La storia, maestra di vita

Ritagli di giornale, interviste e foto raccontano le vicende della comunità italiana negli ultimi 35 anni, suscitando curiosità e interesse.
05 Marzo 2002 | di

Vancouver

La comunità  italiana di Vancouver sta accogliendo con grande interesse il secondo volume della propria storia, quella compresa tra il 1967 e il 2001. Ne è autore Raymond Culos (*) che nel 1998 aveva pubblicato con successo il suo Vancouver";s Society of Italians, accurata rassegna di fatti, attività , personaggi e istituzioni della locale comunità  italiana tra gli anni 1904 e 1966. Come il primo volume, a cura della Harbour Publishing, anche il secondo si presenta in edizione rilegata: 308 pagine suddivise in due parti, trenta capitoli corredati da 350 fotografie e il contributo di ben 115 personaggi attivi nella comunità , oltre a un dettagliato indice di nomi e località .

L";opera "; in anteprima illustrata e ampiamente diffusa all";interno della comunità  nel corso di un ricevimento presso il Centro Culturale Italiano "; a metà  marzo viene presentata al più largo pubblico multiculturale vancouverita durante una cerimonia ufficiale nella prestigiosa sede del Vancouver Museum.

La prefazione del libro è a cura della scrivente. E intende suggerire un orientamento e un modo per una serena e costruttiva lettura delle pagine, alcune particolarmente scottanti, ricostruite e documentate da Ray Culos «ad interesse di quanti sono orgogliosi della loro discendenza italiana e considerano importante lasciare un";eredità  di storia comunitaria alle successive generazioni».

Confesso di essere stata felice e insieme turbata quando Ray Culos mi ha offerto di scrivere la prefazione al suo secondo volume di Vancouver";s Society of Italians. Felice, perché credo fermamente nella necessità  di documentare il passato per non dimenticare. Il passato è fondamento del presente e premessa per il futuro, sempre che si creda al valore della storia come magistra vitae. Turbata, perché sono consapevole della difficoltà  di essere spassionati di fronte ad avvenimenti che ci hanno più o meno coinvolti. La tentazione, anche se latente, di privilegiare alcune scelte piuttosto di altre, costituisce un pericolo reale contro il dovere di obiettività  e la coerenza morale richiesti al giornalista.

Ho letto e riletto queste pagine e ne ho ricevuto una lezione importante di serenità  e di stile. Anche quando le situazioni rievocate sono scottanti, l";autore sa puntualizzarle con gentilezza e arguzia. In coerenza con il ruolo di mediatore e pacificatore da sempre esercitato nella comunità , Ray Culos racconta con equilibrio, mai perdendo di vista il rispetto delle persone. Ripenso, ad esempio, all";annosa e dolorosa vicenda Branca-Germano (**), cui è dedicata l";ampia documentazione dei primi capitoli del libro. Non sono stata testimone diretta di quegli avvenimenti, ma ne ho subito le conseguenze sia pure arrivando a Vancouver qualche anno dopo. C";erano ancora contrasti, schieramenti di parte, malumori, ma avvertivo anche una volontà  di operare per ristabilire l";unità  sia pure nella diversità  delle collocazioni associative e personali. Come ogni comunità , anche la locale comunità  italiana è composta di uomini e di gruppi che con le loro aspirazioni e le loro idee, ma anche con le loro forti passioni, hanno contribuito e contribuiscono a definirne un";immagine unica. Questo è un segno di vitalità : quella vitalità  che da sempre ha caratterizzato la presenza italiana in questa parte dell";ovest canadese. Basta rivisitare la storia dei pionieri, documentata in modo eccellente da Ray Culos nel primo volume di Vancouver";s Society of Italians, e si potrà  individuare "; al di là  di episodi passeggeri e di strappi apparenti "; un filo ideale di continuità  tra quei primi coraggiosi immigrati e i loro discendenti, tra gli italiani venuti negli anni Cinquanta-Sessanta e i giovani italocanadesi alla ricerca di un";identità , tra i più recenti arrivati e quanti, nel tempo, hanno saputo conciliare italianità  e canadesità .

In questo secondo volume di Vancouver";s Society of Italians, la locale comunità  viene descritta attraverso le molteplici associazioni e i moltissimi personaggi che vi hanno operato e vi operano. La narrazione prende avvio dalla cessazione, nel 1966, della Sons of Italy Mutual Aid Society e la contemporanea fondazione della Confratellanza Italo-Canadese con le sue attività  e i suoi programmi, in parte rivolti alla realizzazione di una Casa d";Italia. E rievoca la nascita, nel 1974, della Italian Folk Society of British Columbia diventata nel 1977 il Centro Culturale Italiano di Vancouver, importante punto di riferimento per gli italiani qui residenti e per la più vasta comunità  multiculturale.

Mediante un";accurata e ricca documentazione, l";autore esplora, in maniera brillante e scrupolosa, i trentacinque anni che ci separano da oggi, mai perdendo di vista lo scopo costruttivo della sua impresa. Mi sembra tuttavia opportuno richiamare l";attenzione del lettore su quanto segue. Se i contenuti del primo volume riguardavano la storia comunitaria, quelli del secondo si riferiscono in gran parte all";attualità . Qui ci si muove nella cronaca, nel divenire. Resta tuttavia fondamentale il dovere di equilibrio e di obiettività . Ray Culos ha risolto il difficile problema ricorrendo, oltre che ai molti ritagli-stampa, alle interviste dal vivo: la particolarità  dei personaggi "; con le idee da loro direttamente espresse e gli episodi narrati "; risalta in maniera fedele, suscitando curiosità  e interesse, ma soprattutto lasciando libero il lettore di esprimere o meno giudizi di merito.

Piene di brio sono le pagine dedicate all";attività  e alla passione sportiva di tanti giovani e non più giovani protagonisti. Commovente e opportuno il capitolo conclusivo, riservato alla tuttora vitalissima saga degli abitanti della prima Little Italy, quella sviluppatasi intorno a Prior Street e con punto di aggregazione la chiesa del Sacro Cuore. Vi incontriamo uomini e donne che non fanno parte di organismi «istituzionalizzati», ma che ci indicano valori importanti. Un esempio? «Un";eredità  lasciataci dalla gente che ha vissuto nella zona, è il senso di orgoglio. È incredibile come i nostri anziani abbiano saputo affrontare le avversità  conservando la loro dignità Â». Ma ci sono molti altri spunti di riflessione. Esemplare "; quale contrappunto di una sinfonia che avvolge, scuote e rasserena "; l";invito alla tolleranza e al rispetto, tra persone ed etnie, espresso dal giudice Iacobucci nell";intervista con l";autore. Rievocando la propria storia personale, egli indica in tre punti la semplice ma fondamentale lezione impartitagli dai genitori: «Persegui un";educazione perché nessuno mai te la potrà  rubare, lavora più intensamente che puoi, mai arrecare vergogna alla tua famiglia». Non è questo un programma educativo essenziale, tuttora valido per figli, nipoti e pronipoti? Ispirato nella sua scelta professionale dal leggendario giudice Angelo Branca, come lui italocanadese di prima generazione, il giudice Frank Iacobucci ci richiama ancora una volta alla «loyalty of the whole that is Canada». Senza rinunciare ai valori di una ricchissima eredità . Un progetto affascinante per la società  degli italiani di Vancouver e per ognuno di noi.

Una nota triste riguarda infine la prematura scomparsa di Lino Natola, già  presidente della Confratellanza italocanadese negli anni Ottanta, e del Centro Culturale Italiano dal,1994 al 1999. «Lino "; scrive Culos nel secondo volume di Vancouver";s Society of Italians "; è un uomo di saldi principi, guidato da una rigorosa etica cristiana, che ha contribuito, con migliaia di ore di lavoro volontario, alla vita della comunità  italiana». Un esempio di coerenza e di intelligenza da non dimenticare.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017