il 13 dicembre 1294, Celestino V, in una cerimonia commovente, si toglie tutti i paramenti solenni del papato per indossare gli umili vestiti dell’eremita, vivendo nel silenzio e nel sacrificio al castello di Fumone, dove santamente muore il 19 maggio 1296. Rinunciare è più difficile che accettare. Lasciare richiede a noi più grazia che accogliere. Tutti, infatti, facciamo fatica a lasciare le nostre idee, posizioni, privilegi. Diventiamo subito permalosi davanti a chi ci critica o ci contesta. Perdere per vincere, scendere per risalire: è proprio la Pasqua, che la figura di san Celestino ci aiuta ad attualizzare con acutezza particolare.


La scelta di papa Celestino ha il sapore dell’umiltà e dell’obbedienza. Virtù che vanno sempre insieme. L’umiltà è il fondamento, l’obbedienza il compimento. Una la radice, l’altra il frutto. Senza l’obbedienza l’umiltà è schiavitù, oppressione. E a sua volta, senza umiltà l’obbedienza è solo arroganza e vanto. Solo e sempre insieme, le due virtù creano nel cuore armonia e gioia autentica, che cambiano la vita. Lo vedi negli occhi chi è umile e obbediente. Perché pone la sua forza non nelle risorse umane, ma in una forte visione di fede. Nulla gli fa paura, perché confida in Dio. Proprio per questo, chiediamo con vigore al Signore, per intercessione di san Pietro Celestino, la grazia della «perdonanza». Guardando alla porta di Collemaggio, a L’Aquila, invochiamo uno stile di perdono e di riconciliazione, che si faccia soprattutto misericordia e accoglienza di chi è diverso da noi, per idee, colore della pelle, cultura, scelte politiche. Ma dentro un clima di giustizia, perché non avvenga come a Rosarno, dove tutti abbiamo sofferto. Non perché la Calabria sia razzista. Anzi, è terra di cordialissima accoglienza. Ma la mancanza di giustizia sociale diventa scontro tra poveri e ostilità reciproca. Bando dunque alle mediocrità. Sì al coraggio, per tutte le nostre Chiese, perché sappiano farsi carico dei poveri e dei piccoli, lasciando ogni forma di potere, superando le tentazioni della carriera e della sistemazione. Nulla di più attuale, anche a livello socio-politico.

L’arrivo della reliquia non sarà allora una sosta solo liturgica, ma una vera provocazione, a vari livelli, perché ogni cuore abbia il coraggio dell’umiltà e dell’obbedienza, in libertà dal potere. Con il profeta Michea, sento che Dio ci chiede di praticare la giustizia, amare la pietà, camminare umilmente con il nostro Dio.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017