L’altra ricostruzione

01 Novembre 1997 | di

È drammaticamente incredibile questo terremoto che sembra non aver più fine, queste scosse interminabili che giorno dopo giorno, notte dopo notte fanno tremare la terra tra Marche e Umbria, demolendo o compromettendo la stabilità  di abitazioni, chiese, pubblici edifici, assestando colpi micidiali al morale della gente, riparata in alloggi di fortuna sempre più precari e disagevoli di fronte alla stagione che ha già  cominciato a mordere con il freddo, la pioggia e in alcuni posti anche con il ghiaccio e la neve...

Lacera ogni volta il cuore quell`€™apparire discreto e dignitoso, sugli schermi della Tv, dei terremotati a invocare aiuti che tardano ad arrivare, a protestare la voglia di ricominciare, nonostante il destino avverso, ma restando nei luoghi dove sono nati, dove hanno attinto risorse materiali, culturali e spirituali per dare un senso e una misura alla loro vita. A tutti va l`€™attestazione della nostra vicinanza nella preghiera e l`€™augurio che la solidarietà  di tanti, liberata dai lacci di una burocrazia che spesso in questi frangenti crea più danni del terremoto, consenta loro, nei tempi più rapidi possibili, di ricostruire con le abitazioni, con i centri distrutti la speranza nel futuro. L`€™augurio si concretizzerà  anche in progetti che la Caritas antoniana sta approntando, grazie ai generosi contributi dei lettori del 'Messaggero'.

La basilica di San Francesco in Assisi, anch`€™essa dolorosamente ferita dal sisma, è diventata il simbolo di questo dramma. Essa custodisce tesori d`€™arte che testimoniano alcuni passaggi fondamentali della nostra cultura, ai quali tutto il mondo da sempre guarda con ammirata invidia. Con il tempo essa è diventata anche centro di una spiritualità  profonda scaturita dalla vita e dall`€™esempio di Francesco, che qui ha avviato una delle avventure riformatrici più incisive nella vita della chiesa e della società , in momenti di grande travaglio e confusione.

Ad Assisi, poi, hanno trovato sede ideale e ispirazione quei movimenti e quelle forze che, in un mondo disorientato e diviso da egoismi, si adoperano perché si possa raggiungere una ricomposizione nella pace, nell`€™armonia dell`€™uomo con il creato, favorita e sollecitata dall`€™incontro fraterno e fattivo di tutte le religioni che credono in Dio e nei valori fondanti dello spirito. Un incontro reso concretamente possibile da Giovanni Paolo II, undici anni fa proprio ad Assisi e proseguito dalla Comunità  di S. Egidio in varie città  del mondo `€“ ultime Padova e Venezia lo scorso ottobre `€“ per mantenere desto 'lo spirito di Assisi'.

Gli occhi puntati su Assisi, dunque, sulla basilica 'ferita', ma le cui piaghe potranno essere sanate perché per esse si è mossa a valanga la solidarietà  di tutto il mondo, di quanti non si rassegnano a perdere neppure una parte di questo straordinario tesoro di arte e di cultura. Ma queste drammatiche vicende possono avere anche un`€™altra chiave di lettura: accanto alla ricostruzione materiale c`€™è l`€™altra ricostruzione che dobbiamo operare con urgenza e determinazione, la stessa alla quale il Signore aveva chiamato Francesco dicendogli: 'Va`€™, ripara la mia chiesa'. Francesco pensò alla malconcia chiesetta di San Damiano nella quale si trovava a pregare. E si rimboccò le maniche. Ma non era per la chiesa di pietre che doveva adoperarsi, bensì per la chiesa comunità  degli uomini che si stava smarrendo nei meandri del potere e della dissipazione. Erano le coscienze degli uomini che andavano ricostruite, recuperando i valori della fede, della giustizia, della solidarietà , della pace, del rispetto... cementati dall`€™amore per Dio e per i fratelli.

Oggi abbiamo le medesime urgenze. Conosciamo i guai che ci stiamo procurando con il nostro egoismo di popoli ricchi e mai sazi, i rischi di cui siamo complici, i più grossi dei quali coinvolgono la pace e il futuro stesso dell`€™umanità . Li conosciamo, perché con il tempo si fanno più vicini e concreti, ma 'assistiamo' indifferenti... A volte anche gli eventi più drammatici possono avere un risvolto di grazia. Questo terremoto potrebbe essere un invito, potente e tragico, a cogliere i segni dei tempi (l`€™evento del giubileo per il nuovo millennio ormai alle porte, potrebbe essere uno di questi) e avviare la conversione del cuore, che è la pietra angolare sulla quale ricostruire una speranza duratura di pace e di giustizia, uniche garanzie per il nostro futuro. 'La pace `€“ è detto nel documento conclusivo dell`€™incontro delle religioni a Padova e Venezia `€“ è un dono prezioso che viene da Dio e non può essere sperperato in maniera irresponsabile. La pace è il clima buono che fa crescere le nuove generazioni e dà  serenità  agli anziani. La pace autentica è il clima che difende da ogni sfruttamento del nostro pianeta e di chi lo abita'.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017