La speranza dal virus dell’aids

15 Aprile 2001 | di
   
   
       Un passo decisivo è stato compiuto nella ricerca sulla leucodistrofia metacromatica, una malattia rara, causata dal difetto di un enzima. Il gene malato verrà  sostituito da uno sano, introdotto nella cellula grazie al virus dell' aids.

È

tutta italiana la più recente e brillante scoperta legata alla leucodistrofia metacromatica, una malattia rara causata dal difetto di un enzima (Asa) che avrebbe il compito di smaltire l' accumulo di materiale presente nei nervi. Il mancato smaltimento provoca un mal funzionamento del sistema nervoso, sia centrale sia periferico.
L' équipe italiana titolare della ricerca ha messo a punto una strategia innovativa: rimpiazzare con una copia sana il gene colpito dalla lesione. «Per fare questo - dice il professor Luigi Naldini, direttore del laboratorio di Terapia genica per la ricerca e la cura del cancro, di Candiolo (Torino), e titolare, con il professor Claudio Bordignon, del brillante studio finanziato da Telethon - si usano vettori, cioè virus attenuati che sono in grado di trasportare geni sani nelle cellule malate. Il sistema vettore adottato, che abbiamo sviluppato negli ultimi anni, è derivato dal virus che provoca l' aids, del quale usiamo solo una piccolissima quota, dopo averla privata in laboratorio delle sequenze pericolose».
Non possiamo ancora cantare vittoria, perché si tratta di un lavoro di base, uno studio, cioè, di un modello della malattia che si sviluppa nei topi e non nell' uomo. Si è riscontrato, però, che trasferendo il gene sano negli animali che ne hanno una copia mal funzionante, non solo sono stati corretti i sintomi della malattia, ma, in caso di trattamento precoce, i benefici effetti durerebbero per tutta la vita. E non è poca cosa, considerando che, come sottolinea ancora il professor Naldini, «il mal funzionamento più preoccupante insorge proprio nella prima infanzia, quando la patologia è progressiva e conduce a un handicap completo e totale, e spesso anche alla morte in giovane età ».
Nel modello animale, quindi, la malattia è stata bloccata. Non rimane ora che compiere il prossimo passo, quello più complesso, cioè il trattamento clinico sull' uomo. La meta è ancora lontana, ma la strada imboccata è sicuramente quella risolutiva.

Per saperne di più

www.telethon.it www.uildm.org/opuscoli/altre/metaleuc.htm


   
   
G  OLF SENZA BARRIERE      

F        ino a pochi anni fa, in Italia era ritenuta una delle discipline sportive più elitarie. Si tratta del golf, uno sport costoso, praticato in grandi aree verdi e disciplinato da regole ferree. Forse tutto questo è ancora valido, ma una piccola barriera sta crollando. Uno dei fautori di tale cambiamento è l' architetto  Danilo Redaell  i, docente presso il Politecnico di Milano e fondatore dell' Aig                         d, Associazione italiana golfisti disabili, che è titolare di un progetto per la realizzazione del primo campo da golf italiano accessibile a tutti, che sta nascendo in provincia di Torino. «L' idea è nata osservando le realtà  straniere, specialmente quelle americane ed europee, decisamente più floride e sensibili alle necessità  dei disabili - afferma l' architetto Redaelli - . Il campo da golf non ha bisogno di subire grandi variazioni. È sufficiente valutare caso per caso quali siano le limitazioni o le barriere, anche naturali, che non consentono una deambulazione per i disabili motori, o una corretta percezione dello spazio e un orientamento per i disabili sensoriali, come i ciechi o gli ipovedenti. In seguito - conclude Redaelli - è sufficiente posizionare, per esempio, delle mappe tattili o delle pedonalizzazioni con quadrotti che consentano di capire l' andamento del percorso, o ricorrere a piccoli escamotage   sonori per identificare le varie postazioni».
Il primo campo da golf       senza barriere verrà  creato in un' area di 70 ettari all' interno del       parco di Stupinigi, ex riserva di caccia reale, su terreno dell'       ordine mauriziano.

Per saperne di più
Aigd
  Associazione italiana golfisti disabili, tel. 02/316518, emai l: redanilo@libero.it

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017