L’altra Italia vuole risposte

Per uscire dalla situazione di stallo in cui ci troviamo, tutti i protagonisti del mondo degli italiani all'estero devono fare la loro parte: il mondo politico, i media, le associazioni.
22 Ottobre 2013 | di

«Temo che se il governo e il parlamento continueranno così, a colpi di maxi decreti legge su cui è posta la fiducia, la svolta per le politiche per gli italiani all’estero non potrà esserci» ha di recente sostenuto Eugenio Marino, responsabile del Partito democratico per gli italiani nel mondo. Siamo di fronte al rischio che quanti vivono all’estero un dinamico rapporto con la patria d’origine perdano ogni motivazione per sentirsi a lei legati, constatando l’incapacità dell’Italia di risolvere nodi culturali, sociali e politici da tempo sul tavolo.

Condividiamo, come testata giornalistica d’ispirazione cristiana, il disagio provocato dalla riduzione della rete consolare, dal drastico calo dei finanziamenti per la promozione e per i corsi di lingua e cultura italiana oltre confine. Anche dall’altra Italia, quella diffusa nel mondo, pervengono istanze – finora inascoltate – per l’approvazione di una nuova legge elettorale; per la soluzione delle problematiche riguardanti l’acquisto, o riacquisto, della cittadinanza; per una verifica delle modalità di sostegno di tanti anziani, soprattutto quelli in condizione di povertà; infine, per la rinascita del ruolo delle associazioni, mediante un rapporto costante e dialettico con le istituzioni governative e regionali.
 
Questo vuoto di programmazione e di interventi a favore delle comunità nel mondo interpella anche noi media a stimolare concrete risposte operative per uscire dalla situazione di stallo. Purtroppo, la svolta richiesta dai parlamentari eletti all’estero, oltre che dai responsabili del Consiglio generale degli italiani all’estero (Cgie) e dei Comites, è bloccata dall’incertezza politica, la stessa che frena il rilancio dell’economia italiana, causando gravi difficoltà occupazionali che spingono tanti giovani verso i Paesi europei e d’Oltreoceano. Una fuga dall’Italia all’insegna della negatività, nata troppo spesso non per libera scelta e con l’obiettivo di qualificarsi professionalmente, ma per mere necessità economiche.

In questo contesto, l’informazione – come comunicazione partecipativa – e la cultura assumono il ruolo di collante che tiene ancora unite le comunità italiane all’estero. Uno dei compiti dei media è di rilanciare l’attività delle istituzioni culturali e delle associazioni, affinché continuino a essere nel mondo voce identitaria e apporto formativo e culturale, favorendo soprattutto all’interno delle associazioni il dialogo intergenerazionale, costruttore di futuro. Bisogna, infatti, pensare all’avvenire delle realtà italiane operanti nel mondo, con un’attenzione particolare alle nuove generazioni ma senza dimenticare i nostri anziani, portatori di una storia e testimoni di tante realizzazioni che li hanno visti protagonisti.
 
A livello politico, serve un impegno internazionalizzato, che parta da un maggiore coordinamento e intesa tra quanti operano nel parlamento italiano, per promuovere iniziative legislative che rispondano alle attese prioritarie degli italiani e dei loro discendenti, residenti in un mondo in continua trasformazione. In tutto ciò, il ruolo della stampa per gli italiani all’estero si allarga alle nuove tecnologie informatiche, che possono stimolare un’informazione di ritorno nei rapporti con le istituzioni: i giornali on line, i siti attivati ormai ovunque per interessi culturali, professionali ed economici sono spazi in cui le nuove generazioni navigano con interesse e con sempre nuove modalità. Il mondo dell’informazione è ormai globalizzato ma, per essere valido e incisivo, continua a pretendere che il messaggio trasmesso sia di qualità, e che sappia rapportarsi con il patrimonio delle tradizioni e dei valori dell’italianità. Senza questo legame vitale, anche le più moderne attrazioni non hanno futuro.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017