La terza giovinezza della vita

Una miriade di iniziative per aiutare gli anziani che si trovano all'estero a vivere come un'autentica vocazione questa nuova stagione della loro esistenza.
16 Novembre 2009 | di

Berna
Sfogliando i bollettini delle Missioni cattoliche italiane in Svizzera, o il settimanale Corriere degli Italiani, si rimane colpiti dall’attenzione riservata alle sfide della terza età in emigrazione. A giudicare dalla varietà dei programmi messi in atto, è evidente che si tratta di uno degli impegni più sentiti e più curati. Le Missioni si propongono di aiutare gli anziani a vivere questa nuova stagione come un’autentica vocazione.
I pensionati che ruotano attorno alle Missioni, partecipano alle attività più svariate. Si va dalle passeggiate agli incontri di preghiera, dalle visite ai musei, alle opere di volontariato, dai soggiorni marittimi, alle cure termali, dai corsi di perfezionamento alle gite in Irlanda o in Portogallo. Non mancano le assemblee informative sulla dieta e la salute, sui diritti pensionistici e sui problemi legati alle eredità. Alcuni programmi si rivolgono a categorie specifiche, come la ginnastica per le signore o il counselling per vedovi e vedove. Alcune Missioni giocano un ruolo determinante nella conduzione dei corsi dell’Unitre, l’Università per la Terza età, come quella di Winterthur, Olten, Solothurn o Lucerna, dove spesso il missionario offre corsi di teologia o psicologia.
Una miriade di iniziative che sta a dimostrare come negli anziani vi sia una gran voglia di vivere pienamente questa nuova condizione di vita. Anche se non mancano i problemi, come il pericolo dell’isolamento – superato in parte dalla coesione familiare tipica della comunità italiana – e un insufficiente inserimento nella società del Paese di accoglienza. Giuseppe Ribaudo, il giovane presidente della «Pro Migrante», un’Associazione che si dedica alla tutela degli immigrati anziani coinvolgendo anche le seconde e terze generazioni, ricorda come «i servizi messi a disposizione dalle autorità elvetiche non sempre sono utilizzati a sufficienza dagli immigrati, o perché da essi non conosciuti, o perché difficilmente accessibili. Tutto questo per motivi linguistici o per la costante paura dell’emigrato di intrattenere rapporti “ufficiali” con gli organismi svizzeri».
Il boom della Terza età
Nei prossimi anni – ma il trend è già iniziato da tempo – in Svizzera assisteremo al boom dei pensionati italiani. Si è, infatti, rovesciata la piramide della composizione demografica della comunità in Svizzera. Le statistiche elvetiche, alla fine del 2008, annoverano 20.883 italiani tra i 60 e i 64 anni, 20.093 tra in 65 e i 69 anni, 26.334 tra i 70 e i 79 anni e 8.163 dagli 80 anni in su.
L’età del pensionamento è tempo di scelte, spesso dolorose. I rientri costituiscono un fenomeno reale, soprattutto per quanti sono stati condannati al prepensionamento a motivo del licenziamento. Un certo numero di pensionati è composto da pendolari, che tendono a imitare i loro coetanei americani o tedeschi che svernano a Marbella o a Miami. Il Salento, il Cilento o la Sicilia stanno diventando la nuova Florida d’Italia. Ma molti pensionati hanno deciso, volenti o nolenti, di rimanere in Svizzera, divenuta il luogo definitivo del loro percorso esistenziale. Il tanto sospirato rientro, dilazionato nel tempo ma sempre agognato, diventa una chimera. Diverse le ragioni: essere vicini ai figli e ai nipoti, il migliore trattamento sanitario e lo spaesamento che tanti provano quando si recano in Italia, perché non più abituati a uno stile di vita che non è più il loro.
Risorse da valorizzare
Le Missioni ribadiscono che questa categoria di persone, spesso trattate come uno scarto d’esistenza, rappresentano un’autentica risorsa. I bisogni e le potenzialità di questi anziani vanno quotidianamente scoperti e valorizzati, dedicando molta attenzione alla loro formazione continua, umana e spirituale. Pur assistendo a una proliferazione di attività che, a volte, risultano alquanto sfilacciate tra di loro, oppure affidate a volontari che non sempre hanno una preparazione specifica nel settore, non si può negare un preciso interesse per questa fetta di emigrazione. Le parole di Gesù sono un richiamo forte e una guida sicura per quanti si dedicano agli anziani: «Io son venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv. 10,10). Si vuole rovesciare il detto di Oscar Wilde che affermava: «Vivere è la cosa più rara del mondo. I più esistono solamente».
Si assiste, così, a una sorprendente rinascita degli anziani, desiderosi di intraprendere un nuovo viaggio alla scoperta di se stessi, della cultura, degli altri e di Dio. In tal modo rompono quell’orizzonte avvilente segnalato in un’inchiesta, dove si riporta che il 96% degli anziani emigrati in Svizzera passa il tempo libero guardando la televisione. Ci si trova di fronte ad anziani estremamente attivi, che guardano in maniera costruttiva al futuro. Non vi è spazio per rimpianti, malinconia o rassegnazione. Si inventano o si favoriscono progetti in cui l’anziano non è più una persona da assistere, ma il protagonista nel campo della cultura e della solidarietà.
Una spiritualità per gli anziani all’estero
Ogni iniziativa che vede coinvolti gli anziani in prima persona è frutto di una precisa spiritualità. La spiritualità dell’Esodo, che porta il credente a ricordare di essere un discendente del vecchio Abramo, messosi in cammino alla scoperta di Dio. I pensionati sono stimolati a riprendere la valigia, ormai dimenticata, per emigrare verso gli altri. La preghiera, sulla loro bocca, è quella del salmista: «Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra» (Salmo 16,11).
I missionari non vogliono, insomma, che gli anziani affidati alle loro cure pastorali sopravvivano semplicemente crogiolandosi nei loro ricordi. I progetti messi in atto non fanno parte di un corso di sopravvivenza, ma della ricerca di una pienezza di vita alla presenza del Signore e del prossimo. Ed ecco, allora, che questi «nuovi emigrati» convertono la loro esistenza in una donazione del proprio tempo e delle qualità acquisite. Qualcuno sta già sognando di dedicare un mese all’anno in una missione del terzo mondo, mettendo a buon fine le sue capacità lavorative per rendere più umana e più vivibile la vita nelle terre di missione.
Il lavoro è appena iniziato
Le Missioni sono alla ricerca di piste sempre nuove per far si che la creatività umana e la solidarietà cristiana aiutino gli anziani a vivere bene questo tempo di grazia. Accanto a un serio impegno nel sollecitare la società e i vari organismi che la compongono, a garantire una vita dignitosa a tutti i migranti, bisogna puntare ancora di più sulla formazione dei migranti anziani perché, siano pronti a riversare le loro qualità nella società e nella chiesa che li ha accolti. Altrimenti, la loro vita risulterebbe sterile e senza senso.
Accanto all’educazione degli anziani, occorre mirare alla preparazione dei volontari che intendono dedicarsi all’animazione della terza età. Non si tratta solo di pensare a che cosa si può fare per i pensionati. È più importante ragionare in altri termini: che cosa la comunità può fare con loro.
È necessario soprattutto mettersi alla ricerca dei troppi anziani che rimangono ancora chiusi in casa o che spendono la giornata nelle piazze e nei supermercati, in attesa che arrivi l’ora di pranzo o di cena. Spetta agli anziani che hanno riscoperto la gioia di vivere condurre un’azione di sensibilizzazione e di convincimento presso i loro coetanei, perché anche per loro l’esistenza assuma un nuovo significato. Giudicando la vita da questa prospettiva, anche la pensione apparirà come una nuova stagione di vita e operosità.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017