L’arte di saper osservare
Nel mondo e nel tempo delle immagini, noi siamo di continuo spettatori. Ma osservatori? Qualcuno, forse. Lo sono di sicuro i contadini, e tutti coloro che vivono a stretto contatto con la natura: lì è vitale scrutare i mutamenti per prevederli, assecondarli o contrastarli. Lo sono anche i bambini, con la loro acutezza bizzarra nell’osservare il mondo e gli adulti: ci sorprendono perché con fantasia ancora vergine sanno trasformare l’atto del vedere in sguardo e comprensione. Non è detto che colgano al meglio la realtà, tuttavia la investono di quell’attenzione esclusiva che trapassa la superficie.
E noi? Noi, oggi, abbiamo troppi stimoli. Così tanti da sovrapporsi, annullarsi e rischiare di mandare in tilt il nostro straordinario ma limitato sistema nervoso. Che fare allora? Innanzitutto prendersi qualche pausa durante la quale non agire né reagire, ma puntare gli occhi con più attenzione su un paesaggio o una situazione: questo risulta riposante ma anche interessante e curativo se ci alleniamo a notare certi particolari spesso in ombra.
Davanti a una televisione troppo sguaiata da tanti punti di vista, poi, cerchiamo di soffermarci sui personaggi equilibrati e gentili: una signora come Rita Dalla Chiesa, un gentiluomo come Renzo Arbore che sanno unire il senso dello spettacolo al garbo. O, ancora: in città devastate dalle soste in doppia fila, notare l’automobilista che parcheggia più lontano ma entro le regole, ci farà sentire meno fessi se non ci adeguiamo alla maleducazione imperante. Gli esempi sono innumerevoli, e di essi è fatta la nostra vita quotidiana. Però questi fili che definiscono la civiltà dei rapporti umani rischiano ormai di diventare invisibili, tanta è l’ossessione per la visibilità. Uno dei segnali più vistosi di quanto ci stiamo disabituando a osservare, e di conseguenza a imparare e riflettere, è che molti parlano e pochi ascoltano. Persino il nostro mondo interiore è così affollato e nervoso che non vede l’ora di sfogarsi all’esterno e avere visibilità, incontrando temporanei sollievi, ma non serenità. Mentre guardare e ascoltare può servirci a placare i nervi, e non di rado a stupirci e divertirci.
Gli scrittori leggono moltissimo, perché sanno che la loro creatività si nutre di pensieri e parole già creati da altri. Non si mettono davanti a un foglio bianco da analfabeti, credendo di sapere già tutto. Prendersi delle pause per diventare osservatori è anche questo: scoprire che fuori di noi c’è un mondo infinito e vivissimo.