La Passione di Cristo secondo Mel Gibson
Dopo mesi di aspre polemiche, arriva nelle sale cinematografiche di tutto il mondo l";ultimo controverso film di Mel Gibson: La passione di Cristo (The Passion of the Christ). Nella pellicola, Gesù è interpretato da Jim Caviezel, Maria da Maia Morgenstern (figlia di un sopravvissuto all";Olocausto), Maria Maddalena da Monica Bellucci. Gli attori italiani sono numerosi: Rosalinda Celentano, Sergio Rubini, Claudia Gerini, Francesco Cabras. E, poi, lo scenografo Francesco Frigeri.
I dialoghi sono in latino, ebraico e aramaico ovvero le lingue originali dell";antica Palestina. Perciò il film è stato sottotitolato, sebbene, così facendo, il pubblico internazionale, che con quelle lingue non ha certo confidenza, rischi forse di perdere un po"; il fascino della storia.
La pellicola di Gibson che si basa sui Vangeli e narra in modo dettagliato le ultime dodici ore di vita di Gesù, è stata programmata in 2.000 sale cinematografiche degli Stati Uniti. Per un film sottotitolato è un record che straccia anche quello delle 1.225 sale che nel 2001 proiettarono il film di Hong Kong, Iron Monkey. Un multiplex di Plano, in Texas, ha riservato tutte le sue venti sale per la prima. «Sapevo che avremmo registrato una crescita progressiva d";interesse, ma non questa tempesta di richieste» ammette soddisfatto Bob Berney, presidente della New Market Films che distribuisce La passione di Cristo .
Preoccupazione nel mondo ebraico
Il film non ha mancato di sollevare reazioni in tutto il mondo, con elogi e critiche ottenute in eguale misura. Sebbene non sia la prima volta che un film su Gesù innesca inevitabili polemiche "; ricordiamo Brian di Nazareth del 1970, attaccato per essere troppo irriverente oppure L";ultima tentazione di Cristo del 1980 per i suoi espliciti contenuti sessuali "; l";epica pellicola di Gibson è stata criticata per sospetto antisemitismo. La protesta dei gruppi ebraici nasce dalla sensazione che il film inciti all";odio antisemita perché dipingerebbe gli antichi ebrei come responsabili della morte di Cristo.
Quattro dei cinque esperti interpellati dal New York Post "; tra i quali un prete, un rabbino, un docente e lo stesso critico cinematografico del giornale "; hanno definito La passione di Cristo in modi diversi: da «non equilibrato» e «profondamente confuso» fino a «raccapricciante».
Elizabeth Castelli, professoressa di Religione al Barnard College e ricercatrice al Centro Religione e Mass Media della New York University, ha affermato che «Gibson aveva l";opportunità di riflettere sulla lunga storia della teologia della sofferenza, ma l";ha persa realizzando solo un film di brutalità ». Castelli ha aggiunto che il ritratto degli ebrei che emerge dal film è basato sugli «stereotipi medioevali che hanno ispirato la violenza antisemita».
Una nota positiva viene, invece, da un lettore del New York Post che ha definito il film «imperdibile» e «accattivante». Molti teologi sono concordi nel lodare la pellicola per la sua fedeltà ai testi biblici e per aver rifiutato compromessi con le moderne consuetudini.
I cattolici e altri gruppi cristiani così come gli studenti di Teologia, hanno difeso il film dicendo che tiene conto in modo scrupoloso di quanto riferisce il Nuovo Testamento sulla crocifissione. Il reverendo Billy Graham, uno dei più influenti d";America, si è commosso fino alle lacrime e ha affermato che la storia raccontata da Gibson lo ha fatto sentire come un passante che si fosse trovato a vivere sul posto le ultime ore della vita di Cristo.
Anche in Vaticano si era avuta un";impressione analoga nel settembre scorso quando, dopo aver visto il film, il cardinale Darào Castrillà³n Hoyos, prefetto della Congregazione per il Clero, affermò che avrebbe utilizzato qualche scena del film al posto di alcune sue omelie sulla passione di Cristo. Castrillà³n Hoyos aggiunse che «uno dei grandi meriti del film è quello di aver raccontato con grande realismo l";orrore del peccato e dell";egoismo, e la forza dell";amore che redime. È fedele al significato del Vangelo. Coglie le insidie e l";orrore del peccato così come la forza dell";amore e del perdono senza proclamare né insinuare sottintese condanne contro nessuno. L";antisemitismo, come tutte le forme di razzismo, distorce la verità quando mette in cattiva luce un intero popolo. E il film non fa nulla del genere».
Abraham Foxman, direttore della Lega Antidiffamatoria degli Stati Uniti, ha ribadito la preoccupazione degli studenti e dei leader religiosi ebrei che il film possa potenzialmente «giustificare e legittimare l";antisemitismo», e che Gibson «è stato seriamente influenzato da alcune visioni antisemite».
Gibson: un atto di fede
Nonostante la fama del premio Oscar Mel Gibson, già campione d";incassi al botteghino (lo ricordiamo in Braveheart, Mad Max, Lethal Weapon ), e il fatto che egli stesso abbia investito di tasca propria 25 milioni di dollari per girare questo film, le major hollywoodiane si sono dimostrate riluttanti a distribuire la pellicola temendo le inevitabili polemiche che avrebbe suscitato. Ma Gibson non si è scoraggiato e ha dichiarato che se da un lato il film rappresenta davvero il tentativo di mostrare che cosa accadde nelle ultime ore che precedettero la morte di Cristo, dall";altro è anche il risultato di anni di riflessioni oltre che di una personale espressione di fede. «Dovevo farlo. Non potevo non girarlo», ha affermato Gibson, confidando di essere stato spinto a realizzarlo, in parte anche perché aveva visto sull";argomento altre pellicole che secondo lui non erano né comprensibili né credibili. Avendo diretto, prodotto e co-sceneggiato il film, «ho cercato di rendere la storia più realistica possibile. Volevo che gli spettatori fossero dentro i fatti, e testimoni degli eventi così come accaddero».
Per Gibson, attore e regista, La passione di Cristo è anche l";eco profonda della crisi spirituale che attraversò tredici anni fa. «Stavo passando un momento difficile della mia vita e fui sopraffatto dalle riflessioni sulle sofferenze di Cristo, e sulla sua passione.
Nel film, Gibson recita anche un piccolo cameo, e si può vedere la sua mano che inchioda quella di Cristo alla croce. Qualcuno ha arguito che questo gesto simbolico sia un";espressione del suo senso di colpa. «Una volta iniziai a meditare sulla passione, scandagliando in profondità la mia mente e il mio cuore. Allora cominciai a capire e a credere: è ciò che ho trasferito nel film. La storia, il modo in cui ho immaginato la sofferenza di Cristo, si radicò in me e cominciò a germogliare, e raggiunse un punto tale per cui dovevo raccontarla». Prima di iniziare le riprese, Gibson ha compiuto una serie di dettagliate ricerche sulla vicenda per dare corpo ai testi del Vangelo.
L";attore "; nato negli Stati Uniti e cresciuto in Australia, membro di un gruppo cattolico tradizionalista che prende parte alla messa in latino "; sembra soddisfatto del risultato e pensa che la sua creazione sia fedele ai Vangeli: «spero che faccia riflettere la gente e che la gente creda. Il film è sulla fede, sulla speranza, sull";amore e sul perdono. Se riuscirà a smuovere le coscienze, sarà un successo».
* Giornalista di The Tablet. Traduzione dall";inglese di Alessandro Bettero.