La storia di dodici ladroni che non riuscirono a rubare
Correva l'anno 1292. Un frate, ritornando a Padova da un pellegrinaggio a Roma, si imbatté in un vecchio sopra gli ottanta che, in ottima salute e dallo sguardo sereno come il cielo di Galilea, aveva appena portato a termine il suo dodicesimo pellegrinaggio alla tomba degli apostoli.
Cammin facendo, il vecchio confidò al frate di aver fatto parte di una banda di ladroni convertitisi dopo aver ascoltato una predica di sant'Antonio. Era stato proprio il Santo ad assegnare a lui come penitenza di recarsi pellegrino per dodici volte alla tomba degli apostoli. Con il cuore ancora gonfio di commozione, il vecchio ripercorreva la sua vita trascorsa con la banda che dai boschi, dove aveva il covo, si fiondava sui malcapitati viandanti strappando loro quanto avevano, o scendeva a valle per incursioni nei villaggi vicini. Una volta andarono ad ascoltare una predica del Santo: le sue parole penetrarono nella loro mente e nel loro cuore come un fuoco ardente, inducendoli a pentirsi della vita che facevano, a confessarsi e a convertirsi.
Cerchiamo di immaginarci i particolari della vicenda: i ladroni, dodici, avevano sentito parlare del grande predicatore che stava scotendo la regione veneta; c'era un sacco di gente, proveniente anche da lontanissimi villaggi, che accorreva per ascoltarlo, per vederlo, per confidarsi con lui; la sua parola - si diceva - aveva effetti straordinari nella coscienza e nella vita della popolazione. Ma essi si prendevano gioco di quei fatti: stupidaggini - dicevano -, fantasie di vecchie piagnucolose.
La questione, comunque, li interessava per una ragione concreta. Con tutta quella gente - commentavano - che se ne sta assorta ad ascoltare la predica, sarebbe stato un gioco alleggerirla delle borse.
Fu così che, travestiti da poveri contadini, si recarono dove il Santo predicava a un numero sterminato di ascoltatori. I ladroni si mimetizzarono qua e là tra la folla, con gli occhi fissi sulle borse, tasche e portafogli dei presenti, tutti presi dalla parole del Santo.
Si era in Quaresima, periodo di penitenza e sant'Antonio, ispirandosi al tempo liturgico, aveva scelto come tema della sua predicazione il sacramento della confessione: La confessione - diceva - è chiamata casa di Dio perché per mezzo di essa il peccatore si riconcilia con Dio, così come un figlio si riappacifica con il padre quando questi lo riaccoglie nella casa paterna. La confessione può anche essere chiamata porta del cielo. Sì, è veramente la porta del cielo, veramente la porta del paradiso: in effetti, attraverso questa il penitente è indotto a baciare i piedi della divina misericordia, è reso degno di baciare le mani della grazia celeste, e viene accolto dal bacio della paterna riconciliazione.
Voce di verità e misericordia
Nonostante il gran numero di persone riunite in un grande spazio all'aperto, la voce del Santo risuonava chiara e forte ma insieme dolce e delicata. Voce pregna della serena convinzione della verità , carica della tenera carezza della misericordia, della presenza della giustizia divina. Quella voce recava venti di eternità che attraversano il silenzio, e sembrava diretta personalmente a ciascuno dei presenti.
Quella voce bloccò le mani già pronte alla rapina: mai nessuno aveva parlato loro in quel modo. Esterrefatti, si lasciarono sfilare la folla davanti al naso senza sottrarre nulla a nessuno. Ritrovatisi, ciascuno doveva esibire il bottino racimolato per dividerlo con gli altri. Ma stavolta nessuno aveva alcunché da esibire e ognuno pensava di essere stato il solo a restare pietrificato dalle parole del Santo. Non sospettando che a tutti fosse successa la stessa cosa, ognuno provava timore e vergogna della propria debolezza. Ma poiché nessuno parlava di bottino e di spartizione e tutti se ne stavano impacciati e ammutoliti, capirono di essere caduti nello stesso tranello.
Non del tutto convinti di quel che era successo, decisero di riprovare. Accorsero a un'altra predica del Santo, con il solito obiettivo: rubare. Questa volta, tra le altre cose il Santo disse: La coscienza è come l'intima casa di ognuno di noi, alla quale il Signore fa visita infondendole la sua grazia, in modo che questa coscienza possa riconoscere la sua colpa, e riconoscendola provi vergogna e pentimento. Ma era proprio quello che ognuno di quei ladroni stava vivendo. Ormai non c'erano dubbi: il Signore visitava i loro cuori e li colmava di grazia.
Dal Santo con pentimento
Poco dopo, uno dopo l'altro, si incontrarono con sant'Antonio, per manifestargli il pentimento e il desiderio di iniziare una nuova vita. Immaginiamo la scena: i ladroni che si presentano uno alla volta al Santo, pieni di vergogna, con la testa bassa e, con il nodo alla gola, riuscendo a malapena a dire: Padre, ho molto peccato, sono pentito.
Il Santo, guardando ognuno fisso negli occhi, diceva: Guardami. L'uomo, alzando la testa, incontrava gli occhi del Santo. Allora il frate gli tendeva le mani, piene di misericordia, e il penitente scoppiava in lacrime. Poi il Santo lo abbracciava paternamente, lo benediva e in nome del Signore lo mandava in pace. Da quell'incontro l'uomo usciva con una luce nuova negli occhi, con il cuore traboccante di gioia e desideroso di proclamare al mondo la meraviglia che il Signore aveva appena attuato in lui.
In quel modo sant'Antonio fu testimone e occasione di conversione per quegli uomini che, vivendo ai margini della società , si erano riconciliati con Dio e con i loro simili. Ancora una volta si compiva la parola di Dio: Ci sarà più gioia in cielo per un solo peccatore che si converte, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di convertirsi. (Lc 15,7).