La speranza vinca la paura!

Il mondo sembra precipitato in una perversa spirale di violenza. Ma Cristo risorto ci invita ad uscire dal tunnel dell’odio: tacciano le armi, parlino i cuori.
16 Aprile 2004 | di

«La primavera 2004 ha ucciso le rondini. Nessuna trattativa di pace fa progressi, e la violenza, la rottura dei negoziati, la guerra delle identità , la forza come sostituto brutale del dialogo, sono regole quotidiane», scriveva recentemente Gianni Riotta sul Corriere della Sera. Una riflessione pubblicata pochi giorni dopo gli attentati terroristici di Madrid, ma che si riferiva ad altre gravi emergenze, come il fallimento della Road Map , l";insorgere delle contrapposizioni etniche nei Balcani e in Afghanistan, l";inerzia politica dell";Onu e dell";Europa in riferimento alla grave situazione politica e sociale dell";Iraq e, infine, la crisi economica e occupazionale che, contro ogni prospettiva, rischiano di rinchiudere in se stessi i Paesi dell";Unione a difesa dei loro interessi.
«La primavera 2004 vede la prima guerra globale far avvizzire dialogo e trattative mentre la forza bruta occupa il campo», concludeva Riotta. Una riflessione che condividiamo, constatando come tra tante popolazioni del mondo sta diffondendosi la sensazione di un futuro pieno d";incertezze. La paura prevale sulla speranza; un senso di pessimismo mette in crisi il ruolo delle istituzioni e si riversa sui politici per la loro incapacità  di rispondere alle attuali gravi problematiche. Ai governi e alle istituzioni nazionali, i cittadini chiedono maggiore sicurezza contro gli attentati terroristici; i giovani chiedono un lavoro e una casa per formarsi una famiglia mentre gli anziani, di fronte ai tentativi in corso di smantellare lo «stato sociale», chiedono che l";assistenza sociosanitaria e pensionistica non venga meno. Sono rilievi che riflettono il pensiero e le preoccupazioni di tante persone. Gli attentati dell";11 settembre 2001 sono stati un tragico evento che ha scosso il mondo ma, purtroppo, non vi hanno fatto seguito azioni di pace bensì interventi militari. E gli attentati terroristici in Iraq, in Afghanistan e in Terra Santa continuano ad uccidere.
Anche se tutto ciò può tarpare le ali a futuri progetti di pace per l";umanità , noi non vogliamo che ci sia sottratta la voglia di sperare. Allora come possiamo recuperare fiducia nel nostro impegno quotidiano? Innanzitutto sentendoci coinvolti dalle problematiche che angosciano il mondo, valutandone le cause e le possibili soluzioni. Invece di essere succubi di paure, riusciamo così a vincere la tentazione dell";inerzia, e divenire consapevoli che il bene comune si raggiunge con la nostra partecipazione. Per quanti operano, come noi, nel settore della comunicazione, la sfida è di convincere quanti ci leggono che oggi non è possibile estraniarci dai problemi che coinvolgono l";umanità .
I discorsi che Giovanni Paolo II rivolge alla Chiesa sono un continuo stimolo affinché le comunità  cristiane e le istituzioni civili e politiche intervengano per risolvere situazioni di tensione irrisolte e tanti conflitti anche dimenticati. Ricordando, in particolare, il 25 marzo 1984 quando affidò l";umanità  alla Madonna, lo scorso 25 marzo il pontefice ha sottolineato come «a vent";anni di distanza, il mondo resta ancora paurosamente segnato dall";odio, dalla violenza, dal terrorismo e dalla guerra». Anche se la voce è flebile, rimangono sorprendentemente forti i messaggi di questo Papa, sempre pronto a denunciare ogni negazione dei diritti umani e ogni attentato contro la pace. Quanto mai attuale è il suo recente richiamo al mondo politico contro lo sfruttamento dei minori per fini bellici e per promuovere investimenti capaci di bloccare gravi epidemie, come l";Aids, che dopo aver provocato, dal 1980 ad oggi, la morte di 20 milioni di persone, ne ha messo a rischio altre 40 milioni. Sono interventi che ci educano alla solidarietà , che stimolano i potenti a non fermarsi alle buone intenzioni, ma a «scommettere sulla pace».
Come vie di soluzione all";attuale inefficienza, egli propone la preghiera e poi l";apertura dei cuori «ad uno sforzo coraggioso di reciproca comprensione» per la soluzione pacifica delle tensioni internazionali. Una reciproca comprensione tra popoli di diversa religione, razza e cultura: una via al dialogo e alla pace che trova ispirazione nel messaggio evangelico ma che può rendere più visibile la speranza in un futuro migliore dell";umanità .

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017