La scuola si rinnova

01 Settembre 1999 | di

La scuola è un momento troppo decisivo nella vita di una società  perché la si possa lasciare languire nell`€™indifferenza.

Settembre. Archiviato il capitolo ferie, è anche bello riprendere il ritmo delle occupazioni abituali, nel solco di un impegno che continua: nel lavoro, sui banchi di scuola, nella propria casa o in altre situazioni nelle quali la vita con la sua imprevedibilità  ci ha posto. Impegno a crescere, a raggiungere quella maturità  cristiana che ci faccia diventare stimolo, fermento di carità , di speranza e di fraternità  in un mondo che ha smarrito più di una bussola e pare che non abbia più molto di vero da proporre. Tutto è fiction, tutto è virtuale.

Ci attendono tempi carichi di promesse. È alle porte la fine del millennio, evento nel quale Giovanni Paolo II ha voluto innestare il giubileo come opportunità  di grazia per riavviare il cammino di ciascuno lungo i sentieri tracciati da Gesù Cristo, giusto duemila anni fa quando, incrociando la sua divinità  con la nostra vicenda umana, ha ridato una nuova speranza a tutte le cose.

Settembre è anche il mese del ritorno dei ragazzi sui banchi di scuola. Anche qui non mancano attese e novità . La nostra povera scuola, sulla cui necessità  di rinnovamento si sono consumati fiumi di inchiostro e ore a non finire in dibattiti e convegni, sta tentando di darsi finalmente una poderosa scrollata per adeguarsi alle esigenze dei tempi e alle richieste di una società  sempre più complessa. Lo sta facendo con una riforma, proposta dall`€™attuale ministro della Pubblica istruzione, Luigi Berlinguer, che non sarà  la migliore delle riforme possibili, ma è sempre meglio dell`€™immobilità  nella quale ha stagnato per decenni. Una riforma che ha innescato un acceso dibattito e suscitato vivaci contestazioni. Come è giusto che sia. La scuola è un momento troppo decisivo nella vita di una società  perché la si possa lasciare languire nell`€™indifferenza: la civiltà , il grado di progresso e di vivacità  di un paese non si misurano dalla quantità  delle ricchezze materiali prodotte, ma dalla qualità  delle sue scuole. Saggio e lungimirante è un popolo quando nella scuola investe denaro e persone con generosità  e oculatezza, e senza sprechi ovviamente, ponendo le basi per un futuro di civiltà  e di progresso.

Ma gli alunni non sono contenitori da riempire di nozioni; sono persone che devono essere aiutate a formarsi, a maturare, a diventare cittadini consapevoli. Uomini insomma, in grado di districarsi nei meandri della vita, forniti di quell`€™indispensabile bagaglio di certezze e di valori che li fa anche uomini onesti, rispettosi della vita propria, di quella degli altri e della libertà  di tutti, solidali e aperti ai bisogni dei più deboli. Compito difficile al quale la scuola non può sottrarsi e che dovrebbe vedere lavorare insieme insegnanti e genitori. Utopia? Può darsi, ma anche di questa si alimenta la speranza cristiana.

Alcuni passaggi della citata riforma sono già  passati o stanno passando alla prova dei fatti.

Il nuovo esame di maturità  `€“ o esame di stato, come si chiama ora `€“ è già  stato sperimentato e con esiti meno drammatici del previsto, con qualche bocciato in più rispetto agli anni passati. È stata per tutti, professori e alunni, una faticaccia, come è giusto che sia; alcuni meccanismi dovranno essere rivisti.

Un`€™altra novità  è in procinto di esser varata e alcune scuole la sperimentano già  da quest`€™anno, ed è l`€™autonomia (le dedichiamo un ampio servizio più avanti) grazie alla quale ogni scuola avrà  ampie possibilità  di gestirsi, di decidere come realizzare i programmi e, in parte, anche sceglierli liberamente. Una mezza rivoluzione rispetto a quando era il ministero a decidere su tutto; ma richiede tanto impegno e tanta fantasia da parte di tutti: dai presidi agli insegnanti, ai genitori, agli alunni stessi. Molti alibi cadranno e a nessuno è concesso stare alla finestra a guardare, men che meno i genitori, i quali ora avranno anche l`€™opportunità  di scegliere per i figli la scuola che meglio soddisfa le esigenze dei ragazzi e le loro stesse attese, optando tra le proposte formative che ogni scuola è tenuta a predisporre e a far conoscere.

Ma qui casca l`€™asino, se non verrà  riconosciuta una parità  scolastica. Alle richieste della scuole cosiddette private di essere equiparate a quelle pubbliche anche nel sovvenzionamento, in modo che le famiglie le possano scegliere senza svenarsi, il governo ha risposto proponendo un buono-studio per le famiglie più povere. È un passo avanti rispetto al nulla, ma non è tutto quello che può essere fatto. Al momento in cui scriviamo la battaglia sul tema è ancora in corso e crediamo che sarà  dura. Ci proponiamo di ritornare sull`€™argomento.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017