LA RIFORMA POSSIBILE

Il responsabile provinciale delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani (Acli) d’Olanda, nonché membro del Cgie, interviene sul tema del rinnovo degli organi di rappresentanza dei nostri connazionali.
06 Gennaio 1997 | di

Le associazioni degli italiani all";estero si stanno avvicinando a tre scadenze importanti che rinnovano speranze e attese. Le prime due riguardano le elezioni per il rinnovo dei Comites e del Consiglio generale degli italiani all";estero. L";altra concerne l";attesa discussione in parlamento dell";ultimo disegno di legge sul voto agli italiani all";estero. Vogliamo qui soffermarci sul futuro dei Comites.

Le elezioni per il rinnovo dei Comites, previste a marzo di quest";anno, nel `€˜96 furono posticipate di un anno, come risposta alla richiesta degli italiani all";estero di farle precedere da una riforma della normativa attuale sul loro ruolo e sul loro funzionamento. Infinite sono state, infatti, fin dall";apparizione della legge 205/85, le osservazioni sulle difficoltà  di coordinare le attività  con i consoli, sulla limitatezza dei poteri del Comitato, sulle complicazioni amministrative e contabili della gestione di attività  dirette all";esterno, ovvero alla comunità  residente nella circoscrizione.

Si ricorderà  che la normativa sui Comites è già  stata modificata una volta, partendo dal lavoro preparatorio fatto dall";apposito gruppo di lavoro costituito all";interno del comitato organizzatore della Seconda conferenza nazionale dell";emigrazione che ebbe luogo a Roma nel dicembre del 1988. Le proposte andavano ben oltre a quanto fu poi recepito dal parlamento italiano. Le modifiche apportate con la legge 172/90 non furono infatti tali da favorire il decollo dei Comites secondo le modalità  auspicate dalle associazioni degli italiani all";estero in tutto il mondo.

Da «Comites» a «Consites»

Oggi il disegno di riforma è affidato al Consiglio generale degli italiani all";estero, prestigioso rappresentante delle comunità  italiane presso il ministero degli Esteri. L";apposito gruppo di lavoro lo ha approntato tenendo conto dell";ampio dibattito assembleare. A conforto di questo c";è l";impegno del sottosegretario agli affari esteri, con la delega per l";emigrazione, l";onorevole Piero Fassino, di farne un disegno di legge ministeriale.

Ma sarà  sufficiente il tempo che ancora resta per fare del sogno del Cgie il nuovo progetto a sostegno dell";attività  dei Comites? Il Cgie propone modifiche importanti e decisive, soprattutto nel rapporto tra comitati e amministrazione. Già  nel primo articolo del progetto "; nel quale si propone di cambiare il nome da Com.It.Es. in Cons.It.Es. "; viene rimarcato il ruolo centrale dei comitati nella rappresentanza democratica degli italiani all";estero in materia di rapporti con ambasciate e consolati. Negli articoli successivi il Consites non si limita più a promuovere attività  in collaborazione con l";autorità  consolare, ma organizza autonomamente le attività  operando con autorità  consolare, enti, associazioni, e assumendosi in piena autonomia la responsabilità  politica e amministrativa delle verifiche finali.

Il Consites di domani si propone insomma come un vero e proprio consiglio eletto con finalità  di rappresentanza politica, e che ha bisogno di un innegabile spazio di autonomia per poter funzionare e rispondere al mandato ricevuto attraverso le elezioni. Il Cgie chiede perciò che ai futuri Consites sia data la possibilità  di esprimere il parere di legge su tutte le richieste di contributi al ministero per gli Affari esteri, fatte da enti e associazioni per il finanziamento di attività  sociali, e di esprimere un parere motivato e obbligatorio sulle richieste al ministero per gli Affari esteri dei finanziamenti riguardanti i capitoli della direzione generale dell";emigrazione e della direzione generale delle relazioni culturali per quanto riguarda assistenza e manifestazioni culturali a favore della collettività  italiana.

Chiede, poi, che i Consites ricevano dettagliate informazioni circa tutti gli altri finanziamenti, provenienti da capitoli di bilancio dello stato e delle regioni, che vengono erogati a enti e istituzioni. È comprensibile che la frustrazione che ha accompagnato in passato l";attività  dei Comites porti adesso a proporre comitati che siano messi in grado di funzionare compiutamente. Così per quanto riguarda i finanziamenti, il Cgie propone che i Consites possano usufruire di un bilancio articolato in vari capitoli onde potersi manifestare senza le limitazioni di oggi.

Occhi puntati su Roma

Il quadro proposto è pieno di auspici e di buone premesse. Il Cgie ha fatto un buon lavoro di consulenza, ma il Cgie non è il gruppo di lavoro, per quanto rappresentativo e capace, scaturito dalla Seconda conferenza nazionale dell";emigrazione. Si tratta di un consiglio eletto in rappresentanza di tutti gli italiani fuori d";Italia, sulla base di una legge dello stato. Non sarà  facile neanche per i più tenaci fautori del principio secondo il quale bisogna cambiare perché nulla cambi, sgretolare questa proposta fino a lasciar passare solo il cambio del nome e qualche altra briciola come accadde con la legge 172/90.

Le comunità  italiane all";estero possono contare su un immenso serbatoio di energie nuove e di esperienze maturate laddove potrebbero nascere, qualora ne fosse data l";opportunità , sostanziali contributi al miglioramento del servizio consolare, alla cultura, al turismo, all";economia, all";assistenza. Condizionare tutto questo potenziale con nuove e pesanti limitazioni potrebbe estraniare gli italiani all";estero dalla vita del nostro paese.

Sussiste, come detto, il problema dell";esiguo margine di tempo utile per approvare la legge. La trattazione in commissione potrebbe snellire di gran lunga le procedure, e giungere così alle elezioni previste per il marzo di quest";anno, con la nuova normativa in vigore. Molto, se non tutto, è nelle mani dell";onorevole Piero Fassino, sottosegretario agli esteri con la delega per l";emigrazione, e presidente del Cgie. Fassino è un uomo che sa moltissimo di organizzazione e che ha una grande esperienza di iter parlamentari. Su di lui sono puntati gli occhi degli italiani di tutto il mondo che credono nella partecipazione democratica alla vita del nostro paese.

Verso la nuova legge
AUTOREVOLEZZA E RISORSE

L";esigenza di una rappresentanza politica per gli italiani all";estero nacque negli anni Settanta, in concomitanza con lo sviluppo dell";associazionismo. I Comites furono proposti allora, ma arrivarono una decina di anni dopo, già  molto in ritardo rispetto alle esigenze. Fin da subito si dimostrarono inadeguati e poco operativi. Sono lontani dalle istanze reali della popolazione. Nasce da qui la richiesta, da parte di alcuni, di eliminarli.

Il loro mancato funzionamento dipende anche dal fatto che non hanno mezzi finanziari, che la loro disponibilità  economica è sufficiente solo per le spese fisse di funzionamento, che si basano per lo più sul lavoro volontario.

Nei confronti dell";amministrazione statale, oggi essi hanno una funzione consultiva non vincolante. Quindi, se si vogliono migliorare i Comites, e se si vuole qualificare la partecipazione degli italiani residenti all";estero, la nuova legge dovrebbe rispondere ad alcuni criteri imprescindibili:

1) occorre precisare le competenze e le aree di intervento degli organismi di rappresentanza degli italiani all";estero;

2) i nuovi organismi devono avere una disponibilità  finanziaria anche per proposte operative;

3) il loro parere deve essere considerato alla pari di quello dell";amministrazione statale, con l";intervento, in caso di conflitto, di un arbitrato indipendente;

4) è necessaria una maggiore differenziazione del numero dei membri in relazione al territorio. Oggi i Comites sono composti da 12 o 24 membri in rapporto al numero dei residenti in una determinata circoscrizione consolare;

5) devono esserci l";obbligo di rendere nota ogni iniziativa, attraverso i mass media a disposizione.

Mauro Montanari

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017