L'arte come favola
Una scultura, un quadro, un disegno, un affresco, un qualcosa degno di chiamarsi veramente opera d'arte, è intesa sempre come un prodigio della mente umana che con la sua creatività trasmette dei valori all'umanità . Quando, a volte, ci si sofferma a contemplare uno di questi prodigi ci sono momenti in cui, l'interesse, l'ammirazione, l'attrazione per quello che abbiamo davanti a noi s'impadronisce del nostro subcosciente e orienta i nostri pensieri verso quel piacere interiore che fa parte della ricchezza spirituale dell'uomo.
Ero capitato al Centro Leonardo da Vinci in occasione dei festeggiamenti della Settimana Calabrese di Montréal. Stavo nella piazza interna a contemplare due statue gigantesche, di ottima fattura, cesellate fin nei minimi particolari, che erano in esposizione e rappresentavano una un prete di altri tempi, e l'altra un indiano delle Americhe, quando, girandomi intorno, m'imbattei nello sguardo del mio amico Saverio Mirarchi, presidente dell'Associazione Calabresi nel Mondo. Ci salutammo cordialmente, e per me fu una specie di risveglio, rapito com'ero nell'ammirare quelle due meraviglie. Inseguendo i miei pensieri, subito chiesi al mio amico di chi erano quelle statue: pensavo che l'autore fosse un francese-canadese perché rappresentavano la testimonianza di un momento storico molto importante per il Canada: l'arrivo in queste terre della civilizzazione attraverso il cattolicesimo. Infatti, una rappresentava Saint Jean de Brébeuf, e l'altra il primo indiano convertito al cattolicesimo, Joseph Chihoatenhwa. E Mirarchi, prima che io gli chiedessi chi fosse l'autore, subito mi precedette dicendo: Vuoi sapere di chi sono le statue e chi è l'autore? Te lo presento. E fu stringendo la mano a quel signore di fronte a me, che conobbi Antonio Caruso. Un uomo dal viso aperto, dall'aspetto modesto, alla mano, che dell'artista ha lo sguardo profondo, penetrante, sintomo di chi, in lotta con se stesso, rincorre in continuazione, con la sua immaginazione, modelli di vita, per vivificarli interiormente, trasformarli in immagini che impresse sulla tela, sul legno e nel mosaico, sappiano parlare al cuore dell'uomo. Infatti Antonio Caruso oltre ad essere un valente scultore è anche un ottimo pittore e grafista.
L'amore per la pittura
Calabrese, nato a Serra San Bruno 53 anni fa, con una solida preparazione dietro le spalle che gli ha dato la possibilità di sviluppare il suo talento, Antonio, sin da bambino, mostrò i segni di una precoce e ricca creatività . Infatti fu allievo del professor Di Francesco che gli insegnò a fare statuine di creta per il presepe. Era bravissimo in disegno tanto che spesso, quando era in collegio a Comiglianello, lo chiamavano, specialmente in vista di partite di calcio, a creare cartelloni e poster. I suoi disegni, spesso partecipavano a concorsi nelle principali città italiane. Fu allievo di vari artisti di Serra San Bruno, tra i quali il maestro Tripodi e il professor Gian Maria Pisani. E fu con loro che incominciò a maturare in lui l'amore per l'arte. Fu grazie a padre Celestini - racconta -. Un giorno, io ero ancora giovanissimo, mi condusse a visitare l'antica Certosa di San Bruno che mi conquistò per la sua grandiosità e per le bellezze artistiche che conteneva. Guardando le statue marmoree di San Bruno e del Beato Laurino, opere di Giovanni Scrivo, rimasi incantato.
Dopo il collegio, Antonio andò a studiare all'Accademia di Belle Arti di Brera prima, e poi all'Accademia di Belle Arti Carrara di Bergamo che per molti anni fu la sua città d'adozione. Studiò in profondità la tecnica dell'affresco e la trasformò in maniera che essa poteva essere applicata anche ai quadri. In pratica egli applica i colori ad olio e imprigiona il tutto con varie velature, una tecnica che lui chiama Frescografia.
Fu a Bergamo che maturarono le sue prime opere. Nel 1977, per la prima volta, le sue opere furono presentate in una mostra a Valbruna di Cambicce, e nel 1980 a Palazzo Lazzarini di Pesaro, dov'era stata allestita una grande mostra con la partecipazione di grandi maestri come Pietro Annigoni, Salvatore Fiume, Nastasio, Conversano, Decca e tanti altri. Le sue opere riportarono un grande successo e gli fu conferito un premio per l'originalità della grafica. Egli ha partecipato a numerose mostre internazionali a Lisbona, Parigi, Bruxelles, Ginevra e Madrid.
Dal 1976 al 1987 ha collaborato con Ghitta Hussar, direttrice della rivista internazionale d'arte Valigia Diplomatica la quale ha pubblicato molte delle sue opere e gli ha permesso di partecipare a mostre collettive di carattere internazionale per essere state i banchi di prova dei grandi della pittura come Giorgio de Chirico, Salvador Dalì, Mignieco, Purificato e altri. E Ghitta Hussar, sulla prestigiosa Valigia Diplomatica scrive di lui: Caruso è un artista vigoroso e sicuro scultore, raffinato pittore dalla ricercata preziosità cromatica, elaborato grafico: un artista completo.
Da Annigoni all'arte sacra
Dal 1980 al 1982 ha una speciale opportunità che è quella di assistente del maestro Pietro Annigoni nella realizzazione del grande affresco eseguito nella Basilica di Sant'Antonio di Padova. Le mostre a cui è invitato a partecipare sono numerose. Tra queste, la Personale nella Galleria d'Arte Italo-Brasiliana di Milano; nel 1983 alla Collettiva Galleria d'Arte Il Milione di Cernobbio; alla Galleria d'Arte Hatria di Bergamo e tante altre.
Nel 1983 Antonio Caruso arriva per la prima volta in Canada, al Museum for Indian Art di Thunder Bay. Il successo riportato gli apre le porte in molte importanti città del Nord America. Nel 1991 è invitato a Toronto per esibire le sue Frescografie a Toronto. Negli anni successivi espone alla Parete Gallery e all'esposizione organizzata dalla Classic Moulding della stessa città dove riceve il premio dell'Humber College per l'originalità delle sue opere.
In queste varie esibizioni, la sua tecnica va man mano raffinandosi e gli permette di imporsi col suo gusto figurativo tutto particolare arricchito dall'espressività dei volti e dalla poesia che caratterizza gli ambienti in cui i suoi personaggi si muovono. Molto ammirati sono Gli Angeli a Concerto, una mirabile Resurrezione, Le Torri di San Gimignano. Lo sviluppo della sua arte - scrive Raffaele De Grada - è avvenuto come nei grandi pittori del passato partendo dall'osservazione, e tenendo come guida gli insegnamenti della tradizione... i colori, i toni, le linee, la luce esprimono emozioni, dolori, gioie, presentimenti. Così le immagini esistono. Non sono solo delineate: vivono. Di notevole fattura sono i Bovari di Calabria del 1979, e un Omaggio alla primavera del 1997 che raccontano ambedue due momenti della sua Calabria. E poi abbiamo un bellissimo ritratto di una giovanissima indiana: Donna del Canada, dipinta a Calgary nel 1985.
Negli ultimi tempi, Antonio Caruso si è dedicato all'arte sacra sia come pittore che come scultore. A parte la statua di Saint Jean de Brébeuf che è stata installata in una grande piazza di Vaughan: una ridente cittadina dell'Ontario, egli a scolpito diverse altre statue tra cui una di Padre Pio molto bella e significativa. E ha dipinto una frescografia rappresentante il volto di Cristo crocifisso, ammirato nella mostra al Centro Leonardo da Vinci di Montréal. Mi sono convertito all'arte sacra - ci ha detto - dopo aver partecipato ad un pellegrinaggio al santuario di Medjugorje.
Attualmente ha già presentato il bozzetto di una statua per celebrare Guglielmo Marconi inventore della radio. Si tratta di un lavoro che farà epoca perché per esso si è mossa tanta gente, tra cui la figlia di Marconi: la principessa Elettra. La statua sarà installata al centro di una grande piazza di Markham, la capitale canadese dell'alta tecnologia, il cui terreno è stato donato alla città dall'avvocato Rudolph P. Bratty. E l'ideatore di questo omaggio a Guglielmo Marconi è stato John Bellini che è il presidente che guida il comitato per la realizzazione del monumento a Guglielmo Marconi. È un segno che serve a sottolineare l'affermazione della comunità italiana in Canada. E il bozzetto che riproduciamo in queste pagine è una prova che l'arte di Antonio Caruso riesce ad esprimersi con movimenti e toni degni di un grande artista. Su Antonio Caruso ci sarebbe ancora tantissimo da dire perché è un artista poliedrico, dai molteplici interessi, che dipinge e scolpisce con la maestria di chi insegue raffigurazioni oggettive classicheggianti legate a quella favola vera che racconta l'uomo immerso nella sua natura.