La Scala in tour a New York
New York
Chi sarà il prossimo Luciano Pavarotti? New York, città che ama le stelle dell’opera, si interroga sull’erede dell’insostituibile tenore che ci ha lasciato l’anno scorso. La stagione musicale 2007-2008 della Grande Mela si è aperta listata a lutto: per la morte di Big Luciano sono arrivate condoglianze dalla Casa Bianca, dalle Nazioni Unite e dal Metropolitan, il tempio della musica lirica del Nuovo mondo. Le note italiane, però, sono ancora di casa nella metropoli statunitense, che continua a invitare e apprezzare cantanti, musicisti e orchestre dello Stivale.
Hampshire House, l’appartamento al numero 150 di Central Park South dove Pavarotti viveva e godeva di una vista strepitosa del parco più famoso del mondo, rimarrà meta di appassionati d’opera orfani del grande tenore di Modena. Il suo impegno nell’aiutare i bambini del Terzo Mondo aveva spinto l’Onu a nominarlo «messaggero di pace».
Essere «ambasciatori di pace» attraverso la musica è il trait-d’union che mantiene vivo il legame tra gli Stati Uniti e i pentagrammi italiani. In una serata di gala al Carnegie Hall, un altro tempio per i musicisti di tutto il mondo, il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha ascoltato il concerto della Filarmonica della Scala definendo l’orchestra un «messaggero di pace» al pari di Pavarotti. Per il maestro Riccardo Chailly è stato un trionfo coronato da tre bis: l’ouverture del Guglielmo Tell di Gioacchino Rossini e, per ben due volte, un brano da Jukebox di Nino Rota.
Quest’ultima esecuzione è stata «un omaggio alla musica degli Stati Uniti» ha detto Chailly che durante l’ultimo bis ha salutato il pubblico entusiasta e ha lasciato che l’orchestra concludesse il brano senza conduzione.
Secondo il direttore, i bis e le standing ovation sono stati «un segnale di affetto dal pubblico di New York, un pubblico dalla memoria lunga» che ricorda ancora Arturo Toscanini, «un personaggio indimenticabile e intramontabile che in questa sala ha formato la leggenda dei suoi ultimi anni americani».
Il maestro ricorda che fu proprio Toscanini a portare per la prima volta l’orchestra della Scala a New York, nel 1921.
Nella prestigiosa cornice del Carnegie Hall l’orchestra milanese ha suonato musiche da Lohengrin e Die Walkure di Richard Wagner, quindi Le Fontane e I Pini di Roma di Ottorino Respighi, per poi trionfare con una tripletta di bis, passando da Rossini a Rota.
Spettatore d’eccezione della serata del 13 ottobre scorso è stato Howard Shore, autore delle colonne sonore dei film di Martin Scorsese, David Cronenberg e Jonathan Demme, oltre che dei brani de Il Signore degli Anelli, grazie ai quali ha vinto l’Oscar. «Ho apprezzato molto il brano di Rota alla fine – ha spiegato Shore – l’opera è stata sempre uno degli ingredienti principali della mia musica: ci indica quali sono le nostre radici».
Il 14 ottobre, invece, la Filarmonica ha suonato al World Financial Center, a pochi passi da dove sorgevano le Torri gemelle del World Trade Center abbattute dall’attacco terroristico dell’11 settembre 2001. «L’idea è quella di trasmettere un saluto affettuoso della città di Milano a New York attraverso brani contraddistinti da luce, speranza e voglia di costruire il futuro», ha spiegato Chailly.
Nel suggestivo giardino d’inverno del World Financial Center che ha ospitato il concerto, c’era anche Franco Danieli, viceministro degli esteri con delega per gli italiani nel mondo, che ha sottolineato la vicinanza tra i cittadini dell’Italia e degli Stati Uniti: «L’impegno dei nostri popoli deve essere rivolto a costruire un futuro migliore per le giovani generazioni», ha detto Danieli.
A New York, però, non ha trionfato soltanto la Filarmonica della Scala, ma anche due tenori d’eccezione legati a doppio filo con l’Italia: Roberto Alagna e Andrea Bocelli, considerati da alcuni gli eredi di Luciano Pavarotti.
Alagna ha avuto una vera e propria rivincita a New York: il cantante francese di origini siciliane era finito sui giornali di tutto il mondo per aver abbandonato il palco della Scala dopo essere stato fischiato dal loggione del teatro milanese. Per la nuova stagione il tenore è arrivato alla Metropolitan House – la stessa che Pavarotti ha frequentato per decenni – ed è accaduto quello che nessuno si aspettava. Il direttore generale del Metropolitan, Peter Gelb, ha pensato di sostituire Marco Berti, un tenore che si era ammalato, con Alagna, che si trovava a New York per cantare in Romeo et Juliette di Charles-Francois Gounod e nella Madama Butterfly di Giacomo Puccini.
Alagna viene chiamato a cantare proprio per quella parte che il 10 dicembre 2006 gli fu fatale nell’Aida diretta da Franco Zefirelli: fischiato, abbandonò la scena e fu sostituito in extremis da Antonello Palombi, che cantò in jeans e camicia. A New York il tenore di origini siciliane è tornato a vestire i panni di Radames, il guerriero egiziano che si innamora della principessa etiope che dà il nome all’opera di Giuseppe Verdi. Alla fine dell’aria «Celeste Aida» – quella per cui fu fischiato dall’implacabile pubblico milanese – gli spettatori newyorchesi, invece, hanno applaudito e gridato «bravo». È stata la rivincita del tenore fiero delle sue origini siciliane, che ha festeggiato nel camerino assieme alla moglie Angela Gheorghiu, celebre soprano romeno.
«Quello che ha fatto Alagna è un atto davvero eroico e ha cantato in maniera brillante», ha dichiarato Gelb alla fine della rappresentazione: «Credo che sia uno dei più grandi talenti al mondo e ha in programma concerti qui al Metropolitan fino al 2012». Secondo Gelb, «non solo Alagna è un buon cantante, ma è anche un ottimo attore e ha portato sfumature e profondità al personaggio in una delle migliori performance degli ultimi tempi».
Un altro dei possibili eredi di Big Luciano è Andrea Bocelli, che ha presentato proprio a New York la sua Toscana partecipando all’anteprima mondiale del dvd del concerto di Lajatico, sua città natale, in provincia di Pisa.
All’inizio di novembre dell’anno scorso, lo Ziegfeld Theatre, a pochi passi da Broadway, ha ospitato la proiezione di Andrea Bocelli Live in Tuscany, un filmato prodotto dalla PBS. La pellicola si apre con una dichiarazione d’amore per i paesaggi della Toscana. David Foster, musicista amico del tenore, ha presentato Bocelli definendolo «il più grande cantante sulla terra». La platea newyorchese ha apprezzato l’anteprima del dvd, che raccoglie le performance di Bocelli assieme al sassofonista statunitense Kenny G, il pianista cinese Lang Lang, le cantanti italiane Elisa e Laura Pausini, e molti altri.
Il tenore toscano ha detto di amare il pubblico americano perché è «senza pregiudizi». Bocelli ha ammesso di non aver mai superato la paura da palcoscenico, ma il calore degli spettatori statunitensi lo ha sempre aiutato a non avere timori. Il cantante toscano è arrivato negli Stati Uniti all’inizio della nuova stagione per promuovere il suo nuovo album, Vivere, che raccoglie i suoi più grandi successi.
La Metropolitan Opera House di New York ha ospitato un altro grande ritorno italiano. A 160 anni dalla prima esecuzione, e dopo 19 anni di assenza dal Met, è tornato in scena un grande capolavoro di Verdi, il Macbeth. La produzione diretta dal regista Adrian Noble è stata interpretata dal baritono serbo-montenegrino Zeljko Lucic e il soprano di Odessa Maria Guleghina. A dirigere l’orchestra, invece, c’era James Levine. Anche in questo caso, tanti applausi del pubblico newyorchese che continua ad apprezzare la musica italiana.