La Ville Lumière s'accende di tricolori

Pascal, Gaspare, Arcangelo. Tre storie di giovani italiani in Francia. Vite spese tra lavoro e ambizioni che si nutrono di orgoglio (e nostalgia) della terra d'origine.
15 Dicembre 2008 | di

Parigi
Pascal preferisce dedicarsi all’associazionismo. Arcangelo si affida alla musica, Gaspare ha creato un sito web. Sono tutti giovani, italiani di prima e di seconda generazione, e tutti innamorati della Francia e delle loro radici italiane. Quella che vive a Parigi è una comunità italiana che conta grandi numeri e molti punti di contatto. Una comunità variegata e quasi sempre di solido spessore culturale. E nonostante sia – nell’accezione contemporanea del viaggio – praticamente dietro l’angolo, la città cui i Romani diedero il nome di Lutetia attira ancora, con il suo fascino, centinaia di giovani pronti a intraprendere una carriera o a perfezionare il loro curriculum di studi.
Nella Ville Lumière la parola emigrazione sembra quasi cancellata per i cittadini italiani che vi risiedono. Il lavoro portato dalle braccia italiane sul finire dell’Ottocento e negli anni seguenti la Seconda Guerra mondiale, ha messo radici nel tempo, e oggi veste gli abiti del lavoro qualificato e della libera professione, contribuendo a mantenere saldo quel legame che da sempre affascina l’ingegno e la creatività di uomini e donne provenienti da ogni Paese del mondo.
Pascal Resta, pugliese d’origine e giramondo per scelta, da pochi mesi ha scelto di fermarsi a Parigi, dopo aver vissuto a Grenoble e a Montréal, in Canada. Figlio di emigranti, non ha mai abbandonato l’impegno dell’associazionismo, e ha dato vita all’Associazione Nuove Generazioni Italiane. «Ho sempre creduto nel potere aggregante dell’associazionismo. È un luogo formidabile per rinforzare le proprie radici e per incontrarsi con coetanei che vogliono continuare il lavoro iniziato dai fondatori dei vari sodalizi. I progetti avviati da tanti anni non possono disperdersi solo perché noi ormai siamo completamente integrati nella società francese. È un’esperienza ricchissima, che richiede molta energia ma che dà grandi soddisfazioni: vedere i giovani e gli anziani festeggiare tutti insieme un evento oppure organizzare viaggi in Italia per i membri dell’Associazione. Per alcuni di noi, figli di migranti, siamo e restiamo degli immigrati, ma questo non intacca la nostra consapevolezza di integrazione nel Paese che ha accolto i nostri genitori o nonni».
Impegnato attivamente tra i giovani pugliesi nel mondo, in prima linea nell’organizzazione di convegni e di incontri, Pascal Resta segue con interesse tutte le iniziative che Parigi offre all’italianità: dall’apertura di nuove librerie alla nascita di siti web per coinvolgere altri conterranei.
Proprio l’idea dell’incontro e della condivisione culturale, ha spinto Gaspare Impastato a dare vita al sito internet: www.italianiaparigi.com, che in poco tempo è diventato un luogo d’incontro virtuale per i giovani italiani che arrivano a Parigi.
«Il mio amore per la Francia – spiega Impastato – è nato fin da quando ero piccolo, e nonostante io risiedessi in una splendida città come Palermo, ho sempre coltivato questa passione per la cultura transalpina. Anche gli studi li ho scelti in funzione di questo feeling. Nell’estate del 2003 ho vissuto una storia d’amore con una ragazza francese che lavorava nel mio stesso hotel, e l’ho seguita a Parigi nell’ottobre del 2003. È stato un impatto bellissimo con il mio sogno, ma è durata pochi mesi. La voglia di tornare è stata fortissima tuttavia ho deciso di restare in questa città: ho scelto di sfidare Parigi».
Tornato a Palermo per completare gli studi universitari e per progettare il suo futuro parigino con razionalità, Gaspare si era illuso di potersi riabituare ai ritmi di vita siciliani che ben conosceva, ma senza riuscirci.
«Dopo aver vissuto a Parigi, ero tornato in Sicilia con una visione più lucida, e mi sono rapidamente reso conto che Parigi offriva un vastissimo panorama di possibilità professionali. Ho lasciato una seconda volta la Sicilia con la consapevolezza che a Parigi potevo andare avanti con le mie forze, a testa alta, con dignità, valorizzando i miei studi. In Francia ho ritrovato Valeria, una collega universitaria anch’essa siciliana, che da quattro anni è diventata la mia compagna».
Gaspare lavora oggi come Office Manager per un’azienda specializzata in ricerca farmaceutica e biotecnologie, ma fin dal suo arrivo non ha mai avuto problemi con il lavoro. Dotato di grande spirito d’adattamento, ricettivo e aperto alle diversità e pronto a migliorare il proprio bagaglio professionale, Impastato non si è mai sentito vittima di discriminazioni per la sua italianità.«Posso dire di essere andato avanti esclusivamente con la forza delle mie competenze e delle mie gambe. Cosa che, purtroppo, in Italia non mi è riuscita facilmente. Ciò nonostante, io porto con me il grande amore per la mia terra. Se durante il giorno, io e Valeria viviamo la nostra vita professionale parlando il francese, appena torniamo nella nostra casa nel Quartiere Latino, ci spogliamo degli abiti parigini per ritornare alla nostra essenza. Parliamo in italiano, cuciniamo piatti italiani, leggiamo riviste e libri italiani, e tentiamo di vedere canali televisivi italiani».
Dopo 5 anni vissuti a Parigi, Gaspare ha sentito il bisogno di mettere il suo bagaglio di conoscenza e di vita a disposizione di tutti quegli italiani che intendono trasferirsi nella città. Il sito «Parigi: istruzioni per l’uso», offre una guida completa della città fatta da un italiano per gli italiani, e risponde a tante domande fornendo dei punti di riferimento per organizzare una vita nuova lontano dall’Italia.
«Dare forma a questa “creatura multimediale” ha rappresentato per me una valvola di sfogo, una sorta di realizzazione catartica che mi ha permesso di rendere omaggio alla mia terra. La consapevolezza di aver ideato qualcosa di utile per molti italiani, mi ha aiutato. Le mie radici non mi hanno mai lasciato ma continuano a sorreggermi e a sostenermi, fanno parte di me, e mai potrei rinnegarle o allontanarmene, pur essendo io ben integrato con il popolo francese. Oggi conosco moltissimi italiani che, come me, hanno scelto di vivere a Parigi. Ognuno di loro si porta dietro la propria personalissima storia: chi ha lasciato l’Italia per motivi professionali, chi è venuto in vacanza e ha poi scelto di restare, chi ha seguito il marito o la moglie, chi ha semplicemente seguito il suo destino, ma tutti si portano dietro lo stesso fardello fatto di nostalgia e malinconia; molti hanno lo stesso sguardo affaticato e lo stesso sorriso amaro che nasconde un’infinità di sacrifici e un animo ferito dalla lontananza dalla propria terra natale. Se i miei figli nasceranno e cresceranno in Francia, saranno fin da piccoli degli italiani in Francia. Immersi in un contesto familiare e domestico prettamente italiano, sarebbero naturalmente portati a parlare la lingua e ad amare l’Italia».
Non solo associazionismo e non solo web per i giovani italiani che cercano la loro affermazione professionale e umana nella Ville Lumière. Arcangelo D’Angelo ha scelto infatti la musica per affermare la sua italianità nella città parigina. «Quando sono arrivato a Parigi avevo 19 anni – spiega Arcangelo, che il pubblico francese conosce con il nome d’arte di Fred’angelo –. Ho subito cantato per un’associazione italiana, e nello stesso sodalizio ho stretto amicizie sincere. Ho incontrato “una famiglia” che mi ha dato molto affetto e sostegno».
Nipote di nonni fuggiti in Francia nel periodo del fascismo, Arcangelo è figlio di un padre che invece arrivò negli anni Sessanta dalla Sicilia, e che ha sempre alimentato il legame con la propria terra, inculcando nel figlio il sentimento della doppia nazionalità.
«Mi sento francese quando sono in Italia perché sono uno “straniero” nel senso che sono cresciuto altrove. Ma, nello stesso tempo, mi sento molto italiano quando sono in Francia. La mia famiglia mi ha trasmesso valori importanti che io difenderò sempre. E tra le tante cose, mi hanno trasmesso anche la passione per la musica. In casa si guardava la televisione italiana, e la mamma continuava a preparare la vera salsa di pomodori, e a cucinare buoni piatti tipici. Crescendo, ho perso per un po’ il legame con la Sicilia, ma dopo dieci anni ho avuto bisogno di ritrovare le miei radici e abbiamo restaurato la vecchia casa di famiglia che stava cadendo in rovina. È molto importante poter un giorno trasmettere ai miei figli la nostra storia».
Divenuto musicista professionista, D’Angelo ha iniziato la sua carriera nei locali estivi di St. Tropez, Parigi, Firenze, New York, Miami, Dubai. Ha realizzato diversi musical, e da un anno ha iniziato il percorso di cantautore. Impegnato attualmente nella promozione del suo primo album discografico: La Croisée des chemins, il musicista sta sul palcoscenico più famoso di Francia, quello mitico dell’Olympia, insieme a un altro cantante italiano: Claude Barzotti.
«In ogni concerto cerco di inserire la mia italianità, e la musica italiana mi permette di farlo con grande successo. Dopo aver ritrovato i miei cugini e gli amici italiani, e dopo aver riannodato i legami con le mie radici, spero di poter tenere, in futuro, un concerto in Italia. Sarebbe il coronamento di un sogno e un ringraziamento implicito alla mia famiglia».

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017