La natura

01 Luglio 1998 | di

È quasi inevitabile in periodo di vacanze che il discorso cada sulla natura, per dolerci delle ferite ad essa inferte, per rammentare i guai dietro l`€™angolo pronti a saltarci addosso se non corriamo ai ripari. Le ferie offrono l`€™opportunità  di una uscita dal cortile di casa più prolungata e di renderci conto di quanto sia ancora affascinante il nostro paese, almeno in angoli non raggiunti dallo scempio di massa: la rude maestosità  delle montagne, dolci profili di colli, fresca limpidezza di laghi, azzurro di mari... Bellezze invidiate, dove è possibile scorgere l`€™impronta del Creatore e, come Francesco d`€™Assisi, sciogliere l`€™animo in un inno di rigranziamento e di lode. Tuttavia, bellezze fragili, assediate dal moloch della speculazione e del consumismo, che altrove ha già  fatto stragi...

Quello del nostro paese è un episodio di una storia di degrado 'globale', di abuso sconsiderato della natura e delle sue risorse, i cui dati più inquietanti ci sono in parte noti: la deforestazione dell`€™Amazzonia e delle Filippine, il buco nella fascia dell`€™ozono, le centrali nucleari insicure, l`€™inquinamento dei fiumi, dei mari, delle falde acquifere... Come ci sono noti i loro effetti devastanti, già  in corso o prossimi a venire: il più grave è il possibile innalzamento di un paio di gradi della temperatura per l`€™effetto serra, devastante su tutto il pianeta. Tra le mura di casa nostra: le frequenti alluvioni, gli smottamenti, le frane con il doloroso fardello di vittime e lutti... Il primo imputato? L`€™uomo, con la sua incuria, il cementificare sconsiderato, il disboscare incosunto e a volte fraudolento, per un vantaggio immediato destinato, prima o poi, a tramutarsi in disastro.

Ci stiamo comportando con la natura, con le sue bellezze e risorse come se fossero nostri beni esclusivi e non patrimonio consegnatoci da Dio e da tramandare intatto ai nostri figli, perché ne possano godere.

Ma che fare per impedire che lo scempio continui, quando a perpetrarlo sono giganteschi poteri onnipotenti che nessuno sembra in grado di fermare? Soprattutto quando si ricorre al ricatto del lavoro: come si può chiudere una fabbrica che inquina, se questo significa mandare a casa centinaia di operai? Il ricatto ha buon gioco, aggravando una situazione che avrebbe potuto essere evitata sin dall`€™inizio se si fosse posta attenzione, oltre ai numeri della produzione, del mercato e dei profitti, anche all`€™impatto ambientale.

Che possiamo fare? Purtroppo poco o nulla, se non aggregarci per dare alle associazioni che si battono in modo sensato per bloccare il disastro anche la forza dei numeri; oppure, privilegiare, al momento delle elezioni, le forze politiche che pongono nei loro programmi progetti di sviluppo ecocompatibili, cioé rispettosi della natura. Ma subito pronti a togliere loro la fiducia qualora le promesse si siano rivelate il solito specchietto elettorale per le allodole.

Molto di più possiamo, invece, fare su un altro versante, che non produce effetti immediati, ma pone le basi per un cambiemento di mentalità , di stile di vita che a lungo andare può portare i suoi frutti. Ed è quello dell`€™educazione: educando, anzitutto, noi stessi per ottenere un`€™'ecologia del cuore', cioè il disinquinamento dall`€™egoismo, dall`€™ansia, dall`€™avere sempre di più che intorbida gli animi e inquina i rapporti con gli altri, dalla superbia, dalla smodata voglia di godere... Questo per poter rendere più forte e autorevole la nostra testimonianza 'ecologica'. E poi, nel concreto, evitare noi stessi azioni che possono inquinare e offendere la natura. E sono infinite: dal semplice non gettare le carte per terra all`€™evitare i rumori molesti; dal provvedere alla raccolta differenziata dei rifiuti, anche se costa attenzione e sacrificio, sapendo che questa può limitare il numero di discariche e forni inceneritori, fonti di inquinamento, al lasciare puliti i boschi o le spiagge utilizzati in questo periodo di vacanze; dall`€™educare, con l`€™esempio, i figli a fare altrettanto all`€™osservare le normative per prevenire o togliere occasioni di inquinamento.

I francescani hanno una lunga tradizione di amore della natura, non furente o esclusivo, ma fatto di rispetto per tutte le creature, l`€™uomo compreso, sul quale troppe e inquietanti mani stanno armeggiando (aborto, eutanasia, ingegneria genetica, strane fecondazioni...) nell`€™indifferenza magari di chi è pronto anche ad armare cannoni per proteggere animali la cui sopravvivenza è minacciata.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017