Lasciamoci sorprendere dal mistero
Qualche settimana fa un’amica mi ha comunicato che aspetta un bambino. Attesa per anni, questa creatura è arrivata quando ormai sembrava inutile attendere ancora. L’evento ha cambiato l’atteggiamento di fronte alla vita in questa donna non più giovanissima; ha cambiato il suo modo di pensare, di guardare al futuro. In momenti simili, si giunge quasi a toccare con mano il mistero che irrompe nella vita di una donna, di una coppia, di una famiglia. Così come accade nei momenti in cui è il dolore a visitarci o si raggiunge un obiettivo difficile; quando sboccia un amore vero o una relazione conflittuale si ricompone.
Se ci soffermiamo a riflettere sulle nostre giornate o sullo scorrere della nostra stessa esistenza, ci rendiamo conto che c’è qualcosa di infinitamente grande che si manifesta dentro di noi e che dona pienezza alla vita. Sono i momenti nei quali sentiamo di poter quasi raccontare le forme concrete e infinite della presenza di Dio nella trama dei giorni. La nostra esistenza ci appare così quasi un «sacramento» nel quale Dio si fa presente senza mostrarsi.
La nostra vita quotidiana sembra scorrere nella banalità; talvolta addirittura in un grigiore senza luce e senza profondità. Ogni giorno compiamo le stesse azioni: lavoro, spesa, le corse tra la casa e la scuola dei figli. Abituati a ritmi frenetici ma ripetitivi, la vita sembra perdere senso e la fede può apparire solo come una risorsa che ci sottrae all’abitudine e alla pesantezza della routine.
Ma la Parola dice ben altro. Le prime pagine della Scrittura narrano la bellezza della realtà, uscita buona dalle mani del Padre, e la grandezza della vita umana, che porta come sigillo il soffio stesso di Dio.
Anche il Vangelo racconta di vite normali, semplici. A cominciare da quella di Gesù, il quale per trent’anni è vissuto in modo nascosto, conducendo un’esistenza qualunque tra lavoro, casa, famiglia e amici. Ma facendo sua una vita all’apparenza così banale, in realtà egli ci ha mostrato la grandezza di qualunque esistenza umana, anche la più semplice, essenziale, non eroica. Pure gli incontri di Gesù sembrano voler sottolineare il valore del vissuto quotidiano. Egli, infatti, quasi sorprende i suoi interlocutori nel mezzo delle loro occupazioni: Simone e Andrea mentre stanno pescando; Levi mentre riscuote le tasse; la donna di Samaria mentre va ad attingere acqua al pozzo. E dopo l’incontro con lui, ciò che cambia in queste persone è innanzitutto l’atteggiamento di fronte alla vita, alla quale cominciano a dare valore e dignità.
Il mistero, dunque, s’incontra restando «immersi» nella vita, non uscendo da essa. È però necessario aprire gli occhi, cominciare a guardare in modo differente. Occorre prestare attenzione al mistero nascosto dentro la vita stessa.
Personalmente, conosco tre modi per farlo.
Innanzitutto, lasciandosi sorprendere dal mistero. La vita è molto più di ciò che le nostre giornate manifestano, e questa convinzione va coltivata insieme a un atteggiamento e a un cuore vigili. Ci renderà capaci di cogliere il mistero così come si manifesta nella vita di ogni giorno. Ci permetterà di riscoprire la presenza sorprendente e mai scontata di un Dio cui nulla è impossibile. Ci farà provare stupore dinanzi al creato, come bambini ancora capaci di cogliere i colori del mondo.
Occorre, poi, svelare il mistero. Vale a dire, indicare anche agli altri il segreto di un’esistenza «piena». Sarà il nostro stesso modo di trattare la vita a raccontare «la parola misteriosa» che essa racchiude: parlerà di mistero una vita trattata con cura, con rispetto e delicatezza; soprattutto, una vita non appassita nell’abitudine o bruciata dalla banalità.
Allora, la nostra esistenza parlerà e sarà in grado di narrare il mistero che racchiude, il segreto luminoso che le dà senso.