LA "NOVITÀ" DI UN’EPOPEA
Oggi si torna a parlare di emigrazione con una certa insistenza. Si fanno convegni sui rapporti fra italiani in patria e italiani all";estero, sul diritto di voto per i nostri connazionali, sul potenziamento degli organismi che li rappresentano in patria e nel mondo... Una serie di iniziative che dichiarano una rinnovata attenzione, dopo una lunga dimenticanza.
Tempestiva più che mai è giunta quindi l";iniziativa delle Edizioni Messaggero Padova e delle Edizione del noce che, operando d";intesa, hanno dato avvio alla collana 'Letteratura dell";altra Italia', che ha già proposto due titoli: La mia terra è questa di Camillo Carli e Giovani italiani nel mondo di Luciano Segafreddo. Il terzo, e più recente volume: L";avventura australiana (pagine 208, lire 28.000), è uscito in queste settimane ed è opera di Enoe Di Stefano, (nella foto qui accanto) nata a Rovereto, in provincia di Trento, nel 1921 ed emigrata in Australia nel 1949. Dopo essersi sposata con l";avvocato Alfio Di Stefano, partono entrambi da Messina alla volta di Sydney. I primi tempi sono duri: lei ha un diploma magistrale, lui una laurea in legge. Ma sono costretti a lavori manuali, prima di riuscire a vincere la loro battaglia in un paese straniero e anche ostile. Dieci anni dopo creano una propria azienda, che sancisce il loro successo sociale ed economico. La nostra autrice può allora dedicarsi a una intensa attività culturale e sociale a favore della comunità italiana, nonché alla sua antica vocazione letteraria. Ha collaborato e collabora ai giornali di lingua italiana di Sydney e Melbourne; e ha pubblicato quattro volumi di poesie: Terra australis (1970), Voci di lontananza (1978), Mio e non mio (1985), Se rimarrà qualcosa (1988) e, appunto, il romanzo L";avventura australiana.
La biografia di Enoe Di Stefano coincide con la vita della protagonista del romanzo. Cambiano i nomi, verosimilmente si aggiungono situazioni e personaggi utili al racconto; ma la storia è quella: Enoe e Alfio, diventati Nica ed Enzo; partono insieme, giovani sposi, per affrontare la loro avventura australiana. Come leggere questa 'storia'? Come una vicenda personale, ricca di nobili sentimenti: fedeltà , coraggio , tenacia; oppure come una vicenda emblematica, che offre la chiave per conoscere dall";interno la verità di questo straordinario fenomeno che fu l";emigrazione? Oppure come un fatto storico, che riguarda la realtà sociale e culturale dell";ambiente, nel quale durante gli anni Cinquanta si trasferirono migliaia di italiani in cerca di una sorte migliore?
Ci pare che le tre risposte siano tutte valide. La prima è confermata da una presenza viva, umanissima, sincera della protagonista, narrante in terza persona; la seconda da un riscontro profondo, che ci forniscono tante storie di emigrazione conosciute per via diretta, nelle quali speranza e delusione si alternano spesso senza soluzione; la terza da una fedeltà di rappresentazione, non inquinata dal disagio esistenziale. Quando Enoe Di Stefano racconta le sue ansie di giovane sposa; oppure quando interpreta la solitudine e la rabbia dei connazionali che le vivono accanto, ma hanno lasciato ogni speranza; o quando descrive lo squallore di una città pionieristica e l";ostilità oppressiva dei 'padroni', sentiamo che non c";è invenzione, e che lo sviluppo romanzesco nasce dalla realtà di una vita vissuta.
Il romanzo può apparire datato. Anzi lo sarebbe, se fosse stato scritto a Varese o a Civita Castellana. Invece non lo è, perché è stato scritto a Sydney, dopo quasi trent";anni di emigrazione, quando è cessata la nostalgia per la terra perduta, ma anche il risentimento per quella conquistata. Per questo il romanzo, per i troppi che ignorano l";epopea migratoria, è 'novità '.