L’ECO DEL SANTO
Il 'Messaggero' voce di Antonio. La 'Festa della lingua' ci rende testimoni ed eredi della sua missione di difensore dei diritti umani, paladino della giustizia, ambasciatore della solidarietà e profeta della pace.
La nostra riflessione trae ispirazione dalla significativa festa che quest'anno si celebra domenica 15 febbraio, e che ricorda il rinvenimento della lingua incorrotta del Santo. Storicamente, il fatto avvenne il 7 aprile del 1263, a trentadue anni di distanza dalla sua morte, quando, dopo aver riaperto la tomba per trasportare i resti del Santo nell'altare costruito nella nuova basilica, la sua lingua fu trovata intatta. Tra i molti fedeli e testimoni era presente anche san Bonaventura da Bagnoregio, ministro generale dell'Ordine dei francescani che, mostrando la preziosa reliquia alla folla dei fedeli, esclamò: 'O lingua benedetta, che hai sempre benedetto il Signore e lo hai fatto benedire dagli altri, ora si conosce quanto grandi furono i tuoi meriti presso Dio'.
Quest'anno, in occasione della festa liturgica del 15 febbraio, iniziano anche le celebrazioni per i cent'anni del 'Messaggero di sant'Antonio', la rivista dei frati della basilica del Santo di Padova, che nel primo editoriale è stata presentata come: 'L'eco della voce di Antonio', un ruolo che il 'Messaggero' ha sempre svolto in questo primo secolo di vita. Il rinvenimento della lingua incorrotta di sant'Antonio, è stato interpretato dalla chiesa come un segno del suo eroico impegno come apostolo del vangelo e della carità . L'iconografia più antica lo presenta spesso con il libro della Bibbia in mano, sormontato a volte dalla fiamma, simbolo evidente di una dottrina animata dall'amore. Eseguendo il compito direttamente affidatogli da san Francesco, che in una breve ma significativa lettera lo aveva chiamato 'mio vescovo', Antonio insegnò teologia a Bologna, in Francia e, infine, a Padova. Fu il primo grande teologo-scrittore agli albori della storia dell'Ordine francescano, lasciando con i suoi 'Sermoni' un'opera di profonda ricchezza teologica e di vasta erudizione, con pagine di intenso soffio mistico. Ma la lingua incorrotta del Santo vuole essere anche un segno del suo incessante impegno come messaggero della parola di Dio e come difensore dei diritti umani.
Nel suo peregrinare lungo le regioni d'Italia e della Francia, si trovano ovunque testimonianze che confermano la sua appassionata opera per annunciare il vangelo a folle strabocchevoli, per difendere la causa dei poveri e lottare contro gli usurai, per promuovere la giustizia, la riconciliazione e la pace. A un anno dalla sua morte, il primo biografo così ritrae l'impegno del Santo: 'Riconduceva a pace fraterna i discordi; ridava libertà ai detenuti; faceva restituire ciò ch'era rapito con l'usura o la violenza; si giunse a tanto che, ipotecate case e terreni, se ne poneva il prezzo ai piedi del Santo e, su consiglio di lui, quanto con le buone o con le cattive era stato tolto, veniva restituito ai derubati' (Assidua, n.13).
La breve ma intensa vita del Santo si distinse inoltre per una particolare attenzione alla famiglia, ai bambini, gli ammalati, tante volte divenuti primi beneficiari dei suoi interventi prodigiosi. Il Santo fu instancabile nel soccorrere le categorie più deboli e disagiate della società . I biografi si soffermano soprattutto su due fatti in cui il suo intervento fu rilevante. Durante la quaresima del 1231, che lasciò tracce profonde nella vita religiosa e civile della città di Padova, il Santo riuscì a ottenere dalle autorità cittadine che, per i debitori insolventi, il durissimo carcere fosse commutato in pene più leggere. E nel seguente mese di maggio, pur sentendo l'approssimarsi della morte, Antonio volle recarsi a Verona per affrontare il tiranno Ezzelino da Romano, per ottenere la liberazione di un gruppo di prigionieri guelfi. Anche se non riuscì nel suo intento, rimane la testimonianza del suo impegno per la salvezza e la salvaguardia dei diritti della persona umana; un impegno che si riverbera nei secoli e giunge fino a noi. Ora come allora, la giustizia deve fondarsi sul rispetto dei diritti umani e ogni qualvolta essa viene meno, si fa più forte la minaccia alla pace.
Antonio, amico dei poveri e difensore dei diritti umani, ha tante cose da insegnare all'uomo e alla società del terzo millennio. Attraverso il 'Messaggero', noi ci proponiamo di continuare ad essere 'l'eco della voce di Antonio' per i tanti amici che vivono in ogni Paese del mondo, con l'impegno di rimanere fedeli al suo insegnamento e al suo esempio.