Le ambizioni dell’umanesimo europeo. Latini think better

02 Novembre 1998 | di

Economia al servizio dell'uomo e unità  europea. Quale modello di sviluppo offrono i Paesi latini? Giuristi, storici ed economisti ne hanno discusso a Tolosa, in un convegno promosso dalla Fondazione Cassamarca.

Il cammino dell'umanesimo latino continua. Dopo gli incontri di Treviso, Rapperswil e Craiova, gli studiosi e le associazioni coinvolte nel progetto si sono dati appuntamento a Tolosa, nel Sud della Francia. Ambizioso come sempre lo scopo di questo rendez-vous sulle rive della Garonna: delineare il contributo culturale e civile dell'Europa latina all'unità  dell'Europa. Già  nell'organizzazione e nella scelta dei relatori, questo appuntamento ben esprimeva la necessità  che i valori culturali e civili dell'umanesimo latino, così largamente presenti nel mondo, contribuiscano fattivamente all'opera di costruzione sociale, civile e politica dell'Europa contemporanea. E ancora una volta l'onorevole Dino De Poli, presidente della Fondazione Cassamarca e gran patron della manifestazione, è riuscito a coinvolgere in questo convegno una nutrita schiera di studiosi italiani e stranieri, e un numero più consistente di associazioni e centri di ricerca, che si vanno sempre più configurando come un arcipelago in continua espansione.

Relatore introduttivo del convegno è stato il professor José Maria Marin Correa, docente in Pratica Giuridica all'Universidad Complutense di Madrid e magistrato della Corte suprema di Spagna, mentre il compito di tracciare le conclusioni è stato affidato al professor Jean Dominique Durand, docente al'Université Jean Moulin di Lione e direttore del Centro di Studi San Luigi di Francia dell'Ambasciata francese presso la Santa Sede.

A un anno dal convegno di Treviso, che il 22 novembre 1997 aveva per la prima volta rilanciato l'idea di una riscoperta dell'umanesimo latino come fattore propulsivo nella società  contemporanea, l'incontro di Tolosa è stato l'occasione per fare un primo bilancio dell'itinerario svolto, e per analizzare strategie e prospettive future. Tutto è partito dalla constatazione, semplice ma al tempo stesso estremamente ambiziosa, che quel sistema di valori che a buon diritto può essere chiamato umanesimo latino, non è qualcosa che guarda al passato, qualcosa che ha a che fare unicamente con l'archeologia classica o con le opere di Terenzio e Cicerone. Al contrario, esso esprime ideali e proposte che hanno profondamente marcato la nostra società  e che costituiscono una validissima strada anche di fronte alle sfide dell odierna globalizzazione tecnologica. È questo il messaggio nuovo uscito dal convegno di Tolosa e che ha dato ancora più forza e attualità  al cammino intrapreso. Simile a un possente albero secolare dalle radici profonde, l'umanesimo latino è ancora oggi carico di frutti fecondi per la vita dell'uomo contemporaneo, non solo in campo linguistico e culturale, ma anche sul terreno sociale, politico, economico e produttivo.

Esiste quindi un «modello latino di sviluppo», alternativo al modello anglosassone e ugualmente percorribile? Che tratti ha e in cosa si differenzia dai sistemi produttivi e sociali elaborati dalle culture non latine, negli Stati Uniti, in Germania, in Inghilterra? Queste le domande che sono sorte dalla ricca relazione introduttiva e che hanno animato l'intenso dibattito fra gli studiosi. Fra i valori giuridico-sociali da salvare nel futuro europeo, ha ricordato Correa, emerge la necessità  primaria che nella società  comune da realizzare non sia l'uomo a sottostare all'economia, ma sia l'economia a mettersi al servizio dell'uomo. «L'Europa delle patrie non si deve fermare all'Europa dei mercati. I valori europei devono essere superiori al valore del carbone, dell'acciaio, del commercio, dell'olio o della pesca». E sulla necessità  che la nuova Europa, la sua cultura e il suo sistema socio-produttivo non debbano prescindere dalla visione personale di ogni uomo in quanto spirito e materia, ha concordato nel suo intervento anche il professor Ulderico Bernardi, dell'Università  Ca'Foscari di Venezia.

Ma come possono francesi, spagnoli, portoghesi, italiani e tutti quei cittadini europei che si richiamano direttamente o indirettamente all'humanitas classica, che è insieme latina e cristiana, far sì che questi princìpi possano essere riconosciuti e attuati a livello comunitario? Il convegno di Tolosa, nei numerosi interventi e nell'attenta sintesi del professor Durand, ha fornito anche delle prime indicazioni pratiche sugli strumenti da utilizzare e sugli itinerari da percorrere. Nella nuova Europa sorta da Maastricht devono essere assunti a livello di strutture e di posizioni comunitarie gli ideali giuridici di latinità , di fatto già  contenuti nel Principi dottrinali della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo e nella Carta Sociale Europea. Un'attenzione tutta nuova è stata infatti dedicata nel corso del convegno all'aspetto sociale e occupazionale, e ai riflessi che il difficoltoso processo di costituzione europea ha sul mercato del lavoro. In un quadro di pluralismo sociale, politico ed economico, una posizione centrale va assegnata alla persona umana, facendo sì che nell'Europa comunitaria siano rimossi tutti quegli ostacoli che impediscono una piena salvaguardia della sicurezza del lavoratore e intralciano la via a una piena risoluzione della terribile questione della disoccupazione.

Nell'ambito del convegno i numerosi rappresentanti delle associazioni francesi, spagnole, portoghesi e italiane hanno dato vita al Comitato Europeo delle Associazioni, sorto nello spirito dei valori dell'umanesimo latino per rappresentare i milioni di lavoratori emigrati che con la loro operosità  hanno costruito dalla base questi ponti ideali che uniscono fra loro Paesi e nazioni diverse. Una significativa appendice al convegno ha avuto luogo nella Chiesa italiana di Tolosa, dove padre Luciano Segafreddo ha celebrato la messa alla presenza del console italiano di Tolosa, di numerosi convegnisti e del coro bellunese di Trichiana che ha cantato alcuni pezzi del proprio repertorio. Il prossimo appuntamento, a cui già  da tempo sta lavorando l'instancabile macchina organizzativa della Fondazione Cassamarca, è previsto per il 1° maggio 2000 a New York, quando la riflessione sull umanesimo latino toccherà  la terra americana.

           
Italiano chiave d'accesso alla cultura occidentale
Il fattore linguistico
Durante il convegno di Tolosa, ampio spazio è stato dedicato al futuro dell'italiano e delle altre lingue neolatine in Europa e nel mondo. Nel suo intervento, Luciano Trincia ha sottolineato i numerosi interrogativi che si presentano osservando, in una prospettiva storicizzante, l'eredità  linguistica e culturale del latino nel quadro della storia europea attuale. Innanzitutto, cosa accadrà  alle lingue europee in un contesto di integrazione non solo monetaria, ma politica e sociale? Molti linguisti prefigurano una sostanziale affermazione di una lingua, l'inglese, già  indicata come il «nuovo latino» del terzo millennio. Ma se nell'Europa medioevale e moderna il passaggio da  società  etniche, legate a un determinato territorio, a  società  complesse , ha richiesto l'adozione di un codice intellettuale e linguistico unitario, il successivo passaggio che oggi si compie sotto i nostri occhi in direzione di una società  globale , impone necessariamente che  «più europei possibile parlino più lingue europee possibile», come ha recentemente osservato Claude Hagège. Ciò significa che le funzioni richieste a un codice linguistico nell'era della globalizzazione e dell'integrazione europea non possono essere espletate da un'unica lingua, sia pure universalmente riconosciuta.                                                               

Nel panorama delle lingue neolatine, un ruolo fondamentale è, a detta di molti studiosi, assegnato proprio all'italiano. Se per un francese di oggi, anche colto, risultano incomprensibili i testi originali di opere medioevali come la Chanson de Roland o il Roman de la Rose , se sono inaccessibili per un inglese contemporaneo il Beowulf  o le rime di Chaucer, se uno spagnolo incontra oggi molte difficoltà  di fronte al Cantar de mio Cid , un italiano di cultura media può avere tranquillamente accesso, attraverso il proprio codice linguistico contemporaneo, ai grandi classici del Trecento fiorentino, prima tappa di un percorso plurisecolare che si snoda lungo le grandi opere della nostra letteratura. La conoscenza attiva della lingua italiana costituisce inoltre un trampolino di lancio privilegiato per la comprensione, anche solo passiva, di testi latini di epoca classica.                                                                   

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017