La Tv globale di Renzoni
Settecento ore di produzioni televisive e 2.500 di produzioni radiofoniche all’anno. Informazione, approfondimenti, fiction, intrattenimento, programmi culturali. Rai Internazionale punta a proporre all’estero il meglio del «made in Italy». Diffusa nei quattro continenti, 24 ore su 24, attraverso tre canali: uno per le Americhe (che copre Stati Uniti, Canada e America Latina), uno per Asia e Australia, e uno per l’Africa. Per fare un bilancio dell’attività di Rai Internazionale, abbiamo incontrato il suo direttore, Daniele Renzoni.
Msa. Come fate ad accontentare gusti e audience così frammentati, e distribuiti su fusi orari diversi, pur mantenendo una coerenza e uno stile nella programmazione?
Renzoni. Il 60 per cento delle nostre produzioni proviene dalle tre reti nazionali della Rai, e il 40 per cento dalla nostra produzione, dedicata specificamente agli italiani all’estero. Una programmazione originale, prevalentemente di servizio e di informazione. Così i programmi che registrano i maggiori ascolti in Italia, sono gli stessi che inseriamo anche nel palinsesto di Rai Internazionale. Perché immagino che i gusti e gli interessi degli italiani all’estero e le loro radici culturali siano simili a quelli degli italiani che vivono in Italia. Certo, con adeguati e doverosi distinguo. Ma una certa tradizione ci unisce, al di là delle distanze.
Per quanto riguarda i tre palinsesti che noi programmiamo nei rispettivi canali di Rai Internazionale, sono quanto più possibile vicini a una forma di trasmissione in diretta. Per le Americhe è più facile perché il fuso orario ci consente di programmare, e in qualche caso anche di aggiornare, ciò che è stato visto solo qualche ora prima in Italia, ovviamente dopo aver ripulito i contenuti dalla pubblicità che non è presente su Rai Internazionale. Lo stesso discorso vale per l’Africa: con un’ora di differenza rispetto all’Italia, andiamo praticamente in diretta. Nel caso dell’Oceania e dell’Australia è già quasi il giorno dopo per cui le cose sono un po’ più complicate.
«La Giostra dei Gol» è il programma più seguito di Rai Internazionale. Lo sport fa ancora da traino. Con quali novità rispetto al passato?
«La Giostra dei Gol» – dedicato alla serie A e alla serie B, il sabato e la domenica –, e anche il programma «Cristianità» registrano, effettivamente, i maggiori ascolti perché c’è un folto pubblico che li segue, non solo tra gli italiani all’estero. Sport e fede richiamano anche l’attenzione di chi non è necessariamente italiano per identità o discendenza. Per quanto riguarda, specificamente, «La Giostra dei Gol», va detto che quest’anno ci sono novità importanti. Innanzitutto la doppia conduzione: Maurizio Ruggeri e Francesca Calligaro per la serie A; Lino Bitto e Simona Cantoni per la serie B. Accanto a Italo Cucci e Gianfranco De Laurentiis, partecipano al programma nuovi opinionisti e tecnici, allenatori, arbitri ed ex calciatori. Da quest’anno ci colleghiamo in diretta, via webcam, con alcuni circoli sportivi. Speriamo di poter concludere la stagione con l’ultima partita di campionato in uno dei Paesi all’estero in cui arriva il segnale di Rai Internazionale.
Vorrei inoltre ricordare il rotocalco quotidiano «Magazine Italia»: un programma di informazione e di promozione del sistema Italia all’estero, che racconta i cambiamenti del nostro Paese anche attraverso la valorizzazione delle sue eccellenze. Poi abbiamo il programma quotidiano «Italia chiama Italia» che mette in comunicazione le diverse comunità italiane sparse nel mondo; «Regioni d’Italia» che racconta, nello specifico, le realtà locali. E questo ci consente di fare informazione di ritorno perché trasmettiamo i programmi delle diverse regioni d’Italia; e, in cambio, quello che ci arriva dall’estero lo diamo ai programmi regionali in Italia. Quindi le attività delle comunità pugliesi all’estero piuttosto che di quelle friulane o siciliane, tanto per fare un esempio, si possono seguire nei rispettivi telegiornali regionali della Puglia, del Friuli e della Sicilia.
Molto importante è anche il programma di servizio «Sportello Italia» dedicato a previdenza, questioni amministrative, passaporti, ecc. Insomma tutti quegli aspetti che possono essere appunto di servizio e di approfondimento per le nostre comunità.
E per quanto riguarda l’informazione?
Aumenta il numero dei telegiornali: da cinque a sette edizioni quotidiane, oltre, ovviamente, al telegiornale sportivo. Questo anche per venire incontro alle richieste dei nostri telespettatori che si spostano all’estero per turismo o per lavoro, e che vogliono rimanere in contatto con l’Italia.
Rai Internazionale è anche una formidabile piattaforma di trasmissione e diffusione di fiction «made in Italy». Che riscontro avete da parte del vostro pubblico, su questo versante?
La fiction è uno degli appuntamenti più apprezzati da chi segue Rai Internazionale. Del resto è la fiction che si vede anche in Italia, quasi in sincronia con la stessa programmazione dei canali della Rai nazionale. Se ci sono fiction che gli italiani all’estero non possono vedere, dipende semmai solo da una questione di copyright internazionali di cui, magari, non disponiamo. È pur vero che la richiesta di fiction rimane alta, così come la richiesta di molti più film in palinsesto. Purtroppo, non tutti i film della cineteca della Rai, da cui noi attingiamo, sono programmabili per via dei diritti di trasmissione internazionali: uno scoglio che noi non possiamo superare.
Di fronte a una società sempre più multietnica, ha ancora senso parlare di identità italiana, linguistica e culturale, alle nuove generazioni di italiani nel mondo che, non sempre – come magari vorrebbero i genitori – parlano o imparano l’italiano, perché ormai sono integrati nella società d’appartenenza?
Uno dei compiti istituzionali di Rai Internazionale è proprio la promozione e la diffusione dell’uso e della conoscenza della lingua italiana nel mondo. Quindi è una sorta di conservazione e di promozione della stessa identità italiana. Comunque, già dalla scorsa stagione, abbiamo introdotto un elemento di novità, ovvero la sottotitolazione in lingua inglese e spagnola del nostro rotocalco d’informazione «Magazine Italia», proprio per andare incontro alle esigenze di chi magari non parla o non conosce bene l’italiano, soprattutto i giovanissimi discendenti di italiani che ormai sono integrati nei Paesi d’adozione dei loro familiari. Inglese e spagnolo sono, infatti, le due lingue maggiormente diffuse tra i nostri ascoltatori. E questo funge anche da traino per richiamare il loro interesse sull’italiano, e affinché possano vedere Rai Internazionale insieme ai loro genitori.
Ci sono realtà molto attive in ambito migratorio: associazioni, Cgie, Comites, Istituti Italiani di Cultura, enti locali. Come interagite con questi organismi?
Abbiamo un rapporto diretto. Seguiamo le loro manifestazioni e attività all’interno del nostro programma «Italia chiama Italia». Ovviamente interagiamo con tutti dall’Italia.
Il vostro sito internet www.international.rai.it è una sorta di quarto canale di Rai Internazionale per il pubblico on line. Quali sono le sfide che vi accingete a raccogliere, e con quali obiettivi?
Il fatto di aver reso il sito internet, di fatto, una specie di quarto canale, ci ha permesso di arrivare al pubblico in Europa che noi non raggiungiamo con l’emissione dei tre canali di Rai Internazionale. Il nostro obiettivo è quello di rendere il canale web ancora più interattivo, arrivando, magari, ad avere, per esempio, una pagina brasiliana, una argentina, una canadese, una australiana – naturalmente degli italiani colà residenti, e con un coinvolgimento diretto e attivo degli utenti. Questo è il risultato che vorrei perseguire, compatibilmente con gli aspetti tecnici.
Qual è stata la sua maggiore soddisfazione da quando è al timone di Rai Internazionale?
Devo dire che sono state parecchie. Innanzitutto una cosa che abbiamo fatto nella passata stagione televisiva nell’ambito della musica lirica: quella di aver seguito l’inaugurazione delle stagioni di tutti i teatri lirici italiani, anche con prime serate, raccontando le opere, i testi dei libretti, la musica. La stagione del Teatro alla Scala di Milano fu aperta da una Carmen molto innovativa. Siccome non potevamo programmare proprio la stessa Carmen che stava andando in scena a Milano, abbiamo proposto al pubblico di Rai Internazionale la Carmen di Zeffirelli all’Arena di Verona.
E poi c’è il programma che abbiamo co-prodotto con l’ex Rai Sat, oggi Rai 5, sull’attività artistica di Renzo Arbore che ci ha messo a disposizione tutti i suoi inediti. Per la prima volta, è accaduta una cosa di cui sono molto fiero: gli italiani all’estero hanno visto un programma della Rai, su Rai Internazionale, prima che fosse trasmesso dai canali della Rai nazionale. Rai 5 lo ha trasmesso in Italia solo alcuni mesi dopo.