Le Roi du JT

«Quello che stiamo sperimentando è il transculturalismo: un interscambio continuo fra giornalisti, lingue e comunità diverse».
11 Maggio 2004 | di

TORONTO
Pierluigi Roi è arrivato a Omni Television dopo un lungo percorso. Il primo incontro con i mass media l";ha avuto a Milano come assistente fotografo per cronaca e moda. Dopo questa esperienza è passato alla radio. Poi è approdato sulle rive del lago Ontario per lavorare in una delle più famose stazioni radiofoniche al di fuori del confine italiano: Radio Chin, e dove ha iniziato come redattore, giornalista e news director. Circa dieci anni fa è entrato alla televisione, convinto che l";esperienza televisiva fosse la più importante. La Tv è la più seguita tra tutti i media: quella che, spesso e volentieri, ha più effetto degli altri.
Msa. Com";è organizzata Omni Television?
Roi. La struttura di Omni Television è relativamente diversa da molte altre stazioni televisive: infatti trasmettiamo in una quarantina di lingue. La parte migliore, per quanto riguarda le cosiddette «terze lingue», ce l";ha, appunto, la lingua italiana. Abbiamo l";unico telegiornale completamente prodotto in Canada, abbiamo programmi d";attualità  e d";intrattenimento. Siamo strutturati come una margherita: al centro c";è un gruppo inglese che vaglia, filtra e produce una ventina di storie internazionali e nazionali che poi vengono tradotte negli altri reparti "; e per reparti intendo lingue "; e poi abbiamo quello italiano, portoghese, mandarino, cantonese e del Sud Est asiatico (India, Pakistan, Sri Lanka, Bangladesh). I «petali» hanno contemporaneamente delle Unit: reparti con reporter "; quello italiano o cantonese "; che vanno fuori, fanno il servizio, passano l";informazione alla Unit centrale che poi traduce il servizio in inglese e in tutte le altre lingue.
Non dobbiamo imparare dall";Unione europea perché l";integrazione in Canada è un fatto già  avvenuto e in continua evoluzione, ma esiste certamente il comune obiettivo di una società -mosaico formata dalle singole comunità  che interagiscono. 
Molte storie raccontate dal gruppo italiano vengono condivise dal gruppo portoghese, perché certe istanze "; per esempio quella delle morti bianche sul lavoro "; riguardano indifferentemente sia i portoghesi che gli italiani. Cerchiamo di assimilare e coordinare i diversi gruppi etnici per fornire al pubblico il miglior prodotto possibile.
La fisionomia multiculturale del Canada impone anche ai mass media un";attenzione particolare alla lingua e alla cultura delle differenti realtà  linguistiche. Che posto occupa quella italiana nell";ambito di Omni Television, e in genere nei mass media destinati agli italofoni?
All";interno di Omni Television occupa una posizione privilegiata. La Tv è stata fondata da un italocanadese, Ianuzzi, il fondatore del Corriere Canadese . Poi è passata alla «Rogers», uno dei più grandi gruppi mediatici nord americani. Gli italiani hanno sempre avuto un ruolo importante: chi lavora in televisione e non solo chi lavora in televisione, sa che il momento più appetibile per la giornata televisiva è quello in cui la gente rientra a casa e cena, intorno alle ore 20, com";è nella tradizione italiana.
Poi il mondo della televisione si sta evolvendo con grande rapidità ; c";è una sempre più assidua ricerca di un mercato di nicchia. Come in Italia, in Canada e negli Stati Uniti c";è sempre più spazio per televisioni, radio e giornali che approfondiscono, che toccano determinate istanze per un determinato tipo di pubblico.
Il processo d";integrazione, per quanto riguarda gli italiani, è molto avanzato. Abbiamo italiani che ricoprono cariche politiche, altri che sono grandi uomini d";affari riconosciuti non solo in Canada ma in tutto il mondo. L";integrazione è avvenuta, però manteniamo costante uno sguardo su quanto accade in Italia.
In Canada giunge il segnale della Rai, ma noi non siamo in competizione con la Rai. La Rai fa un discorso internazionale, noi facciamo un discorso nazionale perché secondo me è una lacuna da colmare. Ci sono radio e giornali. Noi siamo, appunto, l";unica televisione che fornisce questo tipo di prodotto, quotidianamente, da 25 anni.
Quali sono i problemi più sentiti dalla comunità  italiana in Canada, e rilevati dal suo osservatorio mediatico?
Essendo quella italiana un";immigrazione matura, le maggiori esigenze sono di carattere sicuramente culturale e pratico. Di carattere linguistico-culturale perché gran parte del pubblico ama ancora ascoltare il telegiornale o vedere programmi in lingua italiana per cui c";è questo senso d";affetto verso la madrelingua nonostante il fatto che molti nostri telespettatori conoscano perfettamente la lingua inglese o quella francese. L";altro aspetto, invece, è più di nicchia: noi prendiamo l";universo multiculturale canadese e cerchiamo di produrre servizi, programmi specifici. Gli italiani sono molto affezionati allo sport, alla politica, e tutto quanto riguarda la praticità  della vita dove l";italiano può fare la differenza: se parliamo di salute con un nutrizionista, questi deve essere italiano.
Tra i giovani c";è interesse per quello che è «italiano». Se sì, come rispondete a questa domanda?
I giovani vanno ad una velocità  incredibile; quello che non era neanche lontanamente immaginabile appena vent";anni fa, adesso è realtà . In altre parole, i giovani hanno diversi mezzi per mantenere l";italianità  e il contatto con l";Italia. Per esempio, Internet è uno dei fattori di svolta di questi ultimi quindici anni. I giovani sono interessati alla moda, allo spettacolo italiano; sono attratti in particolare dallo sport italiano, dal calcio. Lo stile italiano racchiude sicuramente quello che una volta veniva chiamato il «made in Italy», che va dai vini alle auto, dalla moda allo sport, alla gioia di vivere degli italiani. A volte, i figli hanno una maggiore conoscenza rispetto ai loro genitori, della terra d";origine, e questo avviene attraverso il cinema, la televisione, Internet.
Come vede il futuro dei mass media di lingua italiana in Canada e nel resto del mondo? Saranno fagocitati dalla lingua inglese oppure no?
Io sono ottimista, e il mio ottimismo è confortato da alcuni dati statistici. C";è un interesse crescente per la lingua italiana e in generale per la cultura italiana "; per quello che rappresenta e per quello che ha rappresentato in questi tremila anni di storia ";. La grande risorsa dell";Italia sono i prodotti italiani che vanno dalle scarpe alla Ferrari. Un patrimonio difficile da quantificare è poi quello culturale, cioè quanto l";Italia rappresenta nel mondo. L";Italia è famosa nel mondo, ripeto, per la qualità  della vita, la gioia di vivere, il gusto del vivere italiano, e questa, secondo me, è una ricchezza che tutto il mondo invidia all";Italia. Solo la Francia e l";Inghilterra possono pavoneggiarsi quanto l";Italia per ciò che riguarda il patrimonio culturale che può offrire al mondo. Sicuramente mostre, performance artistiche e culturali che rinsaldino i legami tra l";Italia e il Canada sono di grande presa.
Vede delle interrelazioni possibili tra Tv, radio e web nel nostro contesto linguistico-culturale? E quali spazi di sviluppo esistono per i soggetti che si occupano di comunicazione destinata agli italiani in Canada e nel mondo?
Certo, l";unione fa la forza. Più specificamente tutti i grandi conglomerati radio-televisivi dei mass media cercano di accoppiare la carta stampata con la radio o con la televisione. È un passo fondamentale: in primo luogo per sopravvivere in questo mercato molto competitivo e, in secondo luogo, perché si riescono a creare sinergie fra chi scrive, chi cura le immagini, chi riporta immediatamente le notizie in radio: cosa di difficile realizzazione se i proprietari fossero diversi. Naturalmente parliamo di grandi aziende come la «Rogers», proprietaria di giornali, riviste, radio, televisioni. Se questi si integrano c";è un grosso potere informativo.
Ogni nazione, secondo me, ha degli spazi di sviluppo, delle peculiarità  uniche. In Canada siamo, secondo me, relativamente fortunati: il pubblico è abbastanza privilegiato perché ha una grande scelta: notizie locali, notizie dall";Italia, programmi d";intrattenimento radiofonici, televisivi, ecc. Poi, in considerazione del fatto che molto presto gli italiani saranno chiamati al voto, per la prima volta, per eleggere i propri membri al Parlamento, questo sarà  sicuramente uno stimolo in più sotto molti aspetti, anche in quello dell";informazione di ritorno dove, secondo me, le realtà  che vengono sviluppate a Toronto, a New York, a San Paolo dovrebbero far riflettere anche il pubblico italiano.
C";è interesse da parte delle istituzioni italiane (Ministero degli Esteri, Ministero degli Italiani all";estero, Rai, ecc.), ai mass media di lingua italiana all";estero oppure vi sentite un po"; isolati?
C";è attenzione da parte del governo italiano, delle istituzioni italiane a livello di Consolato, di Istituti italiani di cultura, per esempio, o della Camera di Commercio ma, secondo me, dovrebbero essere intensificati.
Ci sono Paesi in cui le notizie arrivano ancora via cassetta, altri, come il Canada, in cui le notizie arrivano via satellite per cui c";è un";Italia all";estero a diverse velocità . Secondo me potrebbe essere fatto di più perché c";è personale in Italia, sia alla Farnesina, sia alla Rai che conosce o dovrebbe conoscere le reali istanze degli italiani nei diversi Paesi d";adozione. Io sono ottimista anche in questo caso.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017