La scuola che salva

09 Aprile 2001 | di
   
   
     

Otto scuole       finanziate nel Terzo mondo per bambini e ragazzi vittime della povertà ,       della guerra, dell aids: questo l impegno della campagna di giugno 1999. E       questi i risultati: centinaia di giovani e bambini potranno sperare,       grazie alla generosità  di tanti lettori, in un futuro       migliore.

La Caritas antoniana cresce e si adegua ai tempi. E con l esperienza si affina la capacità  di superare gli interventi di urgenza e andare al nocciolo del problema: eliminare le cause della povertà . Con questo spirito, nel 1999, i tre progetti di giugno avevano al centro la scuola. Un diritto negato per 130 milioni di bambini nel mondo, un ipoteca sul futuro e sulla stessa sopravvivenza.
Drammatica la situazione delle bambine: su tre bambini che non vanno a scuola, due sono femmine. Il rapporto Unicef di quell anno spiegava che un aumento di 10 punti percentuali del tasso d iscrizione femminile alla scuola elementare riduce la mortalità  infantile del 4,1 per mille.
L istruzione allevia anche lo sfruttamento al lavoro: dato non trascurabile visto che nel mondo 250 milioni di bambini lavorano, spesso in condizione di schiavitù. Favorire l accesso all istruzione sia elementare sia superiore diventa una chiave fondamentale di sviluppo. Per questo, la Caritas antoniana nel 1999 ha contribuito alla costruzione, ristrutturazione o mantenimento di otto scuole in tre paesi: India, Uganda e Brasile. A distanza di ormai quasi due anni, vediamo che cosa è stato realizzato.

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INDIA - 200 milioni

Due case di accoglienza per 200 bambine tribali nelle colline di Yelagiri e Jawadi, vicino a Madras.

Lintervento, realizzato dalle suore di Maria Ausiliatrice del Chennai (Tamil Nadu), è riservato alle bambine delle popolazioni indigene, perché più esposte alle violenze e allo sfruttamento. La donna in India è gravemente discriminata non solo per la mancanza dei mezzi, ma per antichi retaggi culturali. Se in più è di origine tribale popolazione ritenuta primitiva e inferiore la sua diventa una doppia emarginazione.
La preparazione alla scuola delle bambine tribali inizia con un educazione non formale, cioè con un processo di recupero della dignità  e della coscienza di sé, uni to alla cura per la salute, alla conoscenza delle regole sociali e all apprendimento di un lavoro. Solo dopo questo percorso, le bambine sono in grado di affrontare la scuola pubblica. Per realizzare questo accompagnamento è necessario un contatto continuo, che solo il vivere insieme può dare.
Il progetto della Caritas antoniana prevedeva due case di accoglienza, una nelle colline di Jawadi, l altra nelle colline di Yelagiri, vicine ai villaggi tribali. Purtroppo, a Yelagiri la costruzione è stata bloccata per l impossibilità  di trovare l acqua. Dopo vari tentativi andati a vuoto, le suore hanno deciso di dirottare i fondi alla casa di Jawadi, costruendone una più capiente e attrezzata.

 

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UGANDA - 240 milioni

Aiuto a tre scuole elementari, una professionale e una superiore, nella diocesi di Masaka. 215 milioni

 

Il progetto, più vasto e articolato, è stato possibile grazie alla supervisione del vescovo di Masaka, John B. Kaggwa. La sua conoscenza del territorio e delle necessità  ci sta dando la possibilità  di aiutare un gran numero di bambini e ragazzi.
L Uganda è una paese devastato dalla guerriglia e dallaids. Quest ultimo, in particolare, sta decimando la popolazione tra i 15 e i 49 anni, lasciandosi alle spalle più di 1 milione e 100 mila orfani, in stato di completo abbandono. L unica istituzione a farsene carico è la scuola elementare. I bambini, frequentandola, hanno almeno un punto di riferimento e un pasto al giorno.
Per questo motivo, la Caritas antoniana ha aiutato tre di queste istituzioni, assecondando le loro richieste: 

- St. Francis primary school a Kagoogwa ha ottenuto un aiuto per la costruzione di aule in muratura per 400 bambini. Contributo versato: lire 25 milioni.

 

- St. Benedict Kibuuka memorial primary school a Kiwaawo, frequentata da 347 alunni, non aveva i banchi, che abbiamo provveduto ad acquistare. Contributo versato: lire 7 milioni.

 

- St. Joseph s multipurpose institute (SSS) Villa Maria a Masaka. La scuola, composta da due blocchi di aule, aveva bisogno di rifare il tetto di uno dei due edifici e di costruire due cisterne per l acqua. Contributo versato: lire 43 milioni.
Oltre alla prima formazione e accoglienza, occorreva pensare anche ai più grandicelli, che senza istruzione professionale non potevano aspirare a un futuro migliore.
Per questo, abbiamo finanziato la:
- St. Sebastian Kyengerere vocational training. È una scuola professionale per almeno duecento ragazzi, che sta già  formando i futuri sarti, carpentieri, muratori, ristoratori, segretari e artigiani della zona. Contributo versato: lire 30 milioni.

Il vescovo Kaggwa ci aveva anche espresso la necessità  di formare personale specializzato per i quadri intermedi dell amministrazione, ormai quasi inesistenti a causa di guerre e malattie. Era l unico modo affinché i giovani tornassero a riappropriarsi dello sviluppo del paese. La Caritas antoniana si è dunque offerta di appog giare la ristrutturazione e l avviamento di una nota istituzione locale:
La St. Joseph s senior secondary school di Nkoni, chiusa per ragioni economiche. Oggi già  si praticano corsi per segretari di azienda, artigiani, agricoltori, ristoratori e nutrizionisti. Il contributo versato è di 110 milioni di lire.

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BRASILE - 240 milioni

Città  dei bambini «Maria Immacolata»: accoglienza e formazione ragazzi e bambini di strada a Santo André.

240 milioni

 

L

a Città  dei bambini è un nostro fiore all occhiello. È nata nel 1961 per iniziativa di un padre della basilica del Santo, padre Pio Populin, missionario in Brasile, ed è tuttora guidata da un nostro confratello, padre Luigi Favaron. È un opera importantissima per la zona perché accoglie bambini abbandonati da pochi mesi ai 17 anni di età , offrendo accoglienza, alfabetizzazione e formazione professionale. Oggi è frequentata da quasi 400 minori.
Praticamente in ogni fase della sua storia, i lettori del «Messaggero» hanno sostenuto l istituzione: prima, costruendo l ala riservata alle bambine (1968), poi, con il dilagare del fenomeno dei bambini di strada, innalzando l età  degli assistiti dai 14 ai 17 anni (anni 80), quindi costruendo l asilo nido per i figli delle madri lavoratrici e i capannoni delle scuole professionali di informatica, cucito industriale, elettronica, idraulica (anni 90) per i più grandi. L ultima fase, quella finanziata nel 1999, ha soddisfatto i seguenti obiettivi:
- la ristrutturazione della parte vecchia dell asilo;
- l acquisto di macchinari per i laboratori;
- gli stipendi, per un anno, del personale dell asilo e dei corsi professionali; l alimentazione per un anno di 45 bambini di famiglie povere;
- l acquisto di strumenti musicali per la banda dei bambini di strada.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017