La voce dei poveri

A trentadue anni dalla morte di sant'Antonio, San Bonaventura rinvenne tra le sue spoglie mortali la lingua incorrotta. Sono passati 750 anni da quel prodigio e quella «lingua benedetta» ancora «parla» in favore degli ultimi.
15 Gennaio 2013 | di

In quest’anno si celebra a Padova un evento eccezionale: i 750 anni dalla prima ricognizione e traslazione delle spoglie mortali di sant’Antonio (1263). A distanza di 32 anni dalla morte, cogliendo l’occasione del trasferimento dei resti del Santo nella nuova chiesa costrui­ta in suo onore, venne deciso di aprire la bara. Fu allora che san Bonaventura da Bagnoregio, in quel periodo ministro generale dei frati minori, si accorse di un fatto prodigioso: la lingua del Santo era rimasta integra. Nonostante siano passati sette secoli e mezzo, l’organo incorrotto è ancor oggi visibile nel prezioso reliquiario esposto nella Cappella delle reliquie in Basilica del Santo. Miracolo? Io non so chiamarlo altrimenti. La scienza constata, ma non usa il linguaggio religioso. Qualche scienziato timidamente parla di «prodigio», ma prevale l’obbligo di non pronunciarsi. All’epoca di san Bonaventura, invece, la folla dei presenti gridava senza remore al miracolo, tanto che il ministro generale improvvisò una brevissima laude che passò alla storia: «O lingua benedetta, che hai sempre lodato Dio, ora comprendiamo quanto hai meritato presso di Lui».

Leggendo i Sermoni del Santo (opera di profondo pensiero a commento delle festività religiose, scritta per i predicatori) e le biografie più credibili dei primi tempi dalla sua morte (1231), noto come la categoria dei poveri sia la più presente nei suoi discorsi alle folle della Quaresima e nei suoi scritti, fino ad affermare che l’umano più divino sulla terra è il povero. L’ha insegnato Gesù ai discepoli con la parabola del giudizio (Mt 25,31-45), aprendo le porte del Regno a coloro che lo avevano accolto, sfamato, dissetato, vestito, curato attraverso uno «dei suoi fratelli più piccoli». I Padri della Chiesa greco-orientale, in particolare san Giovanni Crisostomo, ritengono che l’attenzione al povero sia una verità morale prioritaria: «Prima di ornare l’altare, i cristiani ascoltino le grida dei poveri, dei miserabili». Anche sant’Antonio, dottore evangelico, intellettuale di rango del primo 1200, alla scuola ideale di sant’Agostino e di san Gregorio Magno, amava e difendeva i poveri con una forza che stupisce ancor oggi. Un suo contemporaneo, maestro di teologia all’Università di Parigi, così lo descriveva: «Noi non abbiamo udito al nostro tempo un consolatore così dolce dei poveri come Antonio da Lisbona, né un così aspro contestatore dei potenti».
 
Il primato degli ultimi
Antonio è, ancora oggi, forse, la voce più acuta, la lingua più tagliente a difesa di milioni di emarginati, umili e umiliati. Li protegge da circa otto secoli, senza flessione di numeri. La società al tempo di Antonio era oppressa da «oligarchie» politiche, economiche e sociali che favorivano lo strapotere di alcuni, con conseguenti episodi di corruzione, vendetta e lotta di classe. Una situazione che portava alcune famiglie in stato di schiavitù. I capifamiglia venivano imprigionati, strozzati dagli usurai. Questi ultimi erano aguzzini spietati, sfruttatori del popolo, avare sanguisughe che ingoiavano il poco degli orfani e delle vedove.

Antonio usò per descriverli la similitudine dello scarabeo: accumulano lo sterco del denaro, ma quando meno se l’aspettano sarà il diavolo a strangolare la loro anima, consegnando la carne ai vermi e il denaro ai parenti (Sermoni, 830, 952, 47). Il Santo si prese cura dei diritti delle persone che non contavano nulla: poveri, senza voce, analfabeti, nullatenenti, sottomessi dai ricchi con la forza delle necessità elementari sottratte (Sermoni, 857-858). Sant’Antonio aveva voce in capitolo in fatto di Vangelo della responsabilità. Nato ricco, aveva scelto la povertà per vocazione francescana. La domanda biblica «Caino dov’è tuo fratello?» riguardava per lui anche la sfera economica: l’elemosina del ricco era un dovere morale, non un gesto facoltativo, a prescindere dal fatto che non fosse un obbligo di legge.

I poveri, teoricamente, offrivano ai ricchi la possibilità, attraverso le elargizioni, di comportarsi da cristiani. Antonio, in nome di una concezione cristiana della società, minacciava i castighi di Dio ai ricchi inadempienti verso gli ultimi. E da povero per scelta, rivendicava la loro dignità annunciando la liberazione portata da Cristo «povero e umile».
Anche la Chiesa deve redimersi privilegiando i poveri, difendendoli, come ha fatto Cristo, dai lupi rapaci vestiti da agnelli, nutrendoli con le proprie risorse corporalmente e spiritualmente. I poveri sono una scuola di carità. «Pensate a tanti infelici – scrive sant’Antonio – che, emarginati dalla società, chiedono aiuto, laceri e piangenti. Quanta miseria! Nessuno consideri sua proprietà ciò che ha sottratto con la violenza al patrimonio comune, convertendo non in uso, ma in lussuose delizie ciò che deve essere nutrimento di molti. Appartiene agli affamati quel pane che riponi nelle dispense, ai nudi quelle vesti che custodisci in guardaroba, rappresenta la parte dei miseri quel denaro che custodisci nascosto. Sappi, dunque, che tu commetti furto contro tutti coloro ai quali neghi la carità… Colui che chiude le sue viscere al fratello povero pecca mortalmente, perché l’amore di Dio non è in lui: se ci fosse aiuterebbe il proprio fratello povero». E ancora: «I poveri sono il salvadanaio di Cristo. Dona a Cristo, o ricco, qualcosa di ciò che hai ricevuto da Lui. Accompagna le tue donazioni con l’affetto del cuore e non rimpiangerle dopo averle fatte» (dai Sermoni, passim). Ciascuno deve rendersi conto che le cose non sono date agli uomini come proprietà assoluta, ma in prestito per il bene comune. Il noto principio liberale «a ciascuno il suo» non lo stabilisce il soggetto che può, ma la necessità degli altri. È una profezia evangelica da applicare universalmente, senza eccezioni, perché i poveri sono sempre con noi.
 
Una parola che riecheggia nei secoli
Come si può notare Antonio crede nella validità della dottrina cristiana quale necessario fermento di una società giusta. Insegna a prendere coscienza che i problemi degli altri sono simili ai nostri. Uscirne tutti insieme è vera politica del bene comune. Voler risolverli da soli è miraggio degli avari e degli usurai, strozzini dei diritti dei poveri e della società civile. I poveri non ci sarebbero se i cristiani fossero testimoni del Vangelo. Ogni nuovo povero sarebbe aiutato dai ricchi convertiti a Cristo. La libertà dei deboli dipende dalla dignità che Dio dona a ogni persona, senza distinzione di censo, e non dall’arbitrio dei potenti. Il cristianesimo è dunque – insegna sant’Antonio – la proposta universale per «praticare la giustizia, amare la misericordia e camminare umilmente con Dio». «Ogni lingua proclami coraggiosamente che Gesù Cristo è Signore» (Filippesi 2,11).

Confidenze di storici della Chiesa dicono che Pio XI abbia trovato ispirazione nei Sermoni di sant’Antonio per stendere l’enciclica sociale Quadragesimo anno (a quarant’anni dalla prima enciclica sociale, Rerum Novarum, scritta da Leone XIII), e che da lì viene la classica espressione: «la buona politica è alta carità». Davvero, sant’Antonio è ancora sconosciuto.
 

La testimonianza di Benedetto XVI
Le reliquie ci indirizzano a Dio

 
 «Mi farò ora pellegrino alla cattedrale di Colonia per venerarvi le reliquie dei santi Magi, che hanno accettato di lasciare tutto per seguire la stella che li guidava al Salvatore del genere umano. Anche voi, cari giovani, avete già avuto, o avrete, l’occasione di fare lo stesso pellegrinaggio. Queste reliquie non sono che il segno fragile e povero di ciò che essi furono e di ciò che essi vissero tanti secoli or sono. Le reliquie ci indirizzano a Dio stesso: è Lui infatti che, con la forza della sua grazia, concede ad esseri fragili il coraggio di testimoniarlo davanti al mondo.

Invitandoci a venerare i resti mortali dei martiri e dei santi, la Chiesa non dimentica che, in definitiva, si tratta sì di povere ossa umane, ma di ossa che appartenevano a persone visitate dalla potenza viva di Dio. Le reliquie dei santi sono tracce di quella presenza invisibile ma reale che illumina le tenebre del mondo, manifestando il Regno dei cieli che è dentro di noi. Esse gridano con noi e per noi: “Maranatha!” - “Vieni Signore Gesù!”».
 
(Dal discorso di Benedetto XVI, tenuto a Colonia il 18 agosto 2005 alla «Festa di accoglienza dei giovani» nella Giornata mondiale della gioventù).
 
 
15-23 febbraio
Sant’Antonio sbarca negli Usa
 
I frati francescani invitano i fedeli che si trovano negli Stati Uniti a dare il benvenuto a sant’Antonio di Padova in occasione del 750° anniversario della prima ricognizione dei suoi resti mortali. Accompagnata da alcuni frati del «Messaggero di sant’ Antonio», una preziosa reliquia del corpo del Santo, proveniente direttamente dalla Basilica di Padova, visiterà le otto chiese del programma che riportiamo in dettaglio.
 
Calendario:
Venerdì 15 Febbraio
St. Adalbert’s Church, 5229 83rd St., Elmhurst, NY 11373
7.00 PM Celebrazione S. Messa
 
Sabato 16 Febbraio
Most Holy Trinity Parish & St Mary’s Church, 138 Montrose Avenue, Brooklyn, NY 11206
10.30 AM Celebrazione S. Messa
 
Domenica 17 Febbraio
St. Adalbert’s Church, 5229 83rd St., Elmhurst, NY 11373
2.00 PM Liturgia dei Simboli
 

Martedì 19 Febbraio
St. Francis of Assisi Church, 135 West 31st St., New York, NY 10001
12.15 PM, 1:15 PM, 4:30 PM , 5.30 PM, 6:30 PM Celebrazione S. Messa
 

Mercoledì 20 Febbraio
St. John the Baptist & Friary, 210 West 31st St., New York, NY 10001
5.15 PM Celebrazione S. Messa
6.30 PM Celebrazione S. Messa
 

Giovedì 21 Febbraio
St. Crispin Friary/St. Adalbert’s Church 420 East 156th St., Bronx, NY 10455
7.00 PM Celebrazione S. Messa
 

Venerdì 22 Febbraio
St. Francis Friary - Center for Spirituality 500 Todt Hill Road, Staten Island, NY 10304
2.00 PM Celebrazione S. Messa
7.00 PM Celebrazione S. Messa
 

Sabato 23 Febbraio
St. John Kanty Church, 49 Speer Avenue, Clifton, New Jersey 07013
5.00 PM Celebrazione S. Messa
 
Per ulteriori informazioni contattare:

Office Manager, Anthonian Association Tel.: 347 7384306


Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017