L'Aquila tornerà a volare

I bambini sono i beneficiari di una rinascita vista come una sfida e un'opportunità.
15 Maggio 2009 | di

L’Aquila
Gabriele, Chiara, Davide, Mattia, Vittoria… Sono alcuni tra i tanti bambini che hanno ricominciato la scuola in un’altra città dopo i terribili giorni del terremoto. E sono il volto della speranza per i genitori che desiderano per loro soltanto sorrisi e serenità. A due mesi dal tragico sisma che ha strappato alla vita 294 persone, L’Aquila affida ai suoi cittadini più piccoli la speranza della rinascita. Perché se tante attività risorgeranno, se tanti cittadini hanno ripreso a lavorare accettando di farlo sotto le tende o nei camper, se molti non si sono mai allontanati dall’epicentro della tragedia sfidando disagi, nuove scosse di terremoto e freddo, lo si deve proprio alla voglia di costruire un futuro per i propri bambini. E non solo per loro.
L’Aquila che oggi si sveglia con un’altra giornata da inventare, è ancora stordita. Molte famiglie si sono separate in più tronconi. Sono tanti gli aquilani che hanno parenti e amici sulla costa, e diverse sono le famiglie che hanno acquistato negli anni dei piccoli appartamenti al mare, in questa terra che offre il brivido delle alte vette e il relax delle onde marine. Ma tutti hanno paura. Paura che gli spazi sempre più esigui sulle pagine dei giornali e nei telegiornali si tramutino presto in nebbia della memoria, e li faccia scomparire in quel grande calderone delle incompiute italiane.
Mario Daniele, vice console italiano a Rochester, negli Stati Uniti, e imprenditore nel campo della ristorazione e dell’edilizia, è stato tra i primi a correre in soccorso della sua terra. Il giorno seguente il sisma, quando i primi dati e le prime immagini mostravano al mondo la portata del dramma, Daniele istituì la prima raccolta di fondi invitando i tanti abruzzesi residenti nell’area nordamericana a collaborare negli aiuti.
«Ho la fortuna di avere ancora mia madre in vita, e fin dai primi momenti ho avuto il sentore che qualcosa di estremamente grave fosse successo. Le linee interrotte, l’impossibilità di comunicare con chiunque del paese o dei paesi vicini, le prime immagini trasmesse, diedero subito il senso del dramma. Grazie a mia madre e al mio ruolo di mediatore istituzionale, torno spesso in Abruzzo e vedo di frequente altri conterranei molto attivi sia in Italia che negli Stati Uniti. E proprio con uno di loro, l’amico Dom Serafini di Giulianova, ho dato subito vita a una raccolta di fondi, sperando che i nostri conterranei non disperdessero le loro offerte in troppi rivoli».
Mario Daniele è tornato, dopo quattro giorni dal sisma, nella sua Castelnuovo. Ubicata sulla corona altocollinare che cinge la conca de L’Aquila, Castelnuovo è (o per meglio dire: era) una frazione del Comune di San Pio delle Camere.
Ora mamma Esilde Casciani è ricoverata in ospedale, in attesa di poter raggiungere il figlio Mario Daniele a Rochester. Daniele avrebbe voluto portare con sè altri concittadini, e agli studenti ha offerto la sua disponibilità per permettere loro di continuare gli studi nella città americana.
Per la cugina, Santa Casciani il futuro ha il peso della doppia incognita. «Il mio programma prevede dei periodi di full immersion per i miei alunni. Sono arrivata nella primavera scorsa e ho accolto una trentina di ragazzi provenienti dalla John Carroll University, ma in autunno mia madre Giannina Casilio Casciani, che mi accompagna per stare un certo periodo nel suo paese di nascita, ha avuto un ictus. Abbiamo iniziato un periodo di riabilitazione, ma la scossa del 6 aprile l’ha sorpresa sola in casa con la sua badante, ed entrambi hanno avuto salva la vita per miracolo. Il terremoto ha distrutto completamente la nostra casa che fungeva anche da piccola scuola.             

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017