L’Asia scalpita

06 Luglio 1998 | di

Un messaggio impegnativo ha concluso il sinodo del vescovi asiatici: '...le popolazioni soffrono a causa di regimi politici che non tengono conto delle loro legittime rivendicazioni per ottenere maggiore libertà  e maggiore rispetto dei loro diritti fondamentali'. È un appello ai governi e un invito allo sviluppo democratico delle società  asiatiche. I cattolici sono comunità  di minoranza in quasi tutti i paesi asiatici; in alcuni di essi soffrono gravi limitazioni alla libertà  religiosa. Durante il sinodo, un vescovo pakistano, monsignor Joseph, si è suicidato come protesta contro la repressione dei cristiani nel suo paese. È un atto sorprendente, certo non un martirio, ma l'espressione drammatica di una situazione difficilmente sostenibile. I tanti problemi dell'Asia sono risuonati al sinodo: tensioni interetniche, assenza di libertà , sfruttamento, crisi economica, minacce di guerra, mancanza di giustizia... Le tante nubi, che si addensano sul cielo asiatico, sono state evocate e Roma nei lavori sinodali. Il sinodo ha riproposto il problema dell'Asia all'opinione pubblica dei cristiani, che fatica a comprendere l'enigma' di questo continente. L'Asia è il mondo più estraneo alla vicenda bimillenaria del cristianesimo, anche per la ridotta presenza dei cristiani.

Ma l'Asia non è solo un continente lontano per i cristiani, lo è anche per la cultura occidentale. Lo si è visto proprio durante il mese di maggio (quando il sinodo asiatico si concludeva) in occasione dei commenti e delle reazioni ai test atomici dell'India (tra l'11 e il 13) e del Pakistan (tra il 29 e il 30). Così l'Asia è stata nelle prime pagine dei giornali in questi ultimi mesi. La crisi economica dei mercati asiatici, la fine del potere di Suharto in Indonesia e, infine, i test nucleari hanno richiamato l'attenzione occidentale verso l'Oriente asiatico. Questa operazione si è compiuta con un misto di timore per i venti di guerra e di incertezza verso un mondo che non si conosce e che non si riesce a misurare con i propri parametri politici e morali.

Il mondo occidentale sente di essere minacciato da un punto di vista politico ed economico. L'Asia appare come un centro propulsore mondiale in rivalità  con l'Occidente o almeno con una marcata diversità . Ormai India e Pakistan accedono all'esclusivo club atomico che, finora, contava una sola potenza asiatica, la Cina. L'esempio pakistano e indiano sarà  seguito da altri? La Corea del Nord e l'Iran stanno lavorando al progetto nucleare. Il mondo islamico, in parte, ha salutato con entusiasmo la bomba pakistana come l'arma atomica musulmana. Del resto non si può dimenticare che le prime bombe atomiche furono fatte esplodere dagli Stati Uniti proprio in Asia contro il Giappone, segnando la scontitta di questo paese nella seconda guerra mondiale. I grandi leader asiatici, da Mao Tse-Dong a Nehru, si sono tutti confrontati con il problema della supremazia atomica americana.

Molti hanno rilevato come i test nucleari indiani e pakistani dimostrano che gli Stati Uniti, unica superpotenza mondiale, non possono più garantire l'ordine in vaste aree del mondo. Quale sarà  il nuovo ordine mondiale? Che spazio avrà  l'Asia in questo quadro? Non è facile rispondere a queste domande. Non siamo culturalmente attrezzati. La nostra stampa segue a fatica gli avvenimenti asiatici. Ci è più facile capire quello che avviene nel mondo arabo o in Africa o in America Latina. Anche i nostri parametri morali e le nostre idee di libertà  e democrazia sembrano scontrarsi con civiltà  che non vogliono sottomettersi al vaglio dei nostri valori universali. Recentemente un intelligente libro di Ernesto Toaldo, Il ritorno di Confucio, ha posto il problema di decifrare la cultura confuciana, che è la base antropologica del miracolo asiatico con il suo rifiuto dell'individualismo occidentale, con la concezione del lavoro come responsabilità , con una forte collaborazione dei cittadini con lo stato, con l'accettazione della limitazione della libertà  e tante altre caratterizzazioni.

L'Asia va prima di tutto capita: rappresenta, dice Toaldo, 'anche una sfida culturale, sul plano dei valori. Non possiamo più permetterci il lusso di ignorarla'. Si tratta di una ipotesi suggestiva. Indubbiamente per capire quello che succede a Oriente, dobbiamo superare un ondeggiamento tra la paura e il senso di irrilevanza dell'Asia. Solo all'interno di questa comprensione nuova si potranno impostare una seria politica e un dialogo con il mondo asiatico. Non sono chiari i contorni di questa nuova politica, ma un fatto è evidente: la forte emersione dell'Asia rivela che il nuovo ordine mondiale nascerà  dalla convivenza tra questo universo, finora poco considerato, e l'Occidente. Insomma, non solo si è incrinata l'egemonia occidentale (neppure è rinata con la fine del comunismo), ma non esiste una superpotenza garante da sola dell'ordine mondiale. Stanno emergendo i protagonisti forti del mondo del Duemila.

 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017